
(Michele Berti – lafionda.org) – Allacciare le cinture, sarà un atterraggio problematico. La politica estera vincolata e priva di buon senso delle classi dirigenti europee si sta concretizzando con effetti devastanti sulle spese energetiche di imprese e famiglie, innescando ancora una volta un’inevitabile e tutt’altro che imprevedibile spirale inflazionistica da offerta. I dati che arrivano dalla Germania sono inequivocabili, calo degli ordinativi, aumento della povertà, recessione, crisi profonda del comparto automotive. 364 grandi aziende tedesche sono fallite nel 2024. Si tratta del 30% in più rispetto ad un anno prima. Quest’anno, il numero di tali fallimenti si stima in aumento di un altro 25-30% e raggiungerà livelli mai visti dal picco della crisi finanziaria globale nel 2009[1].
I fornitori di componenti automobilistici, le società di ingegneria e di costruzione, nonché il settore sanitario si trovano nella situazione più difficile. Nel settore edile si è verificato un aumento del numero di fallimenti del 53 %. L’aumento dei costi e dei tassi di interesse ha creato una tempesta perfetta che ha portato a un forte calo anche nella costruzione di abitazioni che continuerà nel nuovo anno.
La CGIA di Mestre in una nota datata 11 gennaio[2] espone dati drammatici sui futuri costi energetici. Le imprese italiane dovranno sostenere 13,7 mld di spese in più nel 2025 per un conto complessivo che si aggirerà sugli 85 mld, divisi in circa 65 per la fornitura di energia elettrica e 20 per la fornitura di gas. Una marea di soldi finiranno in fumo.
I campanelli d’allarme stanno già suonando. Le imprese energivore saranno in grave difficoltà e vedranno aumentare i costi con la possibilità di ricorrere a fermate e cassa integrazione. Nei periodi più critici, nel 2021 e nel 2023, lo Stato era intervenuto a tutela di famiglie ed imprese con misure pubbliche eccezionali pari a 92,7 mld. Queste misure oggi non ci sono più.
L’inflazione da offerta causata dal comparto energetico è destinata a riproporsi come emerge anche dai primi dati sull’indice dei prezzi di dicembre 2024.
Con una spiacevole sovrapposizione degli effetti, l’attuale anello debole dell’industria europea ovvero il settore automotive, presenta forti criticità che si stanno riversando sul sistema industriale del Nord Italia, molto interconnesso all’industria tedesca ed in cui si concentra il 64% delle spese energetiche del Paese. Un contesto di crisi strutturale che vedrà le imprese accollarsi oltre alla mancanza di ordinativi e fatturato, anche ingenti costi energetici. Mai come oggi in poco tempo, la politica estera UE, legata mani e piedi agli interessi NATO e quindi USA, sta portando il sistema ad un punto di rottura che è destinato poi a proiettarsi sia in ambito sociale che politico. L’incapacità europea di risolvere il conflitto in Ucraina attraverso il dialogo mantenendo i legami economici con la Federazione Russa e le sue pulsioni belliciste verso assurde escalation, sta spingendo i sistemi economici al taglio netto del ramo su cui tutti siamo appollaiati. Ci guadagnano gli USA che vendono GNL a buon prezzo (per loro) e armi oltre a continuare con operazioni di reshoring e nearshoring che l’elezione di Trump agevolerà magari con l’aggiunta di qualche dazio. L’UE appare sempre più debole e destinata ad una deindustrializzazione forzata a cui seguiranno disoccupazione, aumento ulteriore della povertà, attacco del risparmio privato, meno servizi pubblici in un economia di guerra caratterizzata da enormi spese militari. Tutto questo impatta anche su sistemi politici incartati in un atlantismo europeista che non concede gradi di libertà e che ci proietta in un futuro di conflitti. Insomma, il “pilota automatico” non ci sta portando in un bel posto.
