Grane Pd-5S sui territori

(di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – La mozione condivisa su Gaza, il progetto di riforma della Rai. Le foto tutti assieme, i sorrisi. Il campo progressista dà segnali di unità. Ma dietro le telecamere Pd e 5 Stelle hanno ancora i loro bei problemi di convivenza sui territori. Principalmente al Sud, il principale granaio di voti del M5S, ma anche la circoscrizione dove i dem nelle Europee sono stati il primo partito. Certo, “da Ravenna a Genova, abbiamo chiuso le coalizioni con candidati competitivi in vista delle amministrative di maggio” fanno notare fonti trasversali. Talvolta, con un campo molto largo. Mentre in Campania il Pd è pronto a sostenere un nome del M5S (Roberto Fico): impensabile, fino a qualche tempo fa. Ma di nodi sul tavolo ne restano tanti. La Toscana, per esempio, dove il Movimento è fortemente tentato dall’andare da solo, perché regge con difficoltà la ricandidatura del molto moderato Eugenio Giani, vecchio amico di Matteo Renzi. Orientamento parso maggioritario nell’assemblea regionale di domenica scorsa. Ma i guai conclamati sono legati alle amministrative in primavera. E l’esempio più fresco viene da Matera, dove ieri il coordinatore regionale Arnaldo Lomuti ha annunciato che il M5S correrà da solo, ripresentando il sindaco uscente Domenico Bennardi, caduto l’anno scorso per le dimissioni di 17 consiglieri su 32, compresi quelli del Pd.

Ferita ancora non ricucita, come prova la rinuncia due giorni fa dell’ex presidente del Consiglio regionale lucano, Vincenzo Santochirico. Doveva essere lui, a rappresentare una coalizione con i fu giallorosa, Avs e la lista civica “Progetto comune”. Ma è stato frenato da veti e strappi, comprese le primarie organizzate dall’associazione Giovani per Matera – non riconosciute dai partiti – vinte il 6 aprile dal consigliere regionale del Pd Roberto Cifarelli. Così Santochirico si è ritirato, riconoscendo: “Il campo progressista non esiste più”. Mentre i dem non presenteranno il simbolo, con il segretario dem lucano Giovanni Lettieri che lamenta “l’abbandono del tavolo del centrosinistra da parte di Basilicata Casa Comune e dei Socialisti e i distinguo dentro Avs”. Ma il capogruppo in Regione Piero Lacorazza lo attacca: “Parole da cronista più che da dirigente politico, non si è potuto discutere”.

Di rogne ce ne sono anche in Puglia, la regione di Giuseppe Conte e di molti dem di rilievo, dal presidente uscente Michele Emiliano al suo probabile successore Antonio Decaro, fino al capogruppo in Senato Francesco Boccia. L’esempio più rumoroso è Taranto, la città dell’Ilva, dove una lunga trattativa tra Pd e M5S non ha portato a nulla. Nel capoluogo i fu giallorosa correranno gli uni contro gli altri. I dem appoggeranno Piero Bitetti, esponente della lista “Con” che fa riferimento a Emiliano, già presidente del Consiglio comunale con l’ex sindaco di centrosinistra Rinaldo Melucci, che ora sostiene il candidato della Lega Francesco Tacente. Il Movimento invece punta su Annagrazia Angolano, giornalista, su cui è confluita anche Rifondazione comunista. “Avevamo chiesto al centrosinistra discontinuità amministrativa ma di temi non si è parlato” sostiene il coordinatore cittadino e vicepresidente del M5S, Mario Turco. Tradotto, per i 5 Stelle Bitetti è un nome della vecchia politica. Ma la segretaria provinciale dem Anna Filippetti qualche giorno fa raccontava una verità diversa: “Nessuno più del Pd può rivendicare di aver dato un forte segnale di discontinuità, facendo un passo indietro (cioè ritirando la candidatura del dem Mattia Giorno, ndr) per il bene del progetto unitario”.

Tutto questo mentre a Foggia, laboratorio giallorosa per eccellenza, vacilla la giunta di Maria Aida Episcopo, che qualche giorno fa ha minacciato ufficiosamente le dimissioni. Tanti i nodi per la civica vicinissima al Movimento: assente dall’aula, quando in settimana il Consiglio comunale ha respinto la delibera dell’assessore all’urbanistica Giuseppe Galasso – fedelissimo di Decaro – che voleva abolire l’housing sociale per favorire un nuovo piano urbanistico generale. Tonfo dovuto ai no di 7 consiglieri di maggioranza, tra cui quelli di Azione e del Psi, ma su cui ha pesato anche l’assenza di tre consiglieri dem su sei e di due della lista “Con”. Esito anticipato da uno scambio di duri comunicati tra dem e 5 Stelle. A voto ancora caldo, l’eurodeputato del M5S Mario Furore è intervenuto su Facebook: “Il Movimento continuerà a lavorare per una pianificazione moderna ed equa, ma se questo non è l’intento di alcuni alleati di governo, lo si dica subito”. Episcopo e i capigruppo hanno fissato per il 29 una verifica di maggioranza, anche se mercoledì la sindaca ostentava tranquillità: “Questa è dialettica per arrivare a soluzioni migliori”.

Ci sposta di Regione, e si passa a Rende, comune di 36 mila abitanti in provincia di Cosenza, sciolto per mafia due anni fa, dove i 5 Stelle sosterranno come candidata sindaca la loro iscritta Rossella Gallo, giovane avvocata, appoggiata anche da Avs e Rifondazione. “Non potevamo fare diversamente, visto che i dem andranno in coalizione con l’ex sindaco Marcello Manna, cioè colui che ha portato Rende al commissariamento, e che sta preparando una o due liste civiche” sostiene la coordinatrice regionale, Anna Laura Orrico. Duri anche i Democratici per la Calabria, dissidenti del Pd locale: “La decisione di correre a Rende insieme a ciò che resta della giunta Manna rischia di allontanare ulteriormente il nostro elettorato”.