(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – La festa per i 50 anni di Matteo Renzi è stata per distacco uno dei momenti più mesti e cafonal di tutti i temi. Un mix devastante – e a tratti straziante – tra Fantozzi e una celebrazione in stile Corea del Nord. Già prima della festa di sabato scorso non poche autorevoli testate si erano sperticate per magnificare le doti di questo ormai marginalissimo trojan horse della sinistra (con rispetto parando), a conferma di quanto il giornalismo italiano faccia spesso di tutto per perdere quel poco di credibilità che gli è rimasta. Della festa – e ancor più della documentazione video – avrei fatto volentieri a meno, ma Luca Sommi mi ha girato a tradimento il link del servizio realizzato domenica (con approccio meravigliosamente perculatorio) da Nino Luca per il Corriere della Sera: cinque minuti a suo modo lisergici, che non vi invito a vedere sia perché vi voglio bene sia perché l’ho già fatto io. Sognate con me.

Location. La festa si è svolta prima al Teatro Cartiere Carrara di Firenze e poi al Principe di Piemonte di Viareggio. 260 invitati. Tra di loro, Alfano, Bonifazi, Lotti, Poletti, Pinotti, Casini e Franceschini.

Chi paga? “E come si dice in questi casi: buon appetito! Grazie Marco Travaglio per la tua generosità di quest’oggi!”. È così che la Diversamente Lince di Rignano ha dato il via al banchetto. Sì, ma che c’entra Travaglio? “Per pagare (la festa) ho preso i soldi di una delle cause vinte per diffamazione, in questo caso quella con Marco Travaglio”. Le matte risate.

Look. Renzi ha sfoggiato per l’occasione camicia azzurrina e pantaloni bianchi, in entrambi i casi drammaticamente attillati e dunque strettissimi, quasi che l’esimio statista non accetti i chili di troppo e le forme un po’ flaccide di chi non fa più jogging come un tempo. Solidarietà.

La febbre del sabato sera. A un certo punto, stimolato da una musica a metà tra l’ipnotico e il tremendo, Renzi zompetta sul palco e improvvisa un ballo sinuoso, a metà tra l’Herbert Ballerina di L’uomo che usciva la gente e le mosse sgraziate di un cinghiale con sciatica pesante. Si vola.

Che musica! Grande entusiasmo per l’esecuzione di Sarà perché ti amo, brano però forse un po’ troppo colto e politicizzato per i presenti. Arriva poi la band che suonerà a Viareggio. Che musica eseguirete? “Canteremo un repertorio dell’Anima e core di Capri” (qualsiasi cosa voglia dire).

Regali. Marcucci ha regalato un orologio, anche se non sa se gli piacciono gli orologi. Lotti qualcosa di personale (forse l’autografo di Bin Salman). E i renziani più ortodossi? “Un’affettatrice”. Per affettare gli avversari? “Metaforicamente, eh eh eh”. Eh eh eh.

Assenze. Non c’è Calenda. “E domandatevi perché”, chiosa Lotti. Forse perché è intelligente?

Selfie. Ogni tanto Renzi fa selfie e si concede alla plebe fugacemente, salvo poi ripartire con quei suoi balletti sincopati da facocero riformista astioso. Quanta bellezza!

Infiltrato. Tra gli invitati c’è anche tal Ancorotti, parlamentare di Forza Italia. “Un infiltrato?”, chiede il giornalista. Al contrario: è quello più adatto a stare lì. È Renzi che gioca da sempre (col placet di troppa stampa) all’infiltrato di sinistra.

È un bel Presidente! Come definirebbe i primi 50 anni di Renzi? Fragolent (che non so chi sia): “Straordinari!”. Boschi (che non sapevo esistesse ancora): “Scoppiettanti!”. Raffaella Paita (garrula Donzelli del renzismo): “Renzi è simpatico, intelligente e il più bravo politico che abbiamo”. Slurp!

Così parlò il Cazzaro Rosé. “Meloni è una brava influencer e una pessima statista”. Che è verissimo, ma vale anche per lui: anzi, valeva per la sua versione migliore (e si perdoni qui l’ossimoro). Auguri Matteo: buona vita. Continua a insegnare al mondo – e ancor più ai sauditi – come si può fallire sempre, pur avendo dalla tua quasi tutti i media.