La maggioranza si vota la sua mozione, opposizioni in ordine sparso

(di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – La maggioranza non esiste: almeno non sul piano europeo di riarmo, una parola da nascondere come una colpa. Così alla Camera le destre raccontano tre verità diverse nella discussione e poi si votano una mozione fatta di eleganti giri di parole, un testo che sarebbe piaciuto a Luigi Pirandello per come gioca con la realtà. Tutto pur di tenere vincolata la Lega, che come al solito dal microfono parla contro le spese militari ma che come sempre non ha il coraggio di votare contro un riarmo da 800 miliardi.

Nelle stesse ore alcuni riformisti del Pd, quelli a cui il corteo anti-armi di sabato a Roma aveva tolto la voce, la ritrovano ovviamente contro i Cinque Stelle, colpevoli di aver chiesto di sentire in Senato anche l’ambasciatore russo sul tema delle ingerenze straniere. Ingenuità, forse, che per l’ultra-atlantista Pina Picierno è un varco da sfruttare con apposita nota: “Il M5S e Giuseppe Conte, con l’invito all’ambasciatore russo Paramov, dimostrano con chiarezza la loro strategia politica: riabilitare l’aggressore e offendere ancora una volta gli aggrediti”. Così è se vi pare in Parlamento, tanto per rimanere pirandelliani. Nella sciarada di un giovedì primaverile, a Montecitorio le opposizioni vanno come previsto in ordine sparso: il Movimento e Avs con due testi contro il piano Von der Leyen; Azione, Iv e Più Europa favorevoli con zelo, il Pd nel mezzo con una mozione che è l’usuale esercizio di equilibro per scontentare tutti e nessuno. Le destre invece si raggrumano su un testo che impegna il governo a proseguire in un generico sostegno all’Ucraina e a impegnarsi a livello diplomatico per il cessate il fuoco. I leghisti sono pochi e pure nervosetti, mentre sui banchi del governo c’è solo il sottosegretario alla Difesa, il forzista Matteo Perego di Cremnago. In aula parla anche Giuseppe Conte, che se la prende con Fratelli d’Italia: “Avete votato un piano che fa il gioco dell’economia tedesca, siete Fratelli di Germania”. Elly Schlein è altrove.
Tanto a farsi notare è il leghista Simone Billi, fiorentino classe 1976, con un intervento che è più duro di quello dei 5Stelle: “Noi della Lega-Salvini Premier ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea. Graveranno sui bilanci, saranno dispersi in migliaia di rivoli”. Le opposizioni si agitano, ma Billi non si formalizza. “Se ci sono 800 miliardi da spendere è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili, ma in salute, in ospedali, scuole e lavoro” urla con poca voce, e dal Pd ad Avs fino ad Azione arrivano applausi ironici. Il leghista ringrazia, ma non c’è grande voglia di ridere. “In altri tempi di fronte a un intervento come questo della Lega si sarebbe andati al Quirinale per una verifica di governo” sostiene il dem Stefano Graziano. Mentre il capogruppo del M5S Riccardo Ricciardi protesta citando il regolamento: “Più mozioni relative ad argomenti identici, o connessi, possono formare oggetto di una sola discussione. Mentre noi depositiamo una mozione che si intitola ReArm, la maggioranza per uscire dai suoi problemi politici palesati dall’intervento della Lega fa un testo che non è assolutamente abbinabile al tema”. Tradotto: la mozione di maggioranza non andrebbe ammessa. Una tesi rilanciata da tutte le opposizioni, con il vice capogruppo di Avs Marco Grimaldi che lo fa notare al presidente di turno dell’aula, il meloniano Fabio Rampelli: “Le pare normale aver accolto una mozione che non parla in nessuno dei punti del ReArm e della difesa europea?”. Rampelli però non si smuove: “Le mozioni riguardano anche altre questioni correlate come la situazione del conflitto tra Russia e Ucraina e il livello delle spese e degli investimenti militari. Il testo della maggioranza ne parla, quindi è abbinabile”.

Proteste, e una votazione per sospendere i lavori che va a vuoto. Tutto inutile. Si vota, e la maggioranza approva il proprio testo. M5S e Avs si votano reciprocamente le mozioni, mentre con il Pd è reciproca astensione, come da accordi. Fanno eccezione i riformisti Lorenzo Guerini, Marianna Madia e Lia Quartapelle, che votano contro quella del Movimento. L’ennesimo sberleffo ai 5Stelle che in realtà vuole colpire Schlein: ampiamente notato tra i dem, dove ormai è un quotidiano congresso.