
(Gioacchino Musumeci) – Claudio Velardi direttore del Riformista è comparso in una breve clip dove sostiene che Elly Schlein e Giuseppe Conte hanno si condannato l’attacco terroristico del 7 Ottobre ( e mentre Schlein avrebbe espresso la condanna in modo chiaro, Giuseppe Conte secondo Velardi l’avrebbe fatto molto tra i denti) ma poi chiedono il riconoscimento dello stato della Palestina.
Velardi chiede “che stato si dovrebbe riconoscere se non controlla Gaza ed è spaccato in due tra Fatah e Hamas, oltre non aver condannato il 7 ottobre e che se vogliamo dirci la verità è uno stato che non esiste, una finzione diplomatica evocata ogni tanto perché ci fa sentire buoni… Così Conte e Schlein dicono due parole su Hamas ma chiedono di riconoscere uno stato che non condanna Hamas”. Secondo Velardi chiedere di riconoscere la Palestina è una contraddizione enorme non tecnica ma morale: o si chiede coerenza alla Palestina oppure si legittima il nulla riesumando un fantasma che in casa sua alleva i terroristi.”
Tutto questo in un minuto e venti secondi di deludente riduzionismo.
Intanto che secondo Velardi Conte abbia condannato il 7 ottobre praticamente obtorto collo, è strumentale oltreché inutile. Per esempio potrei chiedere perché mai nel minuto e venti secondi di entertainment Velardi non condanni il metodo di rappresaglia criminale con cui il governo Netanyahu gestisce i rapporti coi palestinesi.
Inoltre Velardi, come tanti in Italia, pone la questione in termini monchi e superficiali. Dovremmo chiederci in coscienza che stati siano Palestina e Israele perché “ se proprio vogliamo dirci la verità” soffrono dello stesso male. Israele, forte di eccezionali risorse e diversamente dagli estremisti palestinesi, ha occultato il proprio Mister Hide con manipolazioni mediatiche continue e ormai insopportabili.
Se è vero che la Palestina è divisa tra Fatah e Hamas, è altrettanto vero che Israele è deflagrato tra moderati democratici e ultrasionisti trogloditi oggi perfino al governo. Ultrasionsiti e fondamentalisti islamici professano entrambi la distruzione del nemico ma pare che l’intento genocida israeliano non susciti perplessità in casa Velardi.
Nel parziale racconto di Velardi Fatah e Hamas si contendono il potere oltre non riconoscere il terrorismo e ciò è sufficiente per sostenere che la Palestina non esiste. Tuttavia Israele è gestito da un governo che non condanna e non riconosce, anzi favoreggia il terrorismo coloniale e l’estremismo di cui da decenni si ha prova provata. Non è dato sapere perché tale aspetto di Israele non susciti perplessità nel direttore del Riformista, il quale segue un filone narrativo lacunoso in cui è vietato riconoscere che a un popolo oppresso e tecnologicamente poco progredito, di cui Israele controlla da decenni risorse primarie quali acqua e combustibili, non si lascia molta scelta oltre coltivare rabbia.
Nella consueta trama narrativa occidentale la questione palestinese si tratta omettendo che laddove si crea un ghetto di reietti raccontati come odiatori seriali della nostra cultura – come se poi con la nostra tradizione di guerre e violenze, fossimo davvero noi i santi del pianeta e come se la nostra propaganda antiislamica concorresse a distendere gli animi) il fondamentalismo omicida antioccidentale trova terreno ideale.
Un dato che non si deve ignorare è che Israele non è un ghetto di reietti oppressi, prima di tutto è una potenza militare finanziata dagli Usa, a cui forniamo armamenti anche noi, inoltre sarebbe una democrazia, almeno sulla carta. Eppure anche là l’estremismo sionista obbliga i cittadini al terrore, a convivere con l’odio di ritorno delle popolazioni oppresse nei territori occupati. Cui prodest? Ovviamente a estremisti xenofobi dell’ultradestra israeliana e integralisti islamici che alimentano mostri seminando trasversalmente odio e terrore, diversamente per quale assurda ragione dovrebbero esistere certi imbecilli.
Fossi Velardi dunque eviterei i rimproveri morali poiché la questione palestinese è fondamentalmente tecnica come lo è la soluzione giuridicamente parlando : non possiamo essere d’accordo sull’idea antidemocratica che il diritto all’autodeterminazione sia esclusivo del popolo Ebreo, significherebbe in primis contraddire i principi democratici di cui ci dichiariamo con postura enfatica principali alfieri mondiali oltre avallare vergognosamente la legge razzista concepita dall’apprezzato fascistoide Benjamin Natanyahu.
“Altro che finzione diplomatica caro Velardi, ricominciamo dai libri: il diritto all’autodeterminazione dei popoli è affermato nella Carta Atlantica (14 agosto 1941) e nella Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 1945; art. 1, par. 2 e 55), il principio di autodeterminazione dei popoli è altresì ribadito nella Dichiarazione dell’Assemblea generale sull’indipendenza dei popoli coloniali (1960). In base a tale principio i popoli hanno diritto ( e Velardi non lo riconosce) di scegliere liberamente il proprio sistema di governo e di essere liberi da ogni dominazione esterna, in particolare dal dominio coloniale. Perciò si, lo stato della Palestina dovrebbe esistere e bene fanno Conte e Schlein a chiederne il riconoscimento. Ma perché ciò accada Israele smetta una volta per tutte di attribuire alla sua Bibbia fondamento giuridico e smetta di colonizzare illegalmente territori che non gli appartengono. Dunque Israele e chi lo sostiene, prima di offrire lezioni ,Imparino a rispettare la giurisprudenza internazionale.
STUDIATE E SARETE SALVI!
grazie , non se ne parla mai abbastanza!
"Mi piace""Mi piace"