[1]https://www.handelsblatt.com/unternehmen/handel-konsumgueter/insolvenzen-experten-warnen-vor-firmenpleiten-auf-finanzkrisen-niveau/100088623.html
[2]https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2025/01/Carobollette-11.01.25.pdf
LA SPAGNA VA BENE PERCHÉ AGISCE ALL’OPPOSTO DELL’ITALIA- Viviana Vivarelli
Per curare gli interessi americani e sotto gli errori comandati dalla BCE e la pessima guida della von der Leyen i Paesi europei vanno sempre peggio e sono sempre meno concorrenziali sul mercato mondiale al punto che va male persino la Germania, finora considerata la locomotiva europea e da essere stata finora base dello spread di ogni Nazione in UE. Lo spread è la differenza tra il rendimento dei titolo di un Paese e quello di un altro e finora era commisurato ai i titoli che rendevano di più che erano quelli tedeschi. Ma ora la Germania è in forte crisi da due anni. Nel 2025 la sofferenza delle aziende tedesche potrebbe superare i livelli della pandemia. L’ultimo rapporto sulle difficoltà aziendali in Europa, redatto dallo studio legale Weil, mostra che la Germania è il Paese con più difficoltà delle aziende in Europa. A novembre ha raggiunto un valore di sofferenza aziendale pari a 6,3, ben al di sopra della media europea di 3,6. Continua a risentire della guerra ucraina, che ha provocato un’impennata dei prezzi dell’energia in un’economia ad alta intensità manifatturiera che dipendeva fortemente dal petrolio e dal gas russo e che ora si ritrova a doverlo comprare a costi elevatissimi dagli Stati uniti. Essendo un’economia ad alta intensità di esportazioni, la Germania è stata anche quella più scossa dal calo della domanda in mercati importanti come la Cina. L’incertezza pesa sulle aziende e fa vacillare gli investimenti. In più il governo tedesco dopo la Merkel è entrato in una fase di instabilità poltica, perché, quando l’economia va male, risalgono i partiti di estrema destra, come avvene nel primo dopoguerra col nazismo. Solo un accordo con l’Ucraina e la fine della guerra potrebbe riaprire prospettive di ripresa.
La grottesca e inutile guerra ucraina e i diktat di Washington sono serviti non solo a spendere cifre assurde in armi, togliendole dalla vita dei popoli, ma ad alzare il prezzo del gas affossando l’economia.
Le previsioni più attendibili fornite dall’Istat e dai vari istituti di ricerca stimano, per il 2025, una crescita europea del PIL intorno allo 0,8% che non è ancora recessione ma indica una crescita molto bassa ma, se si continua così, con le pessime scelte della Von der Leyen, andremo anche peggio.
Per l’Italia si prevede una crescita anche minore, dello 0,5%, vista la dipendenza dalle importazioni e il calo delle esportazioni, mentre gli investimenti caleranno del 3,7%. E si consideri che finora, le previsioni economiche sono sempre state fin troppo ottimistiche perché i dati reali di crescita sono poi risultati inferiori e sembra abbastanza impossibile che con l’aumento del costo della vita, delle bollette e del costo dei carburanti, l’Italia possa avere una crescita del PIL, vista anche la contemporanea riduzione degli investimenti del 1,2% e la costante svendita di beni pubblici, come Poste o Tim o Alitalia, i cui introiti non si sa dove siano andati a finire, mentre è stato speso solo il 30% del PNRR, e cioè 57,7 miliardi di euro senza alcun piano e non, come era stato previsto da Conte nella modernizzazione della sanità, nel recupero del territorio e negli incentivi alla crescita, bensè in regalie a lobby, amici, parenti o in opere inutili come il fantomatico Ponte di Messina (siamo già a 14 miliardi), mentre nulla è stato speso in investimenti che facessero da volano per l’economia, sul tipo del Superbonus, tanto vituperato e modificato 19 volte da Giorgetti ma che aveva rivitalizzato il settore edilizio portando 140 miliardi nella casse dello Stato, e aumentando i lavoratori occupati di 641.000 nel settore delle costruzioni e di 351.000 occupati nei settori collegati, il famoso milione di posti di lavoro millantati da Berlusconi e mai realizzati dalla destra, che truffa i numeri conteggiando come lavoratore anche chi ha lavorato un’ora sola l’anno.
La situazione peggiorerà ancor più con l’avvento della coppia malefica Trump/Musk e l’ascesa del fascismo europeo. Se Trump aumenterà i dazi e darà battaglia alle auto straniere, come dice, per contrastare la Cina, chiuderà anche le importazioni europee e non basterà il miliardo e mezzo regalato da Elkann per migliorare l’export italiano.
L’unico Paese controcorrente rispetto all’avanzata di un estremo neoliberismo trumpiano, e anche il Paese che va meglio in Europa, proprio perché attua una politica opposta all’estremo neoliberismo neocon americano è la Spagna.
Dopo una grande performance nel 2023 con una crescita annua del 2,7%, nel 2024 la Spagna sarà, secondo il Fondo monetario internazionale, l’economia più avanzata con la crescita più elevata al mondo con un tasso di crescita del 2,9%.
È un dato superiore a quello degli Stati Uniti, che si stima cresceranno del 2,8%, e di gran lunga superiore a quello della Francia (1,1%), dell’Italia (0,7%) e della Germania, che probabilmente avrà un altro anno di recessione.
