(Stefano Rossi) – L’ultimo, di una lunghissima lista, è il Prof. Ernesto Galli della Loggia, il quale, dal Corsera, si cimenta in un articolo per confessare i suoi dubbi sul diritto internazionale (“Del diritto internazionale conservo solo qualche reminiscenza di un lontano esame universitario”) e, più diffusamente, sull’incriminazione del premier di Israele, Netanyahu e del suo ministro della Difesa, Gallant.

Il capo del governo israeliano, è stato accusato del reato internazionale di “Crimini di guerra”, il professore, ricorda che i bombardamenti e le guerre, da sempre, hanno inevitabilmente coinvolto, e colpito, popolazioni civili.

Ergo, per lui, il reato di “Crimini di guerra”, fa ridere (“Di fronte a una simile disposizione giuridica è difficile non porsi più di una domanda e sollevare qualche problema … E poi in una circostanza come la guerra in cui l’ingiustizia è così diffusa, in cui tanti innocenti subiscono danni irreparabili, in una simile circostanza, è naturale che quella che appare comunque la causa del diritto e della giustizia sia comunque una causa condivisibile”).

Questo è un assunto, sul piano prettamente formale, ineccepibile ma di una superficialità disarmante che ce lo saremmo aspettato da un Salvini dopo un drink sulla spiaggia o da un quisque de populo degno del peggior Grillo (“uno vale uno”).

Si capisce, e non c’era bisogno dell’avvertenza, che il professor Galli della Loggia, in diritto internazionale, è poco avvezzo.

Andrebbe rimandato alla prossima sessione. Con obbligo di frequenza.

Tutto il diritto internazionale poggia su un terreno friabile.

Difatti, uno dei principi fondamentali della materia è “Pacta sunt servanda”, principio che, nei diritti nazionali costituirebbe un ossimoro. Risulta solo nei contratti tra privati, e si capisce bene il motivo.

Ma tra Stati è un’altra questione.

Detto questo, sfugge il problema principale.

Siamo in tanti ad aver capito bene cosa sta eseguendo Israele: Genocidio e non la fattispecie meno grave di Crimini di guerra.

Alla fine della II Guerra Mondiale furono estrapolate, dall’esperienza del processo di Norimberga, alcuni principi che sono oggi alla base di tre crimini: Genocidio, Crimini contro l’umanità, Crimini di guerra.

Al momento, la Corte Internazionale di Giustizia è stata adita dallo Stato del Sud Africa per verificare se, Israele, commette atti di genocidio. E la corte ha chiesto ad Israele di adottare: “tutte le misure in suo potere per prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio”.

Poi, la Corte