
(Tommaso Merlo) – Gli imprenditori occidentali sono sbarcati in Cina in massa, hanno delocalizzato le fabbriche per sfruttare i bassi salari e un mercato locale che conta nientepopodimeno che 1,4 miliardi di potenziali clienti. Gli imprenditori occidentali se ne sono fregati dei lavoratori nostrani e delle conseguenze sul loro paese. Hanno perseguito cinicamente la loro convenienza stroncando interi comparti. È del resto la legge di mercato che coincide con quella della giungla. Hanno fatto le valige anche grandi aziende che producono elettronica, auto e moda. Roba di lusso prodotta a basso costo in Cina e rivenduta a prezzi stratosferici da noi. In questi giorni girano video di artigiani cinesi che confezionano borsette d’alta moda che costano come autovetture nelle nostre boutique. Loro le producono, incassano una misera e poi le borsette tornano in occidente dove gli stilisti ci appiccicano il logo e ci guadagnano uno sproposito. Ma a prendersi i pesci in faccia non sono gli stilisti, ma i cinesi che comprensibilmente l’hanno presa male e reagiscono vendendo le stesse identiche borsette senza logo a prezzi più che onesti, sensati. I poveri accorrono ma i ricchi non comprano borsette lussuose, comprano illusorio status sociale, falsa identità e vuoto benessere materiale. E più spendono, più si illudono che funzioni. Deliri consumistici e depravazione egoistica con gli occhi a mandorla nel mezzo che ne hanno ben donde. Sono stufi di essere scrutati con sospetto e venire accusati di tutto a vanvera. Nessuno ha obbligato l’Occidente ha trasferire le sue fabbriche da loro. Lo hanno fatto liberamente, per profitto. Ed a quel punto è successo qualcosa di straordinario. I cinesi non hanno subito passivamente tale colonizzazione industriale ed invece di farsi solo sfruttare come manodopera e mercato, hanno colto la storica occasione per osservare, per imparare e per far ancora meglio degli ospiti occidentali. Una mossa non solo lecita ma molto intelligente e che sta dando frutti impressionanti. Una mossa d’arte marziale, non hanno contrastato l’avversario ma lo hanno accolto sfruttando la sua forza per prevalere. Basti pensare alle simboliche auto elettriche, i cinesi sono passati dalle catene di montaggio dei motori scoppio a produrre le migliori elettriche al mondo. Le meno costose, le più performanti e perfino le più belle. Fatti, numeri. Con l’Occidente che ha reagito coi dazi ben prima che arrivasse quel mentecatto di Trump. È così. Gli imprenditori occidentali sono sbarcati in Cina motivati dal profitto facile lasciando macerie anche sociali alle loro spalle, con ingenti introiti che tornati in Occidente sono finiti nel lusso dei ricchi e nel casinò finanziario globale. Questo mentre da noi i lavoratori superstiti vengono sottopagati per reggere la concorrenza ed i governi fanno da sponda alle lobby smantellando lo stato sociale. E questo mentre la Cina invece formava ed impiegava la sua gente ed investiva gli introiti in sagge politiche pubbliche di sviluppo ed infrastrutture anche sociali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La Cina è diventata l’unica vera superpotenza sulla scena. Lo dimostra la qualità di quello che produce ma anche il come ed a quanto. Davvero impressionante. L’Occidente ha tentato di sfruttare la Cina come fa da secoli con ogni paese colonizzato, ma la Cina ha reagito in modo straordinario sfruttandoo a sua volta l’occasione e quindi l’Occidente fino a superarlo. Un evento storico destinato a cambiare il mondo. E una lezione da cogliere. Il punto cruciale che differenzia davvero la Cina da noi, è che in Cina le redini del potere le detiene saldamente la politica. Lobby e mercati e bizze degli oligarchi stanno a cuccia. E questo significa che le decisioni sono più sagge e lungimiranti, perché ispirate all’interesse collettivo e da una visione ampia e di lungo periodo. Non come in Occidente dove ricchi e potentati spadroneggiano piegando la politica ai loro miseri interessi, col risultato di procedere in ordine sparso e mentre loro si arricchiscono a dismisura l’ingiustizia sociale galoppa e tutto ciò che è pubblico va a scatafascio. Basta osservare le scene tragicomiche delle ultime settimane, con gli Stati Uniti ridotti ad una pazzoide oligarchia con quel mentecatto di Trump che sta scatenando un caos planetario solo perché sua mamma non gli ha voluto bene. Una guerra mondiale commerciale non farà che aggravare il sorpasso cinese, ma il suicidio isolazionista americano è una grande opportunità per l’Europa. Che deve prendere atto della storica vittoria della Cina e cambiare rotta. Per riuscirci deve imparare la lezione rimettendo la politica al timone ma anche sfruttare il grande vantaggio di essere una democrazia.
