La Guerra del Peloponneso e noi

(Emanuele Maggio – lafionda.org) – Stati Uniti e Russia, come Atene e Sparta, due modelli alternativi di Occidente.
Come gli Stati Uniti, Atene era democratica, ricca, mercantile, guerrafondaia, talassocratica, animata da un espansionismo aggressivo e avventuristico. A tutta la Grecia si presentava come alfiere della democrazia.
Come la Russia, Sparta era oligarchica, statalista, potenza continentale retta da un egemonismo lento, elefantiaco, disciplinata da un egalitarismo di tipo militare (in qualche modo somigliante a quello burocratico-militare che dalla Prussia, secoli dopo, penetrò tra gli apparati russi attraverso la mediazione dello Zar Pietro il Grande). A tutta la Grecia, Sparta si presentava come alfiere della libertà e dell’autonomia dai lunghi tentacoli dell’impero ateniese.
Questa genealogia classica delle due odierne superpotenze non è qualcosa di completamente artificioso, ma appartiene alla loro stessa autopresentazione ideologica, non solo recente. Europa e Usa si considerano figli diretti della classicità greco-romana, della democrazia, del diritto, della scienza; la Russia per secoli ha considerato se stessa l’unica vera erede dell’Impero Romano (d’Oriente), e dunque della grecità e della cristianità, a fronte della frammentazione europea.
Vediamo dunque come iniziò la Guerra del Peloponneso.
Come la Russia in Ucraina, fu Sparta ad attaccare per prima, invadendo l’Attica. Ma lo storico Tucidide, che non era mica un Parsi qualunque, non si fece ingannare. Tucidide individuò la vera causa della guerra nell’espansionismo decennale di Atene, che sempre più si era avvicinata minacciosamente a Sparta, fino a scatenarne la reazione. L’avanzamento di Atene, che ufficialmente si muoveva come Lega Delio-Attica, era stato lento ma inarrestabile, non solo militare e politico, ma anche economico e ideologico (scalpore suscitò la conversione “democratica” di Argo, tradizionale avamposto spartano).
Avrete capito che la Lega Delio-Attica corrisponde un po’ alla Nato, un’alleanza ideologico-militare fagocitante, mentre l’UE ricorda l’Anfizionia di Delfi, un organismo nominale e completamente privo di autonomia strategica, in apparenza democratico ma dove in realtà i delegati votavano allineandosi alle pressioni egemoni.
Per decenni, dunque, Sparta è stata a guardare l’espandersi della Lega Delio-Attica, mentre la sua irritazione cresceva e la sua volontà di potenza era intaccata. Ma c’era un limite che Sparta non poteva tollerare che Atene oltrepassasse: Corinto. La presa di Corinto, con cui Atene metteva un piede militare nel Peloponneso, suscitò la reazione durissima di Sparta. A ciò si aggiunsero le sanzioni economiche ateniesi introdotte dal “decreto megarese” di Pericle, che strangolarono l’economia di molte città filospartane.
(Eh sì, in Grecia c’erano anche le sanzioni economiche; e c’era pure l’intolleranza “dem”, se volete saperlo: il celebre ostracismo, strumento di repressione con cui i “democratici” silenziavano esponenti politici sgraditi, accusandoli di essere “nostalgici” di tirannidi passate – ne fu vittima persino Pitagora).
Insomma, scoppiò la guerra. E Sparta, pur di vincerla, si alleò con il nemico storico della grecità: le monarchie “assolutiste” della Macedonia e della Persia. Atene fu distrutta. Sparta fu sottomessa. Quel miracoloso equilibrio greco di città-stato indipendenti ma interconnesse non si ricompose più, né tornò mai la democrazia ad Atene, nel nuovo mondo ellenistico dominato dai grandi regni.
Così come la Seconda Guerra Mondiale decretò l’autodistruzione dell’Europa, la Guerra del Peloponneso decretò l’autodistruzione della Grecia. Uno scontro tra Nato e Russia potrebbe decretare l’autodistruzione dell’Occidente.
La triangolazione Usa (Atene) – Russia (Sparta) – Cina (Persia) si comprende in quest’ottica.
Gli Stati Uniti, isolando la Russia dall’Europa e spingendola verso la Cina, cioè verso il grande progetto di multipolarismo globale e di dedollarizzazione, hanno corso un pericolo esiziale, rischiando lo stesso errore di Atene che spinse Sparta ad allearsi con l’Oriente, con l’Impero Persiano – e che la condusse alla propria rovina.
