La protesta delle toghe – Resistere, resistere, resistere. In tutta Italia i magistrati abbandonano l’inaugurazione dell’anno giudiziario quando parlano i membri dell’esecutivo

(Di Gianni Barbacetto, Saul Caia, Marco Grasso, Vincenzo Iurillo, Marco Lillo, Lucio Musolino – ilfattoquotidiano.it) – Uniti. Contro la separazione delle carriere. A migliaia con la Costituzione in mano, con la coccarda tricolore; senza distinzioni di correnti, di generazioni. In migliaia a lasciare le aule quando hanno preso la parola il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e i rappresentanti del governo.
Non era successo forse nemmeno ai tempi di Silvio Berlusconi che i magistrati italiani ritrovassero un senso di appartenenza così forte. Difficile dire se la protesta di ieri scalfirà la riforma del governo Meloni. Ma è riuscita a raggiungere l’opinione pubblica. E a dare, dopo tanti problemi, un’immagine coesa della magistratura.
In tutte e 26 le sedi di Corte d’Appello – da Torino a Palermo, da Milano a Napoli, da Roma a Reggio Calabria – giudici e pm hanno risposto in massa alla mobilitazione lanciata dall’Associazione nazionale magistrati. E hanno abbandonato le cerimonie, lasciando le aule semivuote: una prova generale di compattezza in vista dello sciopero del 27 febbraio.
E infatti la reazione di Giorgia Meloni è stata dura: “Mi rammarica l’atteggiamento dell’Anm per cui ogni riforma della giustizia diventa un’Apocalisse… Credo non giovi neanche ai magistrati perché quando ci si siede ad un tavolo un punto d’incontro si trova sempre”. Comunque, ha proseguito la premier, “stiamo facendo qualcosa di perfettamente adeguato alla Costituzione che non dice che la giustizia non si può riformare”. Lapidario il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Spiace che i servitori dello Stato si alzino e se ne vadano con la Costituzione. Il magistrato la Costituzione dovrebbe anche averla letta…”.
Napoli
Il procuratore Nicola Gratteri non ha partecipato all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. Quella più attesa, perché vedeva la partecipazione del ministro Carlo Nordio. Appena il Guardasigilli è intervenuto, i magistrati hanno lasciato il Salone dei Busti di Castel Capuano. “Una protesta simbolica contro una riforma che mina al cuore l’indipendenza della magistratura e i principi della Costituzione”, dice il presidente di Anm Napoli, Cristina Curatoli. Il giudice Maria Concetta Criscuolo evoca Licio Gelli: “La separazione delle carriere era nel programma della P2”. Il Pg di Napoli Aldo Policastro, che è stato anche giudice, ha un’opinione controcorrente: “Ho sempre pensato che dovrebbe essere obbligatorio il cambio funzione almeno una volta nella carriera di ogni magistrato, ogni funzione ne trarrebbe beneficio”. E Nordio? “Non si può pensare che il mio obiettivo sia l’umiliazione della magistratura – il succo del discorso – è una riforma solo tecnica, il pm non sarà mai assoggettato all’esecutivo, not in my name, non in nome di questa riforma”. Applausi scroscianti degli avvocati.
Roma
“Abbandonare il tavolo del dialogo non è una manifestazione di forza, semmai di debolezza”, esordisce il sottosegretario alla presidenza del Consiglio (ex magistrato), Alfredo Mantovano parlando ai magistrati che hanno lasciato l’aula quando lui ha preso la parola. Ancora: “La riforma è parte del programma della coalizione” votata dagli elettori.
Il procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Amato, interviene dicendo che se il governo ha “l’intento di garantire al meglio l’indipendenza del giudice”, potrebbe ritrovarsi davanti un boomerang con la separazione delle carriere che riduce l’ancoraggio del pm alla funzione giurisdizionale di giudice imparziale. Il presidente della Corte di Appello di Roma Giuseppe Meliadò sottolinea i guasti della legge Cartabia che prevede l’improcedibilità quando l’appello si prolunga oltre i due anni. Così gli avvocati fanno appello sempre e comunque. Risultato: un arretrato di 41.778 processi. Solo a Roma.
