fiume di gente per il pontefice

(di Antonello Caporale – ilfattoquotidiano.it) – Il cardinale indispettito: “Becciu non es il Papa, il Papa lo fa lo Spirito Santo. Capito?”. Celestino Aos Braco, arcivescovo emerito di Santiago del Cile che per una manciata di giorni (ha compiuto 80 anni il 6 aprile) ha perso il diritto di votare nel conclave, sta spiegando al crocchio di cronisti che testardamente lo interroga sul collega cardinale potente ma gravemente inquisito e già abbondantemente incolpato: ci sarà anche lui a dare le carte, a trafficare con i nomi, a negoziare e infine, facciamoci pure il segno della croce, a trovare il modo per entrare nella partita del successore dell’odiato Bergoglio?
Aos Braco, che del papa defunto è stato sodale e amico intimo, chiude la conversazione che ha il sapore di una profanazione del corpo ora deposto nella bara di legno e zinco davanti alla magnificenza del Ciborio del Bernini. La lama di luce che scalda San Pietro è appena coperta da un nuvolone che – tempo qualche minuto – bagnerà la colonna ardente dei fedeli, oggi saranno centomila (cifra parziale) coloro che hanno attraversato l’Italia, molti anche l’Europa per essere qui e qualcuno pure dalle lontane Americhe. In fila e in piedi. Un’ora, due, anche cinque o sei. Caldo o freddo, sole o pioggia.
La coda infatti prende forma da via Ottaviano, a 500 metri dal sagrato, va allineandosi nel maestoso colonnato e passa di fianco all’area rosso porpora, a quella che sarà la comfort zone del Potere atteso domani da ogni luogo. È il mondo che conta, il potere assoluto che prende possesso e si presenta, guardando la basilica, alla destra del Padre, diciamo così. “Noi in piedi, loro seduti, noi dietro loro avanti”, dice suor Gaia, della famiglia vincenziana. San Vincenzo era un altro che tifava per gli ultimi, per gli oppressi, sosteneva gli scarti, secondo il registro narrativo di Francesco. “Guardi pure la borsa, non porto il mitra”, sarcastica Paola, insegnante di Terracina.

“Non era certo che venisse tanta gente a salutare Francesco perché con lui non puoi mai sapere cosa succede. Lei mi chiede: le 130 delegazioni verranno qui per esprimere cordoglio e vicinanza a Francesco oppure per omaggiare se stessi, per dimostrare tra i potenti chi è più potente? Noi auspichiamo che l’appuntamento di domani possa anche essere un modo per incontrarsi. Ma anzitutto per rendere a Francesco il suo merito”. È il giudizio di Joao Vila-Cha, portoghese, della compagnia delle opere, docente di filosofia politica all’università gregoriana. Il suo corso di studi quest’anno, per capirci, è su “Sovranità e democrazia, da Bodin a Toqueville”.
“Speriamo che venga un altro umile come lui – dice il volontario della Misericordia di Caprarola, qui per sostenere la protezione civile – perché ha quel modo di dire diretto, così familiare”. “Eloquio casalingo”, spiega Dacia Maraini. Diretto, anche troppo. Raniero Mancinelli, il sarto dei cardinali, ricorda quando entrò nel suo negozio – al tempo del conclave che lo avrebbe eletto – per acquistare la fascia rossa di cardinale, avendo la precedente evidentemente fuori uso. “Non sapeva che quella fascia non gli sarebbe servita. Si avvicinò alla cassa e chiese quanto dovesse. Gli dissi la cifra e lui: ‘Bel ladro!’. Ma poi, vabbè, pagò”.

“Qui verranno in tanti che lo odiavano, e si faranno anche la comunione. Ha visto Trump? Che macchietta la sua preghiera alla Casa Bianca!”, annota sconfortato Gerardo Finanze, docente di lettere in pensione, bergogliano militante. Arrivano i ragazzi che apriranno il Giubileo della gioventù, spunta una bandiera della pace. Netanyahu, accusato dal Papa di essere un criminale, è stato l’unico tra i grandi che lo detestano a confermare il suo odio anche davanti alla bara. Il solo che non ha speso una parola di cordoglio per tre giorni, uno dei pochissimi che non siederà con i grandi, l’unico spietatamente contro oltre ogni idea possibile. “Il successore di Francesco dovrà raccogliere la sua eredità ed espanderla nello stesso solco”, dice Fernando Natalio Chomalí Garib, cardinale cileno. Non è affatto chiaro se sia promessa garantita o debole speranza.