(di Michele Serra – repubblica.it) – Che il vice di Trump, J. D. Vance, sia preoccupato «per la libertà di parola in Europa» potrebbe essere solo una notizia buffa, una delle tipiche gaffe degli americani all’estero: la conoscenza del resto del mondo non è materia nella quale gli americani brillino, anche se fanno il vicepresidente.

Un facoltoso cliente americano una volta chiese a mio padre, che lavorava in banca, “se anche in Italia conosciamo il Natale”. Una coppia di insegnanti americani, ospite di un mio amico in una vallata del Bolognese, di fronte a una fotografia di don Bosco appesa davanti a una scuola, gli chiese come fosse possibile che si potesse omaggiare pubblicamente il capomafia locale, e il mio amico dovette spiegare che don Vito Corleone e don Bosco non facevano lo stesso mestiere.

Ma in questo particolare scorcio della storia, la sortita di Vance non è per niente divertente. È irritante oltre misura, perché arriva dall’esponente di spicco di una destra che sta bonificando, o proclama di voler bonificare, le biblioteche pubbliche americane (quelle scolastiche in particolare) da «contenuti sessuali» (Lolita di Nabokov il primo della lunga lista di proscrizione) e considera blasfemo, e da mettere al bando, l’evoluzionismo di Darwin.

Molti cristiani rinati, negli Usa, ritirano dalle scuole i loro figli perché basta e avanza la Bibbia a capire come è nato il mondo. I più tolleranti concedono alle scuole di continuare a insegnare, a patto che nelle aule siano appesi i dieci comandamenti.

Trump e Vance sono i campioni politici di questa America intollerante, bigotta e antiscientifica. Se conoscessero, oltre la Bibbia, anche il Vangelo, questi cristiani senza Cristo si occuperebbero della loro trave invece di discettare sulle pagliuzze altrui.