La Spagna è stata nominata Paese dell’anno dal The Economist che non è certo di sinistra. È l’unico Paese socialista d’Europa e ci dovrebbe insegnare qualcosa, anche se il suo Governo è a rischio a causa dell’indipendentismo della Catalogna. Per The Economist la Spagna rappresenta un esempio di come un Paese che ha vissuto una crisi economica devastante possa diventare un modello di crescita per l’Europa.
Grazie al socialista Sachez (unico leader socialista d’Europa) il prodotto interno lordo cresce, l’inflazione scende, aumentano i posti di lavoro, la politica fiscale è bilanciata e anche la borsa va bene.
Dal 2018 il salario minimo è cresciuto del 54%, mentre l’inflazione è stata domata. Il prossimo passo è ridurre le ore di lavoro a 37 e mezzo e aumentare il salario minimo (che era di 700 euro) a 1200 euro al mese con la quattordicesima.
Al contrario dell’Italia, i migranti sono ben accetti perché contribuiscono al bene del Paese.
E la Spagna gode di una eccezione nei confronti dei comandi europei sul prezzo del gas e mantiene prezzi calmierati per non aumentare le bollette, con uno Stato che integra eventuali aumenti e produce molta energia verde. Gas calmierato vuol dire industrie concorrenziali, il contrario di quanto avviene da noi, dove la Meloni ha addirittura detassato gli extraprofitti delle società energetiche, permettendo loro ogni abuso e gravando le bollette di accise insostenibili.
In Spagna la presenza di un alto reddito minimo e di un buon salario minimo attiva il commercio e dà vita all’economia. Più denaro c’è, più l’economia gira. Sanchez ha favorito non la ricchezza e il potere dei più ricchi, come è avvenuto qui, ma la sopravvivenza dei più poveri, la protezione dei lavoratori e il potere d’acquisto di 2,5 milioni di lavoratori sotto i 25 anni o a basso reddito. E i risultati ci sono stati! Sanchez vuole ridurre la povertà e la disuguaglianza nel Paese, dove l’inflazione nel 2024 è stata calcolata al 2,8%, otto decimali in meno che nel 2023.
Dicono: “Oggi siamo il Paese nell’Ue che ha creato più posti di lavoro negli ultimi anni. Da quando c’è un governo socialista, sono stati creati 2,2 milioni di nuovi impieghi e un posto di lavoro europeo su 4 è spagnolo. La produttività è aumentata del 2,5%”.
“Abbiamo dimostrato che le previsioni neoliberali erano sbagliate, non abbiamo distrutto la Spagna ma l’abbiamo salvata”.
Purtroppo noi non siamo la Spagna e grazie ai voti di troppi italiani e ai non voti di troppi astenuti, dobbiamo goderci un governo fascista e incapace, che imita alla lettera il peggiore dei governi americani.
L’Unione europea non va meglio. Nel 2025 prevede una crescita del PIL solo dello 0,8%, con un’ulteriore contrazione degli investimenti del 1,2%. Per l’Italia anche meno, si prevede una crescita inferiore, dello 0,5. E teniamo conto che le previsioni europee sono sempre state troppo ottimistiche.
A fronte di crescite così modeste avremo però a livello europeo un aumento dell’inflazione cioè del costo reale della vita del 3,5 % nell’Europa meridionale e del 7,5 % nell’Europa orientale.
Continuate a votarli, mi raccomando!
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Viviana 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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Cominciamo dalla prima inesattezza
Lo spread è la differenza tra il rendimento dei titolo di un Paese e quello di un altro e finora era commisurato ai i titoli che rendevano di più che erano quelli tedeschi
Sbagliato: lo spread non è un differenza di rendimento; lo spread e il premio per il rischio; più un titolo è rischioso più devi pagare affinché qualcuno lo acquisti; ciò si traduce in un più alto rendimento per chi lo acquista ed in un maggiore onere per chi lo vende; i titoli di stato tedeschi erano un benchmark proprio perché avevano IL RENDIMENTO PIÙ BASSO IN QUANTO CONSIDERATI MENO RISCHIOSI.
La crisi della Germania NON è iniziata due anni fa come tu scrivi; la crisi della Germania è iniziata quando c’era il covid; il primo settore a subirne le conseguenze era stato l’immobiliare commerciale; settore soggetto ad una forte speculazione e che con la pandemia ha mostrato le sue crepe.
La guerra in Ucraina la ha acuita e, se vogliamo anticipata, ma c’era già.
Oltretutto parte dei casi di insolvenza sono da attribuire agli alti costi del denaro prestato durante il covid e nei periodi immediatamente successivi; alle dinamiche salariali e ad un calo dei consumi come segnalato da http://www.iwh-halle.de/en/press; il prezzo del gas è più in generale dell’energia ha la sua importanza, ma non è l’unico ne quello determinante. ( chi è lo studio legale Weil; ?)
