Meloni dovrebbe essere la donna forte che ama raccontare: non davanti ai giornalisti italiani, ma nei palazzi di Bruxelles e Washington.

(di Giulio Cavalli – lanotiziagiornale.it) – L’Italia rischia di più. Lo dice l’Istat, lo confermano i numeri: il 48% del nostro export vola fuori dall’Unione europea e gli Stati Uniti sono il secondo mercato di sbocco. Se Trump dovesse impugnare l’arma dei dazi, l’Italia sarebbe il bersaglio perfetto: piccola abbastanza per non fare paura, vulnerabile abbastanza per essere usata come avvertimento. Un colpo diretto alle nostre imprese che già faticano tra stagnazione economica e un’Europa che gioca sulla difensiva. E il governo Meloni? Per ora, equilibrismo. Il tentativo di non scontentare nessuno, di non esporsi, di fare la voce grossa in conferenza stampa e poi calare la testa nelle stanze che contano. Trump è una variabile impazzita, certo, ma una cosa è chiara: chi negozia da una posizione di debolezza è già sconfitto. E l’Italia, in questo scenario, è un vaso di coccio tra giganti.
Qui servirebbe un sovranismo vero, non la versione da talk show. Difendere l’interesse nazionale significa fare scelte nette, non farsi dettare la linea. La Francia lo sa, e gioca su più tavoli. La Germania lo sa, e tratta da potenza economica. L’Italia, invece, è bloccata in una terra di nessuno, con un governo che si pavoneggia di patriottismo ma si rassegna all’irrilevanza internazionale.
I dazi americani possono costarci miliardi, posti di lavoro, pezzi interi del nostro sistema produttivo. Il settore manifatturiero e quello agroalimentare sono in prima linea: un aumento dei dazi metterebbe in ginocchio l’export di eccellenze italiane come il vino, la moda, la meccanica di precisione. E mentre la Francia tutela le sue industrie con diplomazia aggressiva, l’Italia resta a guardare, nella speranza che il problema si risolva da solo.
Meloni dovrebbe essere la donna forte che ama raccontare, ma nel luogo giusto: non davanti ai giornalisti italiani, ma nei palazzi di Bruxelles e Washington, battendo i pugni per difendere l’Italia. Perché la verità è semplice: se non sei tu a proteggere il tuo Paese, nessuno lo farà al posto tuo.
24 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale… Con Giorgia l’economia va a s-gonfie vele… 😏
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/03/14/gennaio-produzione-industriale-in-calo-per-il-ventiquattresimo-mese-consecutivo/7913555/
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LA PIAZZA DELLA VERGOGNA- Viviana Vivarelli
Alla faccia del famoso sovranismo, ormai la Meloni è talmente succube dei poteri forti che non le resta che camminare carponi davanti a Trump o alla von der Leyen, nella speranza di non diventare strabica.
Ma non va meglio per il resto della vile partitocrazia italiana che oggi sfilerà nelle piazze a mostrare baldanzosamente la sua totale sudditanza al Rearmo europeo, in uno spettacolo di meschineria che più ipocrita e vigliacco di così non si può. Praticamente vermi striscianti senza più né ideologia né valori.
Ma quale recupero del territorio o sanità da risanare o economia da rinforzare!! ALL’ARMI!! ALL’ARMI!!
ALL’ARMI SIAMO FASCISTI ! A MORTE I POPULISTI!
E noi del Fascio siamo i componenti
la causa sosterrem fino alla morte
e lotteremo sempre forte forte
finché terremo il nostro sangue in cuor.
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Come è corsa la donzella a cancellare gli accordi commerciali con la Cina firmati da Giuseppi per farsi dare dolci carezze da rimbambaiden e adesso gli uesei ci sono riconoscenti con i dazi🤔
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Ma quale ‘donna forte‘? Ma perché tutti la ritengono una donna forte? Sicuramente non è forte. Questa di forte, semmai, ha solo le corde vocali, e infatti urla sempre in romanesco di Garbatella. Ma non è forte, anzi, è un mollusco (o molluscA?), non è forte, non lo è mai stata. Giòggia, è una che striscia per provare a essere amica di tutti, ma senza esserlo di nessuno. Si è autocondannata da sola all’irrilevanza. E questa non è neanche debolezza (neanche pavidità, ma sicuramente non è forza): è semplicemente para-Q-lismo al 100%, roba che Screnzie… lèvati. Poracccia… 🤦🏻♂️
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Quando Giuseppi volle firmare la Via della Seta, Trump gli disse che non andava bene per gli USA che l’Italia si legasse alla Cina.
Giuseppi gli rispose: ti capisco, ma io sono stato eletto per fare gli interessi dell’Italia.
E Trump accettò l’accordo.
Ovviamente Giuseppi è un CONTE, qui parliamo di una SERVETTA, è un altro modello di persona, niente di comparabile.
Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia.
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