L’ex finmeccanica fa 1,4 miliardi, poi fincantieri

(di Lorenzo Giarelli e Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – In attesa dell’ulteriore riarmo, i colossi italiani della Difesa possono già godere di un boom dell’export di armamenti. Navi, bombe, missili, carriarmati. La relazione sul commercio di materiale bellico nel 2024, anticipata dal Fatto nei giorni scorsi, racconta di un business da 7,7 miliardi, di cui quasi 6 miliardi e mezzo concessi per singole autorizzazioni di vendita all’estero e il resto frutto di licenze diverse (per esempio, progetti di cooperazione internazionale o di ricerca).

Il report inviato dal governo al Parlamento specifica arma per arma, milione per milione, gli affari di ciascuna azienda.

La fetta più grande della torta spetta ancora a Leonardo, in crescita di 500 milioni rispetto al 2023. L’ex Finmeccanica porta a casa autorizzazioni all’esportazione dal valore di 1,785 miliardi, cifra che corrisponde al 27 per cento di tutto il mercato italiano verso l’estero. Se però Leonardo si mantiene in un ordine di grandezza costante negli anni – al di là di fisiologiche oscillazioni – non si può dire lo stesso per Fincantieri, il cui andamento è del tutto altalenante: nel 2022 e nel 2023 non era neanche tra i 10 più grossi esportatori, nel 2024 è secondo con 1,4 miliardi. Il perché lo spiega Francesca Vignarca, analista di Rete Italiana Pace e Disarmo: “Leonardo produce una quantità di cose diverse, dai droni ai sistemi di difesa agli aerei, dunque mantiene sempre un certo livello di export, mentre Fincantieri fa soltanto navi. Il valore delle autorizzazioni sale in corrispondenza di grandi contratti”. L’impennata del 2024 è dovuta a un’intesa con l’Indonesia siglata poco più di un anno fa.

Dopo Leonardo e Fincantieri, il terzo maggior esportatore è Rheinmetall Italia, costola del gruppo tedesco che ha strappato contratti per 425 milioni, qualcosa in più dei 403 milioni del consorzio Mbda Italia. Della stessa holding di Rheinmetall Italia fa parte Rwm Italia, che però segue un processo di autorizzazione autonomo e ha ricevuto l’ok “solo” per 62 milioni, tornando in linea coi valori precedenti al boom che ebbe nel 2023, quando si piazzò dietro soltanto a Leonardo con 613 milioni di export.

A completare il ranking degli affari d’oro delle aziende ci sono Naviris (353 milioni), Avio (352), Somacis (152) e Beretta (128). Più in basso, a 99 milioni, Iveco Defence Vehicles, divisione di Iveco Group di cui da tempo si ipotizza una cessione da parte di Exor, con il governo Meloni che vedrebbe con favore il coinvolgimento di Leonardo nell’operazione.

Nella relazione inviata al Parlamento compare anche la Fiocchi munizioni, 72 milioni di export: l’azienda è di proprietà della famiglia di Pietro Fiocchi, europarlamentare di Fratelli d’Italia che in campagna elettorale si era fatto notare per alcuni manifesti col fucile in mano.

Ma che cosa vendono, nel dettaglio, queste aziende? Detto che i migliori clienti sono stati Indonesia, Francia, Nigeria, Regno Unito e Germania (ma anche Emirati Arabia ed Egitto sono in top 10, in barba agli scontri diplomatici del passato), il materiale più esportato sono gli “aeromobili”, con autorizzazioni per 1,26 miliardi di euro. Pochi milioni di scarto rispetto al volume delle navi da guerra, merito del già citato contratto tra Fincantieri e Giacarta.

Poi, con ben 825 milioni, il report riferisce che la terza categoria di prodotti più venduti è quella di “bombe, siluri, missili e accessori”. I veicoli terrestri valgono 303 milioni, le munizioni 432 (per la gioia di Fiocchi).