Per il presidente M5S la battaglia per le 32 ore settimanali a parità di stipendio dovrà essere una priorità per il 2025

(di Andrea Sparaciari – lanotiziagiornale.it) – Avanti tutta verso la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. A suonare la carica è il presidente del M5s Giuseppe Conte, che, postando un articolo sull’accordo appena sottoscritto dal governo spagnolo e sindacati, commenta: “Mentre in Italia la priorità della maggioranza Meloni è migliorare la vita e i già lauti stipendi dei ministri, in Spagna il governo ha stretto un accordo con i sindacati per ridurre l’orario di lavoro in parità di stipendio”.
“Una misura giusta per i lavoratori”
Per Conte si tratta di “una misura giusta, che in altri Paesi ha già prodotto ottimi risultati: le lavoratrici e i lavoratori hanno più tempo da dedicare agli affetti personali e alla vita sociale. In questo modo si migliora anche la produttività e si registrano importanti benefici per l’ambiente anche grazie al risparmio energetico”, aggiunge.
Il disegno di legge di M5s, Pd e Avs
Il presidente del Movimento ha poi ricordato il disegno di legge – presentata da Movimento, Partito democratico e Avs – che dovrà essere discussa alla Camera: “In Italia, il Movimento 5 Stelle propone da tempo di fare lo stesso. A inizio legislatura abbiamo presentato un disegno di legge per ridurre l’orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario, premiando le aziende che avviano la sperimentazione. La nostra battaglia non si ferma. Nel 2025 torneremo alla carica affinché questa soluzione possa essere sperimentata anche nel nostro Paese”.
Cosa prevede il disegno di legge
La norma mira a introdurre una settimana lavorativa di 32 ore al posto delle 40 oggi previste, spalmate su quattro giorni di lavoro, mantenendo inalterati i salari. Lo scopo è migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, offrendo loro più tempo libero senza ridurre il reddito, assicurando un maggiore bilanciamento tra tempo libero e lavoro.
Al fine di favorire la transizione, il testo prevede un periodo di sperimentazione di tre anni, durante i quali le aziende che parteciperanno godranno di agevolazioni fiscali e contributive per compensare eventuali costi aggiuntivi o perdite di produttività iniziali. I vantaggi per i datori di lavoro arriveranno delle minori assenze per malattia, dall’aumento della produttività e dalla diminuzione del turnover.
“Appena arriveremo in Parlamento proporremo la riduzione dell’orario di lavoro a trenta ore. In Germania ne stanno discutendo, dobbiamo farlo anche noi con la prospettiva di arrivare, magari fra vent’anni, a 20 ore.
(Beppe Grillo su QN, febbraio 2013)
È sicuramente una battaglia valida da portare avanti; perché le idee, se sono buone, meritano sostegno.
Son curioso di sentire anche idee originali, nuove.
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Se è per questo, nel 1998, sulla battaglia per le 35 ore settimanali a parità di salario, Bertinotti fece cadere il governo Prodi.
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È deprimente dover spiegare l’aritmetica ad un sessantenne.
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Se diminuire le ore settimanali vuol dire lavorare meno ma lavorare tutti, sono pienamente d’accordo.
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“Son curioso di sentire anche idee originali, nuove”… Ogni volta che si menziona Conte e non si sa che dire per dirne male, ogni boiata fa brodo.
Adesso nemmeno le battaglie storiche del M5s vanno piú bene?…. Si deve essere anche “originali”? Originali come? Alla Prima Di Grillo (PG) o Dopo Di Grillo (DG)? Ce levsi deve inventare? Che sragionsmento assurdo è? Benissimo, ad es. CHIEDERE E ACCETTARE IL PARERE DEGLl ISCRITTI SU QUESTIONI DI VITALE IMPORTANZA è cosa originale? Strano, tutta ‘sta gran curiositá muore, lí.
Brutta cosa l’antipatia a prescindere, rende quel che si dice ripetitivo e scontato, come se l’avesse ordinato il dottore.
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L’antipatia ci può anche essere (per quel che mi riguarda nasce dalla sua incompetenza e dal suo populismo di bassa lega), ma non è centrale in questa faccenda.
Chi predica di ridurre le ore di lavoro a parità di salario o stipendio non è che l’altra faccia della medaglia sulla quale sta anche chi pensa di risolvere la competitività con salari o stipendi da fame o con decontribuzioni che funzionano come un antidolorifico: alleviano il sintomo senza curare la malattia.
Questo è centrale e va affrontato insieme sui due fronti, su scala europea e non grattando la pancia al proprio elettorato, unica cosa nella quale Conte (e non solo lui, vedi Salvini col quale andava be d’accordo) eccelle.
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Sciocchezze. L’antipatia per sè (alla “non mi piace il colore della tua cravatta”) è uno degli istinti piú bassi per definizione, specialmente quando applicata ai giudizi in ambito politico. Robetta berciata senza fondamento, come “incompetenza” e “populismo di bassa lega”, insultini travestiti da stupidaggini qui davvero non motivate.
La frase/pistolotto “chi predica di ridurre le ore di lavoro a parità di salario o stipendio non è che l’altra faccia della medaglia sulla quale sta anche chi pensa di risolvere la competitività con salari o stipendi da fame o con decontribuzioni che funzionano come un antidolorifico: alleviano il sintomo senza curare la malattia” non significa assolutamente nulla. La Magica Ricetta che invece, come la Virtú, starebbe nel mezzo stando al citato pistolotto è purtroppo assente, ma chi se ne frega, “non è centrale in questa faccenda”, c’è l’ennesima anticontàta da sibilare, tutto il resto è secondario, anche spiegarsi.
“Questo è centrale e va affrontato insieme sui due fronti” è un’altra solenne, incomprensibile itaglianàta: non si capisce cosa Conte dovrebbe fare per far piacere agli Esperti :), specie quando giustamente parla di aumento dei salari e di qualitá della vita: ma tanto se parla o tace per gli Esperti sempre male fa. Questo mentre gli Esperti nel frattempo si fanno allegramente grattare la pancia dai veri incompetenti, populisti e ladri – per i quali il cambiamento in tema di lavoro, salari e qualitá della vita è l’ultima prioritá – e con gran sollazzo.
Per favore non ha bisogno di rispondermi. Infatti le chiederei cortesemente di astenersi, grazie. E si ricordi che almeno oggi abbiamo tutti di meglio da fare che abbandonarci a oziose piccole diatribe.
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