(Tommaso Merlo) – Che la pace si ottenga con la forza è una fregnaccia epocale. Basta guardare Israele. I sionisti dispongono di una potenza militare nettamente superiore a quella palestinese e con la forza non hanno ottenuto nemmeno un giorno di pace. Israele è uno stato militarizzato, con immense risorse pubbliche spese in armi, coi suoi cittadini che si addestrano per anni e son sempre pronti a partire per il fronte. E non solo. I loro nemici non sono una potenza alla pari, ma un popolo martoriato da anni di persecuzione ed oppressione anche economica, un popolo che lancia sassi e bombe artigianali. Eppure con la forza Israele invece della pace ha ottenuto intifade, terrorismo domestico, guerra permanente e stragi che ne hanno compromesso la reputazione nel mondo. Ricorrendo alla forza bruta, Israele ha ottenuto al contrario insicurezza, instabilità, tensioni anche intestine e un paese invivibile da cui i suoi cittadini scappano e da cui i paesi democratici si dissociano. Un vicolo cieco che ne mette addirittura a rischio la sopravvivenza. Oggi siamo addirittura al genocidio eppure all’orizzonte non c’è né pace né nessuna soluzione politica. Già, quella sulla bocca dei politicanti europei è davvero una fregnaccia epocale, con la forza si aggravano solo i problemi e si passa dalla parte del torto. Vale anche per i palestinesi che se invece della lotta armata avessero seguito un Gandhi, oggi sarebbero vincitori e liberi. Perchè più hai ragione, più la violenza è un harakiri. Tornando a noi europei, a sentire i politicanti che ci ritroviamo dovremmo ottenere la pace con la forza e non contro un popolo martoriato, ma contro la potenza nucleare russa alleata con la Cina. Davvero, un ricambio totale delle classi dirigenti continentali è la principale priorità politica. Se la società civile non si sveglia, i politicanti ci trascineranno dritti verso una devastante terza guerra mondiale. Invece di ammettere le responsabilità del disastro ucraino e tornarsene a casa loro, rilanciano col riarmo anche della Germania. E non c’è due senza tre. La strada verso l’ennesima catastrofe è sempre la stessa. Un pretesto storico, paura sparsa tra i cittadini in modo da fargli fare di tutto, addestramento e militarizzazione di massa e poi via con la mattanza che coi nuovi marchingegni tecnologici e il nucleare si preannuncia senza precedenti. Decine se non centinaia di milioni di persone che butteranno via la loro vita perché nei palazzi del potere siedono politicanti che credono che la pace si ottenga con la forza. Che credono che la violenza e quindi la guerra sia uno strumento per ottenere i propri obiettivi politici. Come i facinorosi per strada, come i bulli al bar. Un balzo anche culturale all’indietro davvero impressionante. Un rinnegamento del progetto europeo che rischia di comprometterlo per sempre. Perché è proprio l’Europa che ha insegnato al mondo che la pace si ottiene unendosi, si ottiene cooperando, si ottiene dotandosi di leggi ed istituzioni comuni. La pace si ottiene ascoltando le ragioni altrui con onestà intellettuale e proponendo democraticamente le proprie, si ottiene sforzandosi di trovare soluzioni intelligenti per tutti. La pace si ottiene dialogando, ragionando, trattando e anche scendendo a compromessi se necessario. La pace si ottiene usando cuore e cervello invece che mani e piedi. E non dimenticando mai che la pace è il bene supremo nella vita delle persone come di quella dei popoli. Quello che stanno combinando i politicanti europei è davvero imperdonabile. Anche perché non c’è nemmeno un valido pretesto. Fino a ieri la Russia era nostra amica e non appena quei politicanti fanatici si leveranno dai piedi, tornerà ad esserlo. Amica, vicina e indispensabile fonte energetica con cui costruire un futuro insieme. Altro che deliri ed isterismo guerrafondaio. Davvero imperdonabile. La speranza è che quando la società civile si accorgerà che a rischio c’è la propria vita e quella dei suoi figli e nipoti, allora si ricorderà che essere cittadini significa avere diritti ma anche doveri e che in democrazia il potere è nelle nostre mani. Un potere che dobbiamo esercitare in modo da evitare che l’Europa segua il suicida esempio sionista e riprenda piuttosto la strada della pace intrapresa nel dopoguerra.