
Finora sarebbero state accertate almeno tremila ore di lavoro straordinario non pagate da Poste Italiane ai suoi dipendenti precari. L’azienda riteneva, erroneamente, che lo svolgimento dello straordinario fosse subordinato a una esplicita autorizzazione da parte dei responsabili dell’ufficio. Questo ha portato a non pagare né registrare molte ore svolte al di fuori dell’orario previsto, in quanto mai autorizzate.
A farne le spese i portalettere impiegati con contratti precari. Si tratta solitamente di giovani, inesperti e facilmente ricattabili. Spesso costretti ad anticipare o posticipare l’inizio e la fine dei turni previsti, nel tentativo di gestire gli ingenti carichi di lavoro. Ma senza che nessuno li autorizzasse a farlo, e pertanto l’azienda considerava le ore aggiuntive prestate in modo spontaneo e gratuito.
Questa cinica e consolidata prassi rappresentava una sorta di gavetta “fuorilegge”. Supinamente accettata dagli stessi precari, per evitare di compromettere le possibilità di vedersi prorogare i contratti a termine. Tutto era ampiamente conosciuto e tollerato sia da Poste Italiane, sia dalle organizzazioni sindacali in azienda, salvo poche eccezioni.
La situazione è venuta alla luce nel 2022, grazie a una denuncia presentata all’Ispettorato del Lavoro di Pistoia, da parte di un portalettere allora in servizio nel capoluogo toscano. Il lavoratore in questione aveva svolto 77 ore di straordinari in due mesi, senza ricevere alcuna retribuzione. Poste Italiane, dopo essere stata diffidata dall’Ispettorato a corrispondere quanto dovuto, aveva presentato ricorso dinanzi al Tribunale di Pistoia, contestando la fondatezza di questa decisione. Al solito, si appellava alla mancanza di un’autorizzazione esplicita allo straordinario.
Con sentenza del 6 giugno 2024, il Tribunale ha respinto il ricorso e condannato l’azienda al pagamento delle spese legali. Nell’occasione, il giudice ha chiarito che l’autorizzazione può essere concessa anche implicitamente, come risultato di comportamenti concludenti. Poste Italiane, infatti, senz’altro conosceva o poteva conoscere le ore lavorate da ciascun dipendente, in virtù dei cartellini “marcatempo” in suo possesso. Eppure, non era mai intervenuta per garantire il rispetto effettivo dell’orario di lavoro.
Pistoia non è un caso isolato. Quando si è diffusa la voce della vittoria giudiziaria sugli straordinari non autorizzati, sono emerse situazioni simili in altre città italiane, dove i precari hanno cominciato a denunciare a loro volta l’accaduto. La vicenda, raccontata da Report nell’inchiesta “Il postino”, andata in onda domenica 23 febbraio 2025, sta sollevando una forte eco mediatica. Ora, la domanda che si pongono tutti è: quanti sono i lavoratori di Poste Italiane che hanno svolto straordinario senza che gli sia stato riconosciuto?
Carmine Pascale
Movimento Precari Poste Italiane
dovendo svendere l’azienda è chiaro che chi compra risparmia sul personale…precario e a tempo determinato.
E I SINDACATO DOVE SONO?
Immagino il Maggioritario: la CISL…quindi tutto in accordo con quattro gatti dirigenziali!
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ops…sindacati
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succedeva spesso , soprattutto nel turismo affidato alle cooperative rosse , non pagavano mai i contributi normali tanto meno gli straordinari. Già 40 anni fa ,era un abitudine consolidata .
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