Rubio alla Nato: “Restiamo, ma dovete spendere”

(di Riccardo Antoniucci – ilfattoquotidiano.it) – “Il modo migliore per prevenire la guerra è essere indiscutibilmente pronti a vincerla”. Parafrasando il detto latino, Kaja Kallas non smentisce la linea tracciata dalla Commissione europea verso il riarmo del continente. La minaccia di aggressione “è vera”, sostiene dall’inizio l’Alta rappresentante per la politica estera Ue, ed è russa: “La Russia resterà un minaccia a lungo termine per l’Unione europea, a prescindere dall’esito della guerra in Ucraina”. Lo aveva detto anche durante la discussione della relazione sulla politica estera al Parlamento europeo, approvata mercoledì con posizioni fotocopia sulla guerra in Ucraina, se non per l’aggiunta di via libera all’uso delle mine antiuomo e munizioni a grappolo, contenuta in un emendamento accolto dei Popolari europei.

“Molti, soprattutto a sinistra, dicono che non dovremmo parlare di rischi e di minaccia russa perché sono cose che spaventano la gente. Ma dobbiamo essere onesti, se ascoltiamo i servizi segreti e gli Stati, la minaccia è vera”.

Oggi a Bruxelles si vedono i ministri degli Esteri Nato (quelli europei sono già sul posto da ieri per la ministeriale europea) e per la prima volta nella storia dei meeting una parte della riunione sarà dedicata alla Difesa Ue. E mentre fonti Nato ieri dicevano al Financial Times che la “coalizione dei volenterosi” che vorrà mandare truppe di peacekeeping in Ucraina potrà contare sull’intelligence e asset dell’Alleanza, Marco Rubio, Segretario di Stato di Trump, parlando con Mark Rutte ha assicurato che gli Usa resteranno nell’Alleanza, ma vogliono che gli altri Stati spendano almeno il 5% del Pil in Difesa. Un aumento, però, complicato anche dai dazi imposti da Trump, che fanno impennare i costi del commercio transatlantico. Kallas ieri ha cercato di mediare: “Non mi concentrerei tanto sui numeri, quanto sulle capacità”.

Ma anche qui la sfida è aperta, come mostrano i conti sulle forniture militari europee all’Ucraina. Volodymyr Zelensky ha girato a Bruxelles una richiesta di 2 milioni di munizioni, per 5 miliardi di euro. I 27 ora possono garantirne la metà, con l’impegno a superare la domanda “nel giro di alcuni anni”. Le iniziative per ora sono individuali: la Francia ha promesso a Kiev 2 miliardi di aiuti, la Germania 12, la Svezia 1,4 e la Danimarca un miliardo, con il 25° pacchetto di aiuti militari approvato ieri. “L’importante è che l’Ucraina ottenga le munizioni e molto velocemente”, dice la Commissaria, anche se sono emersi i “problemi” di “alcuni” membri.

Per la leadership dell’Ue, aumentare il sostegno militare all’Ucraina è ancora la strada più efficace per negoziare un cessate il fuoco. Il presupposto è che la Russia stia rallentando le trattative per continuare ad avanzare. “Sono passate quasi quattro settimane da quando l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco incondizionato – ha sostenuto Kallas – . Da allora, la Russia ha bloccato i tentativi di raggiungere una risoluzione pacifica per porre fine alla guerra. Dobbiamo rafforzare il nostro sostegno all’Ucraina”. Del resto, il ministro ucraino Andrii Sybiha arrivato ieri da ospite a Bruxelles ha ricordato che Kiev si ritiene “custode della sicurezza euroatlantica”, perché i suoi 800 mila soldati “difendono l’Europa”.