
(Tommaso Merlo) – Israele ha perso la guerra a Gaza. Bombardando a tappeto i civili non ha sradicato Hamas, non ha liberato gli ostaggi e nemmeno la Striscia ed ha dovuto ritirarsi e trattare. Sterminando innocenti ha poi ricompattato il mondo arabo, compromesso la sua reputazione anche in Occidente e logorato economicamente e moralmente se stesso. Una disfatta. Eppure i sionisti scalpitano per riprendere la guerra esaltati dalle deliranti affermazioni di Trump sul Resort Genocidio con vista su un mare di sangue. Quel criminale di Netanyahu è ancora a piede libero e coi suoi complici di governo sta già mettendo le mani avanti sulla seconda fase del cessate il fuoco che dovrebbe occuparsi della gestione futura di Gaza. Come fanno da sempre anche nella West Bank, non vogliono nessuna vera autorità palestinese ma fantocci o nemici da sterminare per completare l’annessione. L’obiettivo dei sionisti è da sempre quello coloniale, vogliono la terra palestinese senza i palestinesi o in alternativa sottomettere quelli che restano. Ma senza ammetterlo e scaricando le colpe di ogni atrocità sui palestinesi che non se ne vanno serenamente da casa loro. Sono passati oltre settant’anni da quando i sionisti sono sbarcati a Giaffa, il loro bilancio è disastroso eppure sono incapaci di farsi un esame di coscienza e persistono cocciutamente nel vicolo cieco in cui si sono ficcati. Fanatismo ideologico che si placa sono quando sbatte e quindi in fondo autodistruttivo. Senza il supporto occidentale o meglio senza quello della politica e della stampa in giacca e cravatta, il sionismo non esisterebbe più da molto tempo. La comunità internazionale lo avrebbe inchiodato ai suoi crimini ed avrebbe imposto perlomeno la soluzione dei due stati del 1967. E in caso di cocciuto rifiuto, peggio ancora, il mondo arabo avrebbe sconfitto militarmente Israele ristabilendo gli equilibri del 1947. Ma grazie soprattutto agli amichetti americani, eccoci qui. Reduci da un genocidio, in attesa che riprenda la pulizia etnica e col resort vista mare di sangue come prospettiva. Davvero un disastro ma anche per Israele che se non si disintossica dal sionismo, non ha nessuna possibilità di sopravvivere nel lungo periodo. La violenza genera una violenza opposta ancora maggiore. Una legge della vita paradossalmente insegnata anche nella Bibbia e calpestata ogni santo giorno in quella Terra Maledetta. Al momento Israele più che un paese è una base militare, un avamposto sempre più invivibile detestato e boicottato dal mondo intero e circondato da efferati nemici che guerra dopo guerra invece di placarsi aumentano di numero e forza. L’Occidente è poi sempre più in pezzi e se staccasse la spina, l’intero mondo arabo si fagociterebbe Israele in un baleno. Davvero un fallimento disastroso dopo oltre settant’anni. L’unica salvezza per Israele è invertire radicalmente la rotta tornando alla diplomazia, alla legalità internazionale e alla pace. E’ prendere atto del vicolo cieco sionista e fare inversione. Ricominciando a trattare i palestinesi e tutti gli arabi come esseri umani alla pari e concordare con tutti loro una soluzione intelligente, accantonando farneticazioni pseudoreligiose e favorendo la sacrosanta nascita di uno stato palestinese libero ed autonomo oppure di una soluzione federale. Già, la salvezza degli israeliani dipende dalla salvezza dei palestinesi come non mai. E Gerusalemme è e sarà la città santa di tutte le religioni monoteiste. È solo questione di tempo. Per salvarsi Israele deve gettare nell’umido personaggi come Netanyahu e ritrovare la strada del buonsenso e del realismo politico. Non ci vuole tanto, basta che si guardino attorno ma anche dentro. Gaza è un cumulo di macerie ma lo è anche Israele. Macerie politiche, sociali ma anche interiori. Leggi della vita che insegna paradossalmente anche la Bibbia. Israele si salverà solo quando troverà la forza politica e morale per ammettere i suoi tragici errori e porvi rimedio. Una sfida ardua e che solo gli israeliani possono intraprendere. La loro rovina è il sionismo, non i palestinesi. Quel fanatismo ideologico che si placa solo quando sbatte e quindi in fondo autodistruttivo. Israele ha perso la guerra a Gaza e il resort è l’ennesima folle illusione. Israele riuscirà a salvarsi solo se saprà finalmente integrarsi alla realtà mediorientale. Sempre che non sia troppo tardi.
Finché questa resta la percentuale può solo andar peggio, il male:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/16/i-miei-connazionali-sanno-che-e-un-genocidio-ma-continuano-a-mentire-il-racconto-dellattivista-israeliano-che-si-batte-per-i-diritti-dei-palestinesi/7875848/amp/#amp_tf=Da%20%251%24s&aoh=17397865271861&csi=0&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com
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“Israele ha perso la guerra a Gaza. Bombardando a tappeto i civili non ha sradicato Hamas, non ha liberato gli ostaggi e nemmeno la Striscia ed ha dovuto ritirarsi e trattare”
E tu credici che l’obiettivo VERO fosse sradicare Hamas e liberare gli ostaggi.
Se l’incolumità degli ostaggi fosse stata una priorità, dubito che avrebbero lanciato tutte quelle bombe che, inevitabilmente, han fatto fuori pure una parte degli ostaggi.
Sullo sradicamento, non è che se non lo fai al 100% vuol dire che hai perso. Di certo ora Hamas e innocuo o quasi per Israele. E comunque non c’è una lista per sapere quanti ne rimangono e se nuovi affiliati ne fanno ora parte. Quini sta “sconfitta” per il mancato sradicamento è una fesseria.
Se no dovremmo dire che anche Putin ha perso, perchè non ha sradicato tutti i più o meno nostalgici di Bandera.
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