Altro aspetto:NON è vero che la Germania è, più in generale; l’Europa affronta maggiori costi dell’energia perché acquista LNG dagli USA; questo è un luogo comune utile solo a distinguere chi possiede un minimo di senso critico da chi ne è sprovvisto.
Secondo dati di http://www.consilium.europa.eu/en/infographics/eu-gas-supply/ il principale fornitore di gas e attualmente la Norvegia; gli USA forniscono il 20% del totale.
Perché SOLO un accordo con l’Ucraina dovrebbe garantire prospettive di ripresa? Su quali dati o fatti si basa questa affermazione?
Perché citi solo ISTAT e rimani sul vago “altri istituti di ricerca’ ? per parlare di crescita del PIL?
Di quale svendita di beni pubblici parli?
Poste? https://www.reuters.com/markets/deals/italy-pushes-back-poste-stake-sale-2025-sources-say-2024-11-29/?utm_source=chatgpt.com
Quanto alla fornace dei conti pubblici chiamata Alitalia la vendita era prevista da tempo, non si trovava il fornitore e si facevano presti ponte per tenerla in vita; Alitalia era una compagnia privata sin dai tempi di Berlusconi premier.
Sul PNRR non ci sono dati certi di quanto è come sia stato speso ; ma è sbagliato dire che non ci sia stata crescita; anzi quel poco di crescita che si rileva si deve proprio ai soldi del PNRR.
I soldi del ponte sullo stretto, i 14 miliardi non sono stati spesi; sono solo stimati; sono stati spesi inutilmente altri soldi; ma non i 14 miliardi; non sono nemmeno stanziati.
Sul SB non spendo tante parole; solo un dato: finiremo di ripagarlo con la finanziaria del 2049!!!! Secondo stime ENEA.
Quando poi si affrontano certi argomenti bisognerebbe anche essere preparati ed avere la mente sgombera da pregiudizi e visioni parziali;
Condivisibile la parte sulla Spagna; Sanchez si è rivelato un buon presidente del consiglio.
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Da come risponde ai blogger … mi sembra che lei sia il famosissimo ing…tuttologo!
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No da come rispondo sono prima di tutto uno che si informa; secondo cerco di essere critico; terzo fornisco dati e informazioni su cui si basano le mie idee; quarto rispondo o scrivo commenti su argomenti che conisco; quinto sono preparato.
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noi invece viviamo sulla nostra pelle le inefficienze gli errori dei politici e della politica e prendiamo per buono quello che ci viene somministrato dal sistema prendendolo per buono,forse nulla serve alle loro giuistificazioni,slalom tecnici politichesi che sono alla nostra portata.
Cert saremmo tutti conten ti di avere un’informazione veritiera….ma trovarla? Dove?Forse è talmente nascosta la verità … che si trova la verità vera.la giustizia giusta,il lavoro povero ,il lavoro ricco ,la democrazia democrativa,quella poco democratica,quella democratissima… insomma una varietà che dal bianco passa per il grigio per arrivare al nero …infine al buio completo!
Beata lei!A volte la invidio perchè con le sue critiche riesce a risolvare i problemi a noi tutti!
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Io risolvo problemi che sono alla mia portata; non ho ne il titolo ne le competenze per risolvere problemi più grandi, che vanno oltre le mie modeste capacità.
Le mie critiche, quando lo sono, servono solo a far sorgere il dubbio negli altri che forse i loro commenti sono carenti; mi aspetto che chi replica sia in grado di smentire quanto io sostengo; solo così posso comprendere meglio le cose perché mi porta a ricercare e a riflettere.
Quanto ai politici essi sono espressione del loro popolo; in un altro post su infosannio, quello della Gabanelli per intenderci, si parla delle partecipate.
Tutti a tuonare contro i politici che sperperano, il che è vero; ma c’è qualcuno, Gabanelli compresa, che ha qualcosa da dire nei confronti di coloro che in quelle partecipate ci lavorano? Sui loro familiari? Sui loro amici.
Mi riferisco alle persone comuni che lavorano nelle partecipate, non ai manager, ovviamente.
L’Italia è anche questa; forse soprattutto questa;
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“..forti criticità che si stanno riversando sul sistema industriale del Nord Italia..”
Quale partito italiano ha tutte le carte in regola per andare nelle associazioni di categoria per fare capire chi e perché sta facendo fallire le imprese italiane?
ronf, ronf, ronf.. 💤 ronf, ronf, ronf..
Dormi gioia, fai la nanna.
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Correggo: non basta il milione regalato da Elkann…
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