Dopo il blitz di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago si è molto sentito parlare di galateo istituzionale. Davanti al fotogramma con la premier italiana ospite solitaria in un angolo della reggia, mentre Donald Trump […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Dopo il blitz di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago si è molto sentito parlare di galateo istituzionale. Davanti al fotogramma con la premier italiana ospite solitaria in un angolo della reggia, mentre Donald Trump faceva Donald Trump, le meglio firme del firmamento dell’opposizione hanno storto il naso. Come folgorati sulla via di Monsignor della Casa (Bianca) gli improvvisati maestri della buona creanza hanno distillato dei sermoncini rampognando Meloni per la postura che, a loro avviso, poco si confaceva all’immagine e al ruolo di un (una) presidente del Consiglio.

C’è chi, da sinistra, particolarmente sensibile ai dettami del cerimoniale patriottico si è sentito mortificato come italiano (così ha detto) da quella signora bionda lasciata sola soletta: simil Cenerentola in una favola che sarebbe sicuramente finita in un flop.

Si scuoteva il capo pensando allo strappo (sempre istituzionale, s’intende) perpetrato dalla parvenu, con l’omaggio al successore non ancora insediato mentre lo spensierato Joe Biden era in arrivo a Roma: signora mia che figuraccia! Tralasciamo per ragioni di spazio i retroscena sulla complessità dei traffici (alcuni sordidi) legati all’improvviso viaggio americano per arrivare al punto.

Come diceva un mio assai cinico direttore: non fare previsioni, casomai inventale.

Eppure, non era difficile unire i puntini delle notizie accertate. La premier che riceve a Palazzo Chigi la mamma di Cecilia che al termine del colloquio dice di aver colto nelle rassicurazioni della premier “un salto di qualità”. La successiva richiesta di silenzio stampa giunta dalla famiglia, segno che qualcosa di decisivo maturava. Il rientro della Meloni alla vigilia di una conferenza stampa (oggi) alla quale giammai (per come la si conosce) si sarebbe presentata a mani vuote.

Naturale che gli applausi dell’opposizione saranno prestissimo archiviati in una pioggia acida di critiche sulla contropartita ottenuta dall’Iran (la liberazione dell’ingegnere Abedini) e per le prevedibili rimostranze dell’amico americano. Finché nell’aria resterà soltanto la gratitudine di Cecilia e dei suoi cari. Per una premier (e una madre) che ha saputo muoversi con una marcia in più.