Segnalo un refuso: “Nessuno ha obbligato l’Occidente ha trasferire le sue fabbriche da loro.”
Articolo da incorniciare nell’analisi iniziale ma che non condivido nella glorificazione finale: il balzo cinese non è stato a costo zero, infatti ha potuto poggiarsi sull’enorme sfruttamento di manodopera a bassissimo costo che accorreva da campagne e entroterra e dalla schiavizzazione delle minoranze, a questo va ad aggiungersi il danno ambientale che ha devastato la salubrità di intere aree. Il problema principale per la Cina è che sta vincendo la partita in un gioco al massacro che è quello del capitalismo, io non credo ci sia da rallegrarsi in questo.
"Mi piace"Piace a 1 persona
E’ finito il dominio americano e solo l’insipienza dei politici europei ne allunga l’agonia. I nostri prenditori hanno sfruttato la delocalizzazione e lo Stato, fregandosene dei lavoratori ed in accordo con chi avrebbe dovuto difenderli.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non so quanto del comunismo immaginato da Marx e da Gramsci, ci sia nella Repubblica Popolare Cinese.
Forse c’è solo tutto il socialismo oggi possibile in una società, immersa in un mondo dominato dal capitalismo.
Resta un fatto, tuttavia, che il Partito Comunista Cinese finora non ha cambiato nome, e ha conservato il suo bellissimo simbolo.
Credo anche che non abbia neppure mai avuto la tentazione di sostituirlo con una quercia, con un ulivo e soprattutto con una margherita.
Resta anche il fatto che la Cina è oggi la più grande potenza economica del pianeta, e i cinesi non sono più uno dei popoli più poveri della terra, ma godono di un reddito medio, oltre che di una speranza di vita superiore a quella degli Stati Uniti.
Col solo scopo di distruggere la Repubblica Popolare Cinese, in questi giorni sotto il tavolo della studio ovale della Casa Bianca, ci sarà un via vai di vassalli occidentali che si alterneranno nel praticare l’analinctus all’imperatore pro tempore americano.
Il quale, peraltro, non può permettersi di smettere, neppure un solo giorno, di praticarlo, a sua volta, ai grandi capi del potere economico, finanziario e militare.
Con tutte le sue contraddizioni e i suoi difetti, in Cina vige ancora il primato della politica…
I presidenti delle banche, ad esempio, non possono dare ordini alla politica, anche perché sono tutti militanti del Partito Comunista Cinese…
E mentre dalle nostre parti si è scatenata la gara a chi è più bullo, i cinesi silenziosamente aspettano seduti sulla riva del fiume.
"Mi piace"Piace a 4 people
Apprezzo moltissimo questo articolo, mi sembra giusto gratificare la pazienza e laboriosità dei cinesi in Cina ma anche dei cinesi approdati nel nostro paese. Chi all’inizio perc@@ulava i cinesi perché vendevano a basso costo, contrariamente a quanto si prevedeva con la globalizzazione, hanno ottenuto la giusta risposta.
Oggi la Cina è senza alcun dubbio la prima potenza economica. Il platinato americano ha decretato un sabotaggio nei loro confronti, sabotaggio che incrementerà i rapporti fra Cina e resto del mondo mandando a catafascio la statua della libertà che da un bel po rappresenta una democrazia malata.
"Mi piace"Piace a 3 people
“Gli imprenditori occidentali se ne sono fregati dei lavoratori nostrani e delle conseguenze sul loro paese. Hanno perseguito cinicamente la loro convenienza stroncando interi comparti. “
Balle. Di quelle che accarezzano i propri destinatari per il verso del pelo con una disonestà intellettuale che la metà basta.
In Italia, anziché risolvere le problematiche di competitività, per decenni si è preferito, a livello politico e sindacale, barcamenare. Poiché il singolo imprenditore da solo non può risolvere queste problematiche, ecco che la soluzione è diventata spostarsi.
Non sapevano cosa sarebbe successo nel tempo? Non credo proprio. Nemmeno il più ingenuo di loro (politici, sindacalisti) poteva non immaginare.
La colpa non è degli imprenditori, ma di chi avrebbe dovuto creare la cornice nella quale poter operare in maniera competitiva ed efficace.
"Mi piace""Mi piace"
Tommaso Merlo, sempre uguale a se stesso, se togli ‘ego’ o ‘consumismo’ riduci i suoi articoli del 50%. Noia.
"Mi piace""Mi piace"