
(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Tra Trump e Musk è già tutto finito. Chi l’avrebbe detto, eh? Che durassero comunque tre mesi. Considerata la stabilità dei rispettivi caratteri, è possibile che ci ripensino e rimangano insieme alla Casa Bianca, oppure che la affittino a Putin per le vacanze, o ancora che si facciano ibernare in Groenlandia dopo averla invasa a cavallo di una Tesla mascherata da iceberg.
Ma per il momento vogliamo credere alle indiscrezioni che danno per conclusa l’avventura politica di Musk nei panni improbabili di consigliere di Trump e domatore di statali, mentre sarebbe stato meglio viceversa. Nell’imbullonarsi alla poltrona, la burocrazia americana non avrà la costanza di quella europea, ma è perfettamente in grado di tenere testa a un uomo d’azione che si annoia in fretta. Quanto a Trump, fa già fatica ad andare d’accordo col suo ciuffo arancione davanti allo specchio, figuriamoci se poteva sopportare di essere oscurato da un tizio che gira con un cappello a forma di formaggio e ha trasformato lo Studio Ovale in un asilo-nido, riempiendoglielo di piccoli Elon che si chiamano come algoritmi.
Da quando Musk aveva liberato l’estremista che è in lui, i titoli delle sue aziende erano precipitati. Strano che uno così sensibile alle teorie complottiste non sapesse che i potenti veri non salgono mai sul palcoscenico della politica; si limitano a mettere o togliere la corrente del denaro che muove il sole e le altre stelle. Ora tornerà dietro le quinte, sempre che Trump non abbia già venduto anche quelle.
Ciao ciao Gramellini . Ti piacerebbe , ma molto probabilmente non è così che andranno le cose.
È un classico del giornalismo sbagliato : scambiare i propri desideri con la realtà e scriverci pure sopra . Ma aspetta che un fatto si avveri prima di propinarlo per verità !
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