
(Tommaso Merlo) – Trump al funerale papale avrebbe voluto fare la parte del morto, ma la scena se l’è presa comunque confessando Zelensky tra i marmi di San Pietro. Non resta che attendere il miracolo della pace e partire con la beatificazione. Pace in Ucraina ma anche negli Stati Uniti dove Trump ha scatenato una guerra civile in cui sta soccombendo. I suoi indici di gradimento sono precipitati agli inferi, le emorroidi sono più popolari di lui e dopo 100 giorni si conferma il peggiore presidente di sempre. Trump dà la colpa ai media corrotti e tira dritto. Dopo gli arresti per strada di migranti ignari di esserlo e di gangster che vanno in chiesa tutte le domeniche, dopo gli arresti di studenti e manifestanti colpevoli di pensarla diversamente dalla lobby sionista e perfino di turisti colpevoli di non essere americani, Trump ed i suoi scagnozzi hanno arrestato perfino un giudice. Pare desse fastidio alle deportazioni. Un clima da Germania anni 30 con molti osservatori che temono il colpo di mano. È perfino uscito un cappellino rosso per il terzo mandato, ma secondo altri quel bamboccione è già un miracolo se arriva alla fine di questo. Nel senso che alla fine abbaia ma non morde e la società americana ha gli anticorpi per gettarlo nel bidone umido. Le strade americane sono già invase da cittadini imbestialiti, organizzano centinaia di manifestazioni in contemporanea in tutto il paese. Tra gli slogan più significativi “fuck fascism” anche se il più gettonato rimane il classico “fuck Trump” e già che ci sono pure Musk, anche lui in un periodaccio. Le vendite della sua Tesla sono crollate del 71%, i suoi cybertruck non li vogliono nemmeno gratis mentre i cinesi producono astronavi elettriche in confronto. Già, l’oligarchia arranca e pare che presto mollerà la motosega. Anche le istituzioni sono sul piede di guerra e la Casa Bianca è letteralmente sommersa di ricorsi. Si sono ribellate le agenzie governative che hanno tentato di abolire, le università che hanno tentato di silenziare, i cittadini che hanno tentato di castrare e perfino stati come la California che rischiano di pagare un prezzo salatissimo per quello che rimane la minchiata più colossale che Trump ha combinato fino ad oggi, i dazi. Un danno incalcolabile all’economia americana e che ha spianato definitivamente la strada alla leadership economica cinese. È vero, certe scempiaggini protezionistiche Trump le ripeteva da decenni, ma nessuno si aspettava tale epocale zappa sui piedi. Nè l’entità, nè le modalità da mercato del pesce. Col risultato che si è messo contro il mondo intero, ha bruciato trilioni intaccando la supremazia del dollaro e la credibilità americana. Manco la peste bubbonica. Ad aggravare il tutto la reazione veemente della Cina, un paese serio che a differenza degli zerbini europei sta cogliendo l’occasione per porre una pietra tombale sulla deleteria egemonia americana. Arriva il multilateralismo baby e quel tacchino di Trump di questo passo non arriva neanche a Natale. Del resto non legge una riga ed ascolta ancora meno e se non bastasse si è circondato di una manica di imbecilli. Quello del commercio su tutti ma anche quello che ha messo a capo dell’esercito che condivide in chat con amici e parenti gli attacchi allo Yemen in tempo reale. Faccine e bacini mentre gli altri rischiano l’osso del collo. Trump li ha scelti perché non voleva ombra e in cambio si sta beccando tonnellate di letame. Siamo al punto che quando Trump prende una decisione i mercati crollano e quando se la rimangia risalgono. Manco la peste suina. Le lingue biforcute cominciano a temere si sia rimbambito come il suo predecessore, ma i più pragmatici sostengono invece che era assurdo aspettarsi di meglio da un pregiudicato e bancarottiere seriale. Anche il suo narcisismo patologico è noto dagli anni ottanta del secolo scorso e bisognerebbe piuttosto fare in modo che la politica torni ad essere una cosa seria. Ma per adesso possiamo solo attendere il ritorno dal funerale papale, dove Trump non ce l’ha fatta a fare il morto ma si è preso comunque la scena confessando Zelensky tra i marmi di San Pietro. Non si vedevano dalla scazzottata alla Casa Bianca di cui si sono detti entrambi sentitamente pentiti. Dopo un breve esame di coscienza, i due leader hanno convenuto di essere messi assai maluccio e che i rispettivi paesi sono in macerie soprattutto per colpa loro. Non gli resta che pregare Putin fresco riconquistatore del Kursk e sperare in un benedetto accordo di pace. Quanto al merito sarà ovviamente tutto del vecchio Donald e se avverrà il miracolo, non resterà che partire a razzo con la beatificazione.
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Tra i nemici di Trump c’è da aggiungere anche una lobby molto, ma molto, potente e pericolosa, quella delle armi. Vuole bloccare la guerra in Ucraina, non vuole assecondare netanyahu nell’attacco all’Iran, se non si decide ad attaccare militarmente la Cina è un presidente a perdere, altro che quelli che lo hanno preceduto.
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Trump sarà pure un presidente strambo ma gente tipo Biden sa molto più di Rambo.
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