
(Giuseppe Di Maio) – Il salotto della Gruber è croce e delizia di quanti s’interessano di politica. So di persone che bestemmiano alle narrazioni delle facce toste che si spacciano per giornalisti, quando invece sono veri e propri organi di propaganda della propria fazione politica. So di persone che s’informano sugli ospiti previsti per la serata e che da queste presenze decidono se tenere accesa la tv. Gli ascolti della trasmissione s’impennano quando vi partecipano Travaglio, Montanari e gli altri del “Fatto”. Gli italiani, disperati di sentire due verità in croce dai mezzi d’informazione, si affollano quando c’è qualcuno che onestamente e sapientemente illustra le ultime vicende, nonostante che la conduttrice li interrompa e li disturbi con le sue opinioni da vaiassa.
Qualche sera addietro la discussione si è infognata sulla libertà dei social nel tentativo di denigrare Elon Musk e i suoi amici. Marco Travaglio plaudì alla scomparsa del fact checking deciso da Meta, e ricordò che la piattaforma X di Elon non l’aveva mai avuto. Per il direttore del Fatto era importante avere più voci, più versioni di una storia che si presentano liberamente al lettore, senza che ci sia qualcuno a decidere qual è la verità, d’accordo in questo con l’illustre collega Caracciolo. Per lui fare il fact checking è come avere un ministero orwelliano della verità, una mutilazione del libero pensiero, l’istituzione di una versione di regime. Entrambi, Travaglio e Caracciolo, propendevano per un unico giudice, il lettore, che avendo la possibilità di sentire più spiegazioni faceva da sé medesimo la verifica dei fatti.
Purtroppo non sono d’accordo. Se dobbiamo fuggire i ministeri della verità, o i giurì d’onore (come capitò al malcapitato Conte che sperò di potersi avvalere di un tribunale politico a lui avverso), dobbiamo sperare in una corte di giustizia che, se non dichiara la verità, almeno scovi le menzogne. Il fatto è che il lettore (quando legge) è troppo spesso incapace di compiere da solo qualsiasi verifica, poiché una seria verifica si dovrebbe fondare almeno su precedenti informazioni ricche ed esatte. Purtroppo la maggior parte dei nostri concittadini possiede delle idee sui rapporti politico-economici, e sulla struttura sociale, totalmente errati e/o di fantasia, idee che compromettono un’analisi libera e autonoma.
E’ chiaro che un giornalista (non un politico) auspica un sistema informativo totalmente dipendente dal cittadino-lettore, poiché vendere la propria opinione è la natura del suo mestiere. Ma un politico che abbia a cuore le sorti della volontà generale vuole un’informazione sottoposta ai rigori di verifiche, che sorveglino la libertà di stampa e le impediscano di trasformarsi in libertà di frottola. E’ per questo che io auspico un tribunale dell’informazione che stani le falsità del regime, del padrone, dei suoi servi prezzolati, comminando multe, cancellazioni dall’albo, chiusure temporanee e definitive delle testate giornalistiche. Poiché da questo dipende la realtà della democrazia, che si fonda su un pensiero libero dalle menzogne e il più esatto possibile.
” tribunale dell’informazione”? I Tribunali sottopongono gli imputati alle leggi in vigore in quel momento, in quel Paese. Un tribunale sovietico aveva della proprietà privata un’idea diversa da quella di un tribunale britannico. Il tribunale dell’Inquisizione giudicava secondo criteri che oggi sarebbero inaccettabili. Per Di Maio moltissimi cittadini sono incapaci di avere idee proprie. Allora perché farli votare ? La democrazia si fonda sulla possibilità offerta a TUTTI di esprimere la sua idea, anche se è una fesseria. Se no, si finisce come in Francia dove è un crimine il negazionismo, creando così il reato di opinione.
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Bene Di Maio, la Russia fa proprio per te. Corri.
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Il vero problema da 30 e più anni (e appositamente mai risolto) è in conflitto d’interessi. Se giornalisti, opinionisti e presunti fake-checkers sono diretti dipendenti di “prenditori” che hanno rapporti d’interessi con la politica, la manipolazione dell’opinione pubblica continuerà ad essere il modo privilegiato di “fare politica”.
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Purtroppo, un tale tribunale punirebbe i giornalisti indipendenti e difenderebbe i padroni di turno. Ma Di Maio l’hai studiata la storia?
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Caro G. Di Maio non ci siamo proprio! Stavolta non sono assolutamente d’accordo con te. Scherziamo?
Già siamo in una situazione così drammatica che ci manca solo questo per trasformare la nostra caricatura di democrazia in una dittatura ufficiale. Non mi pare il caso. Anzi, è bene ampliare al massimo le voci che forniscono notizie, vere o false che siano.
Alla fine la verità si fa strada e i bugiardi prezzolati in malafede vengono scoperti. Non a caso la maitresse che gestisce la trasmissione citata (di cui ho visto solo uno stralcio) è subito insorta per difendere il suo piccolo potere servile al quale non vuole rinunciare pora stella!
Mi spiace per quelli che hanno subìto attacchi ingiusti; ma è successo proprio perché c’è un’egemonia dell’informazione che, a seconda dei padroni di turno, si schiera con essi e comunica non per informare ma per compiacere i suoi padroni.
NO NO e poi NO! La censura è sempre stata l’arma dei potenti per fare le loro porcherie e ha portato guerre e distruzione, oltre a distorcere la storia (di cui patiamo ancora oggi le conseguenze)!
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La nuova Santa Inquisizione, insomma. E Giuseppe Di Maio de Torquemada a capo della task force BOTAR, Bufale Ogni Tanto Al Rogo 🔥🔥. Applausi.
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Ecco ci voleva questa confessione caro dimeglio….per escuderti da ogni informazione balorda.
Addio caro!
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