
(Tommaso Merlo) – I politici dovrebbero essere pagati come gli operai, almeno capirebbero cosa vuol dire lottare per arrivare a fine mese e magari si degnerebbero di fare qualcosa. Ed invece loro si intascano stipendi faraonici mentre i poveri cristi sono alla fame ed hanno pure la sfacciataggine di aumentarseli. Come se a furia di guadagnare un sacco di soldi e spassarsela nell’alta società, i politicanti abbiano perso ogni contatto con la realtà quotidiana dei poveri cristi che governano. Come se a furia di passare da un palazzo neoclassico all’altro, i politicanti si dimenticassero cosa vuol dire avere paura di non farcela a mantenere la propria famiglia. Non capiscono l’umiliazione di dover contare i centesimi anche per i beni di prima necessità. Non capiscono la rabbia di lavorare duramente e non venire ricompensati in maniera adeguata. Non capiscono il senso di ingiustizia di vivere in un paese dove privilegiati come i politicanti prendono più di quello che meritano e tutti gli altri molto di meno. Stipendi e pensioni da fame dovrebbero essere una priorità assoluta in paesi come il nostro. Ormai siamo al limite. Il costo della vita cresce di continuo, salari e pensioni sono fermi da anni e il risultato è che ogni anno ci si ritrova sempre più poveri. Lavori che un tempo garantivano una vita dignitosa, oggi permettono a malapena di sopravvivere. E questo mentre diminuiscono i diritti ed i contratti di lavoro permettono ai padroni mani libere. Col risultato che gli operai sono diventati una materia prima come un’altra, la classe media è sparita e la ricchezza finisce ad una manciata sempre più ristretta di privilegiati. E non è solo una questione di soldi. Non guadagnando abbastanza, per i poveri cristi la questione dei soldi diviene una priorità, si è costretti cioè ad occuparsene di continuo e questo genera frustrazione e malessere che rovinano la propria serenità e quella di chi ci circonda. Ci si riduce a vivere schiavi di sconti ed offerte al supermercato. Schiavi di padroni di casa a cui bisogna pagare l’affitto o schiavi di banche a cui bisogna pagare il mutuo. Schiavi di bollette sempre più care. Schiavi di lavori o capi che magari detestiamo ma che bisogna farsi andare bene perché altrimenti ci si ritrova per strada. Come sotto un enorme ricatto economico, costretti a masticare amaro ed abbassare la testa per paura di perdere quel meschino lavoro e quel misero stipendio che ci permette di tirare avanti. Una vita al limite, con normalità che di colpo diventano un lusso, senza riuscire a risparmiare che spiccioli e costretti a rinunciare a passioni e progetti. Come imprigionati in una vita scandita da orari e doveri di un lavoro che raramente ci valorizza e ci appassiona e che in cambio ci permette a malapena di rimanere a galla. Già, non è solo una questione di soldi ma anche di qualità della vita in generale. È anche per questo che molti giovani scappano dall’Italia, ricevuta una educazione vanno a contribuire al bene di altri paesi che perlomeno riconoscono il valore del loro tempo, delle loro energie e delle loro competenze e dove i servizi pubblici sono più avanzati. Giovani che l’Italia perde e che non riesce a rimpiazzare per colpa di stipendi da fame che tengono alla larga giovani di altri paesi europei. Ma nulla è per caso. Più siamo poveri più siamo ricattabili e quindi deboli e quindi sfruttabili. Una condizione che conviene ai profitti dei padroni e ai politicanti anche se con qualche accortezza. Un popolo troppo povero che non ha da riempirsi lo stomaco è pericoloso, l’ideale per la conservazione di un sistema è che il popolo sia sull’orlo della povertà. E con l’illusione che non vi siano alternative, con la convinzione che protestare non serva a nulla e con la speranza che il suo domani sarà migliore grazie ai suoi sacrifici e al suo voto. Già, peccato che la storia insegna come l’unico modo che hanno i popoli per migliorare le loro condizioni di vita sia unire le forze e lottare democraticamente. È costringere i politicanti ad agire per loro oppure è rimpiazzarli con classi dirigenti che non solo capiscono la realtà quotidiana dei poveri cristi, ma desiderano servila con umiltà.
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“peccato che la storia insegna come l’unico modo che hanno i popoli per migliorare le loro condizioni di vita sia unire le forze e lottare democraticamente”,
…mo’ me lo scrivo.
Il concetto di popolo non esiste negli evasori e in chi vive o arrotonda con il lavoro in nero, quindi il “popolo” non appartiene agli italiani.
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Mi sembrano tutte pie illusioni: Gandhi è stato unico.
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“Già, peccato che la storia insegna come l’unico modo che hanno i popoli per migliorare le loro condizioni di vita sia unire le forze e lottare democraticamente. È costringere i politicanti ad agire per loro oppure è rimpiazzarli con classi dirigenti che non solo capiscono la realtà quotidiana dei poveri cristi, ma desiderano servila con umiltà.”.
Eh, già, peccato che tu, Merlo, santone de noantri, non sia coerente con quello che scrivi.
Quando invitavi all’astensione, cosa intendevi?
Come sia possibile “rimpiazzare” una classe dirigente senza partecipare al voto, astenendosi, lo sai solo tu, o intendi qualcosa di diverso con quel: “unire le forze e lottare democraticamente”?
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M5S, questo , delle sperequazioni e dei trattamenti privilegiati che la Casta si assegna, era un tema tipico delle vostre lotte. Dove siete????? se ci siete battete un colpo!!!
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Privilegi parlamentari = sfregi popolari. Sgobbino i somari e godano lorsignori, per i quali questo è quantomeno tra gli obiettivi principali…perché mi vengono in mente certi sporchi maiali intenti a sguazzar nel fango?Sarà per una questione di simil rango? Mah! Chissà! Comunque mi sa, caro Tommaso, che i politici capiscono bene, eccome se comprendono!!! È che dei poveri cristi altamente se ne fregano.
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Il fatto è che Merlo parte sempre bene, poi si ripete non so quante volte e infine se ne esce auspicando il superamento dell’egoismo e l’evoluzione dell’umanità. Peccato che non dia i numeri per il lotto perché sarebbe più facile vincere una quaterna secca che assistere a quello che auspica lui.
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