Milano
I magistrati prima di entrare nell’aula magna si distribuiscono sulla grande scalinata del Palazzo di giustizia. Con due cartelloni che riportano frasi di Piero Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà”. Tra loro, anche Gherardo Colombo e Armando Spataro. Nell’aula magna, il presidente della Corte d’appello, Giuseppe Ondei, davanti al presidente del Senato Ignazio La Russa, ha parole critiche sulla divisione delle carriere, sull’attribuzione alle Corti d’appello delle competenze sui migranti, sulla mancanza di magistrati e di personale per la giustizia: “Teniamocela cara questa giustizia resa da uomini indipendenti”. Il rappresentante del Csm, Dario Scaletta, attacca di petto: un pm distaccato dai giudici rischia di diventare “un funzionario dello Stato”. Ed è subissato dagli applausi quando cita le parole di Francesco Saverio Borrelli: “Resistere, resistere, resistere”. Non appena prende la parola la rappresentante del ministero della Giustizia, Monica Sarti, i magistrati in toga escono dall’aula.
Reggio Calabria
“Abbiamo provato a esprimere contrarietà in tutte le sedi, ma le nostre obiezioni non hanno mai avuto riscontro”, spiega la sostituta procuratrice Chiara Greco secondo cui “assistiamo, invece, quotidianamente ad attacchi gratuiti e spregiudicati, fatti anche da importanti rappresentanti delle istituzioni”.
Il riferimento è a Nordio, secondo cui la riforma renderà i magistrati “più liberi”. Se per il procuratore generale Gerardo Dominijanni, quelle parole “non solo offendono gratuitamente la magistratura ma, soprattutto, impediscono ogni dialogo”, per la sostituta procuratrice Flavia Modica, “il disegno è quello di portare la magistratura sotto il potere politico”. La Presidente dell’Anm di Reggio aggiunge: “Occorre massima cautela nel modificare la Costituzione dove impatta su principi democratici: i governi passano, le Costituzioni restano”.
Palermo
In silenzio i magistrati hanno lasciato l’aula prima che cominciasse a parlare il rappresentante del ministro della Giustizia, Alessandro Buccino Grimaldi. Applauditissimo il discorso del presidente della Corte di Appello, Matteo Frasca, secondo cui è “quantomeno inopportuno il tentativo di attribuire la riforma della separazione delle carriere a Giovanni Falcone fino al punto di volerla intitolare a lui”. Per il presidente del tribunale, Piergiorgio Morosini, “la separazione delle carriere modifica gli equilibri tra magistratura e politica”, e crea “le condizioni per avere in futuro giudici allineati, apatici, ubbidienti e invisibili”. Il procuratore capo, Maurizio de Lucia, sottolinea il rischio di avere “un pm la cui scelta può essere orientata dal potere politico verso il nemico. Questa è la ragione per cui il pm deve stare quanto più possibile lontano dagli indirizzi di maggioranza del corpo elettorale”.
Genova
Oltre 140 magistrati, quasi la metà di tutti quelli liguri, alla cerimonia più partecipata degli ultimi anni. Le toghe hanno lasciato l’aula prima che prendesse la parola il rappresentante del ministro, al grido di “Viva la Costituzione”.
Niente coccarde per i giudici d’appello, dissuasi da mail interne inviate ai presidenti di sezione dalla presidente Elisabetta Vidali. Nel suo intervento, applaudito, Vidali si è espressa contro la riforma: “Abbiamo scoperture del 50%. Si pretende di cambiare le cose a costo zero. Non abbiamo una giustizia malata, ma povera”. Accolte con un’ovazione le parole dell’Anm Domenico Pellegrini: “Le parole di Nordio sui pm che confezionano e pilotano inchieste sono eversive. Il ministro evoca reati, abbia il coraggio di fare i nomi”.
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