(Dott. Paolo Caruso) – Ottant’anni fa, il 25 aprile 1945 l’Italia si liberava dalla dittatura fascista che tanti lutti e sangue aveva provocato nel nostro Paese. Oggi ricorre la giornata celebrativa di quell’ evento che ben rappresenta la storia di un popolo, e i valori di libertà a cui devono specchiarsi le giovani generazioni. A ridosso di questa data la kermesse politica si profila sempre più accesa in un momento in cui la destra meloniana, che affonda le sue radici nel fu Movimento Sociale di cui conserva simbolo e animo, stenta ancora oggi, 25 aprile 2025, a farsi riconoscere emblematica dell’antifascismo. Eppure la Costituzione italiana proprio dall’antifascismo prende le sue origini. Tale data simbolo coincise con l’inizio della ritirata delle truppe naziste e dei fascisti dalla repubblica di Salò, da Milano e Torino, e da vasti territori del settentrione d’Italia, con la ribellione delle popolazioni e l’intensificarsi delle lotte partigiane contro l’oppressore. Il tutto sfociò in una guerra civile sanguinosa, un momento veramente buio per l’Italia in cui si combatteva di porta in porta, si tramava nelle stesse famiglie, e si versava sangue fratricida tra componenti di diversa tendenza politica dello stesso nucleo familiare. E’ la festa più importante del Paese in cui si celebra la Resistenza alla barbarie nazifascista, la liberazione dalla dittatura e la ricostruzione di un Paese avviato verso un contesto di democrazia e libertà. Questa ricorrenza deve farci riflettere quanto grandi e illuminati siano stati i politici di allora che, anche se appartenenti a orientamenti contrapposti, comunisti, cattolici, azionisti, repubblicani, anarchici, sacrificarono parte delle loro idee per il bene comune e per il ripristino delle più basilari regole di libertà. Si tratta di un passaggio di grande importanza per la storia d’Italia, uno hiatus tra il periodo buio della dittatura fascista e l’inizio di una nuova vita di libertà, un periodo di riscatto civile, di vera rinascita morale e economica. Ancora oggi purtroppo rigurgiti del ventennio tendono a oscurare tale ricorrenza e anche da parte di uomini delle Istituzioni della destra meloniana si fa di tutto per sminuire tale evento. La morte del Papa, i cinque giorni di lutto nazionale, sono le attuali scusanti per fargli dire che “la celebrazione del 25 aprile deve avvenire con sobrietà”. Ogni occasione è buona per anestetizzare il passato così da dare a questa destra meloniana la possibilità di riscrivere la storia sul 25 aprile. Del resto il Presidente del Senato La Russa, che rappresenta la seconda carica dello Stato, non disprezzando affatto i saluti romani, e facendo ancora oggi bella mostra di cimeli fascisti, si integra perfettamente nel contesto politico attuale, dove ipocrisia, silenzi e mezze verità della Premier riaccendono la polemica fascismo antifascismo. Sepolcri imbiancati di questa destra che cercano di nascondere la loro ipocrisia anche dinanzi al feretro di Papa Francesco. Resistere a questa destra, ai suoi valori culturali oscurantisti che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia è d’obbligo. Questo 25 aprile vede purtroppo la sinistra attraversata da una grave crisi di identità, poco convinta delle scelte politiche, poco incisiva sui temi attuali, in merito alla giustizia sociale, al salario minimo, al riscatto della dignità del lavoro, all’emergenza climatica, alla scelta bellicista. Non c’è alcun sussulto “rivoluzionario” che possa far palpitare il cuore degli Italiani se non un tiepido contrasto alla democratura di governo. Le tante speranze di allora, l’impegno politico, gli ideali, la fiducia nei movimenti e nei partiti, rimangono solo una cartolina ingiallita dal tempo, una realtà offuscata dal deserto valoriale e dal silenzio assordante del qualunquismo, dove nel vuoto della politica trova spazio sempre più la lotta per il potere.