È stato spezzato un tabù, che il conflitto avesse solo una soluzione: la vittoria completa della nostra parte. Le trattative sono giochi imperfetti, la guerra va smontata pezzo a pezzo. L’Ue non capisce quel che accade

(Domenico Quirico – lastampa.it) – Abbiamo passato tre anni piombati in un orizzonte di labirinti, di sacche, a scavare astronomiche distanze morali con il “nemico” distanziatrici e semplificatrici tanto che non riusciamo più a leggere nient’altro: qualsiasi prospettiva diversa dalla guerra, dalla vittoria assoluta, dalle deterrenze salvifiche ci appare come minata e falsa, zeppa di focolai infetti e lacerata da ragioni contrarie. Non sappiamo più leggere l’umile, metodico, lento alfabeto della diplomazia. Non ne rispettiamo i tempi, non vediamo l’ora, e sogniamo il pretesto, per giudicarla fallita e illusoria. Nella bancarotta di questa guerra questo temo sarà il veleno che ci porteremo dietro permanentemente e che infetterà il nostro modo di leggere il mondo.
La diplomazia è qualcosa che si respira. È uno scopo, ristabilire un equilibrio compromesso dalla guerra, al di la di questo o di quell’interesse parziale. Per quanto appaia disarmato rispetto alla pura Forza, è un insieme di principi, di norme, di passaggi e di convenzioni, di ideali; nei momenti decisivi in chi la esercita determinati come una passione.

Allora: un punto fermo, incancellabile c’è nella tragedia della guerra tra ucraina e Russia. È stato spezzato il tabù, il divieto messo in piedi da spregevoli scribi di sofismi secondo cui il conflitto poteva avere una unica soluzione: la vittoria completa, purificatrice e redentrice della nostra parte. A specchio era lo stesso totem inflessibile montato dal Cremlino per la sua propaganda. Tutto è stato allestito, scavare i baratri delle sanzioni (inutili), la fornitura di armi prelevandole da un arsenale che si supponeva inesauribile, la criminalizzazione dell’avversario, Putin il criminale e Zelensky il nazista. Miscugli di odi latenti o tiepidi per far si che la diplomazia, invocata a parole per poi irriderla nei fatti, non potesse innescarsi. Soprattutto gli europei, ragionando a furia di ubbie e ghiribizzi, si sono rinchiusi in questo vicolo fino a diventare, nelle idee, piatti e asfittici. Le parole di guerra erano oro zecchino, quelle della trattativa moneta falsa.
Ebbene: per fronteggiare questo disastro di idee mal acconciate la diplomazia, purtroppo, ho dovuto far ricorso a uno come Trump! Per riconoscere finalmente la nostra voce, (la diplomazia moderna è una invenzione europea), abbiamo dovuto attendere che imbandisse i suoi metodi grotteschi, le tangenti economiche per “il disturbo”, le minacce inattendibili proprio per una enormità che ne svela rapidamente la inconsistenza: dalla umiliazione di Zelensky alle sanzioni “terrificanti” promesse a Putin se non si adegua: a chi da tre anni convive benissimo proprio con le sanzioni!
Alla fine il personaggio di Trump è irrilevante, è stato solo l’innesco, quel che conta è che la guerra a usura, infinita, senza alternative non è più l’unica via possibile. Poi tutto il resto, il tempo necessario perfino per una semplice tregua, le mosse e le contromosse, le battute a vuoto e i passi indietro che ci saranno, gli scontri e le minacce, è tutto in bilico, materia da definire. La pentola sta già bollendo ma non si sa che cosa si troverà dentro quando verrà finalmente sollevato il coperchio. Tutti i protagonisti in queste settimane, come accade sempre, non hanno parlato agli altri, hanno parlato al proprio campo mobilitandoli su quelle che sono le posizioni estreme del campo di gioco diplomatico: Trump agli americani per dimostrare che come impone il suo personaggio rodomontesco sa “imporre la pace” ai renitenti; Zelensky insiste sulle garanzie e non pronuncia la pericolosa parola “rinunce territoriali”, Putin assicura che la tregua non gli conviene, vuole la pace “duratura” dice lui, che è l’equivalente in vaghezza della “pace giusta”.
Ma il meccanismo è avviato, si passerà dalla scenografica diplomazia in diretta tv a quella vera, sotterranea. Nessuna delle parti, nemmeno Trump, questo strambo e discutibile negoziatore che dovrà però per il suo analfabetismo lasciar posto ai tecnici, nemmeno Putin che pure sta vincendo sul campo di battaglia, hanno la possibilità di svincolarsi, di recitare il ruolo di chi ha deciso di tagliare il filo e di dire basta. La diplomazia, una volta avviata, lega le mani, se tradita diventa per chi lo fa più pericolosa di una sconfitta.
La grande qualità è nella sua… imperfezione. In tempi come questi di odiosi integralismi, il meglio che si può utilizzare per contenerli è proprio questa apparente incompiutezza. Delle trattative diplomatiche bisogna amare anche le lacune. È un gioco perfetto che richiede pazienza, perfino ascetismo, bisogna smontare la guerra pezzo dopo pezzo. un incontro tra una scienza vecchia di secoli con una creatività spregiudicata giorno dopo giorno, vertice dopo vertice, due astratti che diventano complementari. E il mondo di oggi è un mondo fatto a imbuti, di integralismi. Idee uniche, fissazioni, bugie e quindi prigioni.
E invece subito si sentono gli strilli degli impazienti: Putin ha detto no, non vuole discutere… chiede troppo chiede tutto…La tregua è morta prima ancora di essere nata… Risposte fisse e catechistiche di chi per tre anni non ha fatto altro che giocare alla guerra.
Stona e costituisce un pericolo e un dettaglio sgradevole la posizione della Unione europea, offesissima per non essere stata invitata alla trattativa della pace. Il suo sbandierato riarmo parolaio, le promesse di poter garantire da sola la resistenza a oltranza di Kiev, la ribadita certezza della inevitabilità della guerra, sono un esplicito sabotaggio al tentativo fragilissimo di una trattativa. Una responsabilità di cui le sgangherate élite europee non sembrano aver colto la gravità storica e morale.
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Segnalo: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/esteri/690107/obiettivo-riarmo-ue-draghi-von-der-leyen-guerra-sabotare-pace-ucraina.html
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Sempre grazie EI H
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Insomma abbiamo un’ampia scelta: o fessi o fetusi
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Ogni tanto Quirico esce dal torpore e scrive un ottimo pezzo
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Quirico, nonostante tutto, è sempre stato un giornalista decente. Lo schifo sono tantissimi altri.
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Ho cercato di resistere , nonostante gli sbadigli, ma poi il sonno ha preso il sopravvento.Ma riconosco lo sforzo per uscire dal solco profondo della consuetudine .
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