(di Massimo Gramellini – corriere.it) – So bene che, per la logica binaria imperante («O sempre di qua o sempre di là»), chiunque contesti gli impulsi reazionari di Elon Musk dovrebbe condannarne in blocco ogni altro aspetto. Invece lasciatemi dire che, mentre sui nazisti dell’Illinois la pensiamo agli antipodi, sul metalupo Elon e io andiamo d’amore e d’accordo. Il metalupo è un animale preistorico presente nella serie Il trono di Spade e appena ricreato (qualunque cosa significhi «ricreato») in laboratorio. Non da un’azienda che fa capo a Musk — lo preciso prima che qualcuno cominci a boicottarla — ma suscitando il suo infantile entusiasmo, al punto che l’ormai ex consigliere di Trump (ieri ha dato meritatamente del cretino a un collaboratore del presidente che esaltava i dazi) ha rilanciato: «E ora un cucciolo lanoso di mammut!».

Jurassic Park è lì a ricordarci che il desiderio umano di piegare le leggi del creato, ricreando il passato o precorrendo il futuro, può produrre guasti inenarrabili. Ma in un mondo pieno di gabbie mentali, prima ancora che economiche e sociali, dove ogni volta che qualcuno ha un pensiero originale si sente immediatamente rispondere «non si può fare» oppure (ed è la stessa cosa) «lo abbiamo sempre fatto», questo Musk a metà tra l’Ulisse di Dante e il Superuomo di Nietzsche è una presenza destabilizzante ma necessaria, proprio perché imprevedibile

L’esatto opposto dei suoi amati algoritmi, dato che nessun algoritmo di buonsenso potrà mai desiderare un cucciolo lanoso di mammut.