In questo senso, gli Stati Uniti hanno operato il più classico dei “divide et impera”, prima separando Europa e Russia (provocando la guerra ucraina), e poi separando Russia e Cina (promuovendo la pace ucraina).
Prima hanno sabotato il legame di prosperità euro-russo, in cui la materia prima energetica russa incontrava la conversione industriale europea, colpendo l’export e la competitività del continente trainata dalla Germania (i dazi sono solo l’ultimo atto), e ora tentano di insinuarsi come zizzania tra le annose frizioni dei due giganti asiatici, Russia e Cina, i quali sono alleati tattici, ma nemici strategici.
Una sfida epocale e difficilissima, che rischia seriamente di essere perduta.
Come si vede, a dispetto dell’appariscente scontro (comunque reale) fra Trump e il “deep state”, fra élites finanziarie nelle alte sfere del potere statunitense, è possibile ricostruire una coerenza di lungo periodo nelle azioni delle diverse amministrazioni Usa, una progettualità più o meno unitaria indipendente dai Presidenti. La volgarità trumpiana serve solo a lavare la coscienza delle apericene borghesi progressiste.
Un conflitto di potere tra élites, come spesso accade, diventa spartizione di potere tra élites, con le Big Three che sono pronte a lanciarsi nella nuova bolla finanziaria del riarmo europeo (che nel frattempo mantiene divise Europa e Russia) e nella nuova Eldorado dell’accordo di spartizione sulle risorse ucraine (che nel frattempo blandisce la Russia e la distrae dalla tentazione cinese).
Insomma, a distanza di tre anni dall’invasione russa e con l’occhio lungo della storia, possiamo parafrasare un noto slogan della propaganda, che non dobbiamo rifiutare, ma raddoppiare: ci sono stati due aggressori vincitori, Stati Uniti e Russia, e due aggrediti sconfitti, i popoli ucraini ed europei.
Come minimo il sig. Emanuele Maggio arriva un pò in ritardo. Già Luciano Canfora, ma anche Alessandro Baricco, avevano raccontato dei parallelismi tra la guerra del Peloponneso e quelle di questi ultimi anni. In particolare riguardo Atene e la sua “esportartazione” della democrazia. In particolare Baricco (vedere su youtube sua bellissima lezione su Tucidite 👇) racconta molto bene in che modo nacque la guerra del Peloponneso. Il parallelismo con la guerra russo – ucraina non c’entra un tubo.
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e.c. “esportazione” 😀
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Non hai pure il video di Canfora? Perché è uno storico…..mentre Baricco no! Poi come al solito ognuno racconta quello che vuole, sono interpretazioni, analisi, valutazioni e fa i parallelismi che ritiene opportuni! E’ lecito? O esiste un criterio scientifico inconfutabile con cui stabilire, senza ombra di dubbio, che Palle ha ragione e Pinco ha torto? Perché secondo te Baricco è il verbo, mentre altri no, solo in ragione del fatto che dice qualcosa da te condiviso…..Non è che semplicemente l’ articolo, al di là del merito specifico, va interpretato come un invito a maneggiare con cura le motivazioni delle guerre, perché sono complicate, non banalmente dicotomiche, bianco o nero, bene o male, ragione assoluta o torto assoluto? Come già espresso in altri commenti, questi sono giudizi morali, che con la storia e la sua interpretazione, sempre relativa, non hanno nulla a che vedere, lo storico prova a raccontare la realtà dei fatti, astenendosi da moralismo e lasciando spazio alla critica e al confronto solo ed esclusivamente sui fatti e loro lettura, amorale! Come è realmente andata la guerra in qualsiasi contesto, non lo sai tu, non lo sa Baricco e non lo sa nemmeno uno storico, ma se veramente tale, ha l’ umiltà di citarti le fonti, che non sono il verbo, e di fornirti gli strumenti per una comprensione che non potrà mai essere assolutamente certa, e questo fa la differenza con chi pare avere la verità in tasca e cita esclusivamente chi ha la sua stessa verità, offendendo ad ogni occasione tutti gli altri! Non so che fai di lavoro, ma nel mio, assumere una posizione precostituita e seguirla senza alcun dubbio, è la peggiore forma mentis…..si fanno danni! Poi o sei particolarmente esperto o risulta sospetto che per ogni articolo scritto da chiunque, tu abbia sempre pronti video o articoli di critica…….strano per un semplice commentatore! Io ho altra idea della tua partecipazione ai commenti, e credo che tu faccia parte di una room ben organizzata per svolgere questo compito, anche con nickname diversificati, ma sempre con la solita modalità e soprattutto lo stesso stile…..Non c’è bisogno di chiamarsi Baricco per sapere come funziona! Evidentemente qualcuno su questo spazio ha il compito di controbattere ad ogni articolo scomodo alla narrazione, che poi sia un editoriale di MT o un articolo di Maggio o di Basile, Orsini, Montanari, non fa differenza, ed immancabilmente tu ed altri nickname entrate in azione……se così non fosse, quantomeno per pura statistica, almeno una volta ci sarebbe condivisione, invece di attacco, ed è una constatazione semplice, semplice, banale dei fatti!
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Il parallelismo c’è eccome, certo una forzatura, come ogni parallelismo.
Al momento ci sono due sconfitti: gli ucraini e gli europei! E su questo ha ragione da vendere. Siamo in un cul de sac e ci siamo finiti dentro grazie ad una classe politica corrotta e incapace! Non c’è una visione strategica nelle vicende europee di questi ultimi anni, ma una sorta di cieca obbedienza! Prima dovevamo appoggiare una delle parti in guerra e ora dobbiamo prepararci alla guerra!
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Ridicolo, per non dire grottesco: un paragone improponibile e di un’ignoranza abissale, per non dire colpevole.
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E dalla guerra del Peloponneso ad oggi, le guerre si fanno per espansionismo/occupazione territoriale ed interesse economico, ma ogni volta si raccontano con un linguaggio e motivazione epica, ideale, onorevole…..altrimenti i morituri, sempre gli stessi, in guerra a morire non ci vanno! La storia si ripete da tragedia in farsa, ed il farsesco è che i morituri son sempre disposti a credere alla farsa raccontata….e’ il gene del fideismo alla fregatura trasmesso di generazione in generazione! Il cervello pare bloccato all’ uso della clava per spaccare la testa del proprio simile, con l’ intenzione di tornare all’ origine quando dopo la terza guerra mondiale nucleare , la quarta verrà combattuta dai superstiti appunto con la clava! C’è chi parla di progresso riuscendo a rimanere serio, perché la farsa raccontata necessita quantomeno di facies seriosa, e quella da cubo è troppo esplicita, pur se l’ unica realmente vera…..
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Non ho dubbi riguardo al fatto che la metafora abbia un certo fascino.
Ancora una volta mi ritrovo a dover scrivere: vanno bene le analogie storiche, ma i fatti storici non sono copia incolla.
Innanzi tutto USA e Rusdia sono delle potenze globali, non potenze regionali come lo erano Sparta ex Atene.
La Rusdia poi non incarna affatto l’equilibrio spartano, men che meno un ordine disciplinato e meritocratico; in Rusdia il nepotismo è la norma
Ancora maggiore la forzatura della Cina= Persia
La Persia era esterna al sistema delle poleis greche, la Cina è un protagonista pienamente integrato nella rete globale.
La Persia non era, come si direbbe oggi, un competitori di Sparta e Atene.
La lega Delio-Attica era un’alleanza imperiale, OBBLIGATA a pagare i tributi; la NATO si basa su adesione volontaria per quanto con pressioni e condizionamenti (chiaro idiota attacca etichette?)
L’adesione dei paesi ex sovietici e più recentemente di Finlandia e Svezia è avvenuta pet puro calcolo strategico, non per imposizione.
Dire che l’UE sia l’anfizionia di Delfi è un’altra forzatura.
L’UE può essere criticata per la sua debolezza strategica sul piano politico, ma è e resta un organismo con potere economico reale e con decisioni vincolanti
Altra forzatura: i conflitti come un gioco truccato tra potenze a danno dei popoli.
Come se negli USA in Europa, non ci fosse un dissenzo interno.
La manifestazione di sabato scorso cos’era?
Sempre stando in tema Atene=USA
Ad Atene la democrazia era diretta, i cittadini pur con tutte le limitazioni, partecipavano alla ECCLESIA, ed erano sorteggiati per cariche pubbliche; esistevano organi come il BOULE’ (consiglio dei 500) e la dikasteria dove i cittadini controllavano le leggi e l’amministrazione; l’organo politico non era mediato da un’elite plutocratica come negli USA.
E vero ad Atene solo una percentuale minoritaria partecipava alle leggi (donne, schiavi stranieri residenti erano esclusi), ma tra i partecipanti era realmente egualitaria e non censitaria come negli USA.
E si ritorna al punto di partenza, analogie si ma anche differenze; altrimenti il tutto diventa strumentale.
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Secondo me hai preso il parallelismo troppo alla lettera, ritengo fosse un invito a guardare alle dinamiche non alla perfetta specularità dei fatti antichi e degli attori di un tempo con quelli di oggi. Un invito a una prospettiva che guardi alla imperitura ripetizione dei conflitti e delle dinamiche umane e alle cause, spesso nella matrice sempre le medesime, che generano i drammi e le tragedie in secula seculorum.
La Storia non è mai sempre identica a se stessa ma le dinamiche umane sono sempre le medesime.
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Concordo, le dinamiche sono sempre le stesse anche se cambiano i protagonisti….poi Atene e Sparta erano per quel mondo potenze , esattamente come le attuali superpotenze in un mondo che da allora si è allargato, sono solo passati secoli! La democrazia ateniese non è comparabile con quell’ ideale di democrazia scaturito dalla rivoluzione francese, perché era una democrazia per pochi eletti, come l’ idea di democrazia del Risorgimento italiano, solo per alcuni borghesi , le donne poi, per esempio, hanno potuto votare e partecipare alla polis italiana solo nel 1948……Quindi inutile fare paragoni fra diversi protagonisti e diversi contesti, conta invece la coazione a ripetere della dinamica, dove per l’ interesse di pochi, vengono mandati in guerra a morire i popoli, che non usufruiranno mai in termini di vantaggio economico o sociale di alcuna guerra! Un concetto espresso anche in un altra rivoluzione, quella di ottobre, scaturita proprio da chi in guerra, per arricchimento e predominio delle élite, proprio non ci voleva più andare , non era evidentemente la sua guerra! Ora mi aspetto la lezioncina dell’ economista, storico, saggista, intellettuale a spiegarmi che la Rivoluzione di ottobre è fallita…..Certamente , perché la lotta di classe c’è stata e ha vinto il capitalismo neoliberista che senza guerra non campa e non fa profitti oltre dismisura a danno dei popoli……prima che possano rendersi conto di chi sia il vero nemico, li manda a morire in guerra! Un marchingegno diabolico perfetto!
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Parlare così di dinamiche rende la tua posizione un po’ vaga.
Ci sino dinamiche che rimangono costanti quali l’autoaffetmazione, la ricerca di potere di consenso, la ricerca di legami familiari e sociali in generale.
Ci sino dinamiche che sono variabili quali i cambiamenti nei valori sociali, il concetto di giustizia, di diritti umani il concetto di capitalismo e socialismo.
Lo stesso potere si è evoluto, e cambiato, si pensi a confrontare le monarchie assolute con la democrazia di oggi, al di là delle anomalie in esse presenti.
Il conflitto ha sempre fatto parte delle relazioni umane ma hanno mutato pelle, dalle guerre del passato alla guerra fredda pet arrivare alla guerra informatica.
Sempre guerra è ma i danni sono diversi e la percezione che si ha è diversa.
Semplificando si potrebbe dire che i motivi soggettivi sono rimasti immutati, quelli oggettivi si sono modificati.
Altro aspetto, io jon ho detto che non ci fossero le analogie, ho semplicemente posto in rilievo le differenze, in alcuni casi più che di differenze si tratta di vere e proprie forzature e questo indipendentemente da quelle che sono le dinamiche umane.
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X Lionheart70:
Sintesi dei tuoi interventi di correzione storica 😀
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Ti mando questa bellissima ballata di Leonard Cohen https://youtu.be/m63yLJPYSfo
faceva da corollario a un Film capolavoro “Natural Born Killers” scritto (con altri due autori) e diretto da Oliver Stone….una pietra miliare, a mio avviso, che continuano ostinatamente a non trasmettere in Tv e nelle piattaforme a pagamento.
L’altro commento in moderazione:
Secondo me hai preso il parallelismo troppo alla lettera, ritengo fosse un invito a guardare alle dinamiche non alla perfetta specularità dei fatti antichi e degli attori di un tempo con quelli di oggi. Un invito a una prospettiva che guardi alla imperitura ripetizione dei conflitti e delle dinamiche umane e alle cause, spesso nella matrice sempre le medesime, che generano i drammi e le tragedie in secula seculorum.
La Storia non è mai sempre identica a se stessa ma le dinamiche umane sono sempre le medesime.
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Questa è l’ occasione buona, per chi volesse ampliare le sue conoscenze, per leggere il libro di Luciano Canfora “” La grande guerra del Peloponneso”.
Due considerazioni :Nella tanto decanta democrazia ateniese ,
il Demo era manovrato dai demagoghi ( vedi processo agli strateghi delle Arginuse).
il denaro della Persia foraggiava ora Atene , ora Sparta.
E poi arrivo’ Alessandro.
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