(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Ci avevano annunciato che stava per finire la Storia, invece è finita prima la satira. La paziente era debilitata da tempo, vittima di crescenti attacchi di incomprensione, ma il momento del decesso risale a ieri mattina, orario di Los Angeles, quando il regista Solo Avital, non esattamente un simpatizzante di Trump, ha annunciato di essere l’autore del famoso video su Gaza trasformata in resort che molti avevano attribuito allo staff del Presidente. Quel regista considera Trump un pericoloso megalomane e intendeva farne la parodia. Senonché il suo video è stato condiviso dal bersaglio della satira, e non per magnanimità, ma perché Trump si è riconosciuto con orgoglio in quelle immagini grottesche: la colossale statua d’oro di sé medesimo, il cocktail a bordo piscina con Netanyahu.

La verità è che ci siamo cascati un po’ tutti, pur sospettando lo scherzo. Ma è proprio questo il problema: che tra scherzo e incubo non esiste più un confine certo. La satira è un mezzo tono, uno sguardo laterale, a volte surreale, ma si espone a continui ribaltamenti di senso da quando è scomparso il senso del ridicolo, i Capi di Stato brandiscono la motosega e, appena scrivi una battuta senza aggiungere l’emoticon della faccina sorridente, rischi di venir preso sul serio. Se per esempio dicessi che, in confronto a Trump, Salvini è Leonardo da Vinci, qualcuno (forse lo stesso Salvini) sarebbe capacissimo di ritagliare la seconda parte della frase e postarla sui social con un pollicione.