(Stefano Rossi) – Non è il caso di ripercorrere decenni di storia, ma è doveroso ricordare, brevemente, che la destra sociale, di Almirante, fu relegata ai margini della Repubblica, non solo come partito, ma come espressione di una cultura di un popolo.

Poesia, cinema, letteratura, intellettuali, musica, arte in generale, giornali, riviste e satira, dagli anni 50 fino ai giorni nostri, erano in mano alla sinistra del Pci.

È come spargere sale sulla ferita, ma una rivista come Linus, a destra, non la potevano nemmeno sognare (in quella rivista si difendeva il popolo palestinese dai soprusi imperiali di Usa e Israele).

Si può rimanere delusi ma non si può obiettare allo sterminato elenco di nomi illustri della cultura italiana, di sinistra o meno, ma non certo di destra, a fronte di sparuti casi di persone, di cultura o meno, appartenenti alla destra.

Financo chi non ha mai votato per il Pci, come Francesco Guccini, notoriamente veniva accostato al partito di Botteghe Oscure.

A sinistra piaceva così tanto che non poteva non essere comunista.

Questa è una realtà inconfutabile.

Ieri, alla Camera dei Deputati, la presidente Meloni aveva la possibilità di rimediare, sia pure per poco, a questa inevitabile differenza culturale ricordando Altiero Spinelli come colui che fu irrimediabilmente fuori dalle orbite del comunismo per via delle sue contraddizioni, vergognosamente celate da tutti i comunisti dell’epoca.

Invece, ignara della storia e del suo corso, Giorgia Meloni si è comportata come una scolaretta cinica ma incapace di capire fatti evidenti.

Ha letto qualche sparuto passo del ‘’Manifesto di Ventotene’’ scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941, a Ventotene, sperando di colpire l’immaginazione altrui.

E, come spesso succede, è stato un boomerang.

Non ricordo il giornalista che, oggi, ha giustamente scritto che anche nel Vangelo, se volessimo riportare frasi estrapolate e decontestualizzate, le parole di Gesù, risulterebbero del tutto diverse e contrarie al suo intento divino.

Si riferiva al passo in cui Gesù dice di venire per portare la spada e non la pace.

A destra, se vogliono crescere, non certo con le grida di “presente”, si devono dedicare di più alla storia. Magari troveranno spunti per fare un discorso sensato sul piano storico e intellettuale, cosa rara da quelle parti.

Altero Spinelli fu un vero comunista come tanti giovani italiani lo furono.

Credeva in un socialismo reale che avrebbe cancellato differenze sociali ed economiche.

Poi, però, la casa madre, il Pcus dell’Urss, non era tanto comunista come si poteva pensare.

E fu così che, Italo Calvino, ma anche Altero Spinelli, lasciarono il Pci ai suoi deliranti proclami di rivoluzione proletaria, lotta di popolo, potere al proletariato ma intanto restava fedele al Pcus che sedava nel sangue le giuste rivolte in Ungheria e in Cecoslovacchia.

Quel Pci che lasciò al triste destino i tanti italiani che rimasero sotto gli artigli di Tito e le sue Foibe. Italiani convinti dal Pci a rimanere lì, in attesa della fulgida rivoluzione comunista che avrebbe portato pace e libertà. Difatti, chi non gli credeva, e tornava in Patria, veniva accolto al grido “Fascisti e traditori!”.

Ecco, se proprio la Meloni volesse gettare un sasso in uno stagno fermo come il marmo, sarebbe da fare un bel discorso sul finto “strappo di Berlinguer”, e i conti fatti, o non fatti, a sinistra sul comunismo che avrebbe dovuto portare pace e prosperità qui da noi.

Già, ma per fare questo bisogna leggere la cronaca, la storia, i fatti accaduti senza preconcetti.

Intanto, la Meloni, ha azzerato in pochi minuti anni di lavoro di Gianfranco Fini per portare la destra in un alveo più democratico ed europeo.

Ed è per questo che, al governo, troviamo uno come il ministro Lollobrigida.

Ed è per questo che, uno storico ed intellettuale, del calibro di Luciano Canfora, lo trovi dalla parte degli ex comunisti, e non a destra, il quale ha detto che la sinistra è sempre divisa per via delle numerose, tal volta contrastanti idee, a destra, invece, non hanno questi problemi. Sono sempre uniti nel votare anche quando sono divisi perché, al massimo, hanno un’idea sola da condividere.