Il governatore e i messaggi a partito e alleati: tutto risolto con la Consulta? No, i problemi iniziano ora

11 apr 2025

(di Simona Brandolini – corriere.it) – Quel «Keep calm» a favore di social suona minaccioso come il renziano «Enrico stai sereno». A Palazzo Santa Lucia Vincenzo De Luca è chiuso nella sua stanza dal giorno della sentenza della Consulta. Poche riunioni, nessuna iniziativa pubblica. Stamane riunisce i capigruppo della sua maggioranza. Tutti attendono di capire cosa abbia intenzione di fare. Qualcuno anche con terrore.

Nei 36 minuti di consueta diretta social del venerdì appare chiaro che non mollerà di un millimetro. Ecco di nuovo «le anime morte», «i trasformisti» contro cui andare «a testa alta». Pianta paletti. Il primo: non ci sta ad assistere «al mercato delle candidature a Roma». Il secondo: chi deve governare è «chi ha dimostrato di saperlo fare, non il prodotto della politica politicante perché ci si gioca il futuro». E ogni riferimento al non amato 5 Stelle Roberto Fico, candidato in pole nelle stanze e nelle cronache, non è per niente casuale. Anche se mai farebbe il suo nome. Terzo: chi lo vuole ai giardinetti ha sbagliato indirizzo. «Keep calm. Stiamo tranquilli, pensano che il problema sia risolto. I problemi cominciano ora». Alle elezioni mancano almeno 6-7 mesi. Un tempo lunghissimo, in grado di logorare anche i più coriacei. E De Luca lo sa. Tanto che dice: «La pronuncia mi fa ritornare alla vita. Ma la Campania e Napoli spero non tornino nella palude e dobbiamo lavorare per evitarlo. Tutto qui. Con serenità e sportività. Provo anche un senso di liberazione. Andiamo avanti. Non perdo tempo con la politica politicante. Quando sarà darò la mia opinione chiedendo ai campani di ascoltarmi. Nessuno si distragga, rispetto ai problemi concreti. Le chiacchiere sono chiacchiere». Un avvertimento? L’ennesimo.

Ma, in fondo è solo un appetizer, non siamo ancora all’arrosto con le patate. Tra le notizie incontrollate ne circola anche una succulenta: se il centrodestra dovesse candidare Giosy Romano, oggi indicato alla guida della Zes unica dal governo Meloni, ma da sempre vicino a De Luca, il presidente potrebbe fare anche armi e bagagli e traslocare. Un’ipotesi fatta girare ad arte per costringere il Pd a trattare. Su cosa? Il ragionamento tra i suoi è il seguente: come è possibile che Stefano Bonaccini abbia ottenuto l’Europarlamento, Antonio Decaro l’Ue e ora la Regione Puglia e che De Luca lo si voglia cancellare pure dall’album delle figurine di partito? E come pensare di non ascoltarlo sul suo successore? «Su Fico non si convince. — dice un fedelissimo —. Alla prima uscita ha detto che il termovalorizzatore di Acerra va spento. E quante gaffe ancora farà da qui all’autunno?».

Il punto politico attorno al quale ruota il ragionamento di De Luca è che la coalizione dovrà proseguire il suo lavoro. «Ragioniamo sul futuro partendo dai programmi in corso, cioè dall’attuale lavoro del governo e dalle cose che vanno completate». Parola d’ordine: continuità. E sulla sentenza la pensa come il veneto Luca Zaia: «Il limite dei mandati vale solo per i presidenti di Regione per evitare concentrazione di potere. Una pura idiozia. In un Paese democratico si chiamano i cittadini a pronunciarsi». Stamane la riunione con i capigruppo, con il leader Iv, Matteo Renzi che alla vigilia non chiude a Fico: «Io non ho mai messo veti su nessuno, farlo mi sembra tardo adolescenziale». Lunedì invece sarà il Pd a riunirsi con i vertici nazionali del partito, Igor Taruffi e Davide Baruffi. Il dopo-De Luca era già in corso. Ora bisognerà capire se sarà un con o senza De Luca.