Tajani: va aiutato il ceto medio prima che diventi povero. La Lega replica: è una mancetta, serve la rottamazione

ANTONIO TAJANI, MINISTRO MAECI

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – Roma — Lega e Forza Italia litigano anche sui numeri e combattono con calcolatrice alla mano. Il partito di Matteo Salvini, con la sponda del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, spinge sulla rottamazione delle cartelle esattoriali e ha già depositato due proposte in Parlamento. Mentre per gli azzurri, con l’appoggio di Fratelli d’Italia, la priorità resta il taglio dell’Irpef dal 35% al 33% per chi ha un reddito fino a 60 mila euro. «Una mancetta», per il Carroccio. Mentre il vicepremier Antonio Tajani sostiene che «il ceto medio deve essere aiutato perché bisogna impedire che diventi un ceto povero».

Non è d’accordo Salvini che torna a insistere su quella che chiama «pace fiscale» e su cui il viceministro del Tesoro, Maurizio Leo di Fratelli d’Italia, nei giorni scorsi ha sollevato dubbi per quanto riguarda le coperture. Il partito del vicepremier, fallito il tentativo di inserire la norma nel decreto Milleproroghe, adesso chiede l’approvazione del disegno di legge depositato in Senato a prima firma del capogruppo Massimiliano Romeo e che prevede la rottamazione di cartelle fino al 31 dicembre 2023 in 120 rate. Il testo è identico a quello presentato alla Camera a firma del presidente della commissione Attività produttive Alberto Gusmeroli e assegnato in commissione Finanze.

Così, con una nota durissima, la Lega risponde ai colleghi di governo dicendo che «il ceto medio si aiuta liberando dall’angoscia dell’Agenzia delle entrate oltre 23 milioni di italiani. Altre misure ipotizzate nelle ultime ore», il riferimento è al taglio dell’Irpef, «invece, nel concreto garantirebbero una mancetta da poco più di 36 euro al mese per 1,7 milioni di cittadini».

Ecco quindi che la guerra all’interno della maggioranza si fa più dura. «I conti non tornano», risponde il responsabile dipartimenti di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, che respinge la definizione di «mancetta» attribuita dalla Lega al taglio dell’Irpef. E il deputato Maurizio Casasco, responsabile economico del partito, spiattella i calcoli: «Con la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35 al 33% per i redditi da 28.000 a 50.000 euro, rimarrebbero in più in tasca agli italiani 440 euro netti l’anno. Se il taglio dell’Irpef di due punti riguardasse i redditi fino a 60.000 euro, rimarrebbero in più in tasca ai cittadini 1.440 euro netti annui».

In questo botta e risposta dice la sua anche il senatore leghista Claudio Borghi, che insiste sui 36 euro in meno di tasse: «Non dico che sia sbagliato ma mi sembra in tutta evidenza una questione meno urgente» della rottamazione delle cartelle esattoriali. Ma il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, pur sottolineando che «non vi è alcun contrasto nel centrodestra» ricorda agli alleati che bisogna «raggiungere tutti gli obiettivi prefissati dal governo». E il taglio dell’Irpef è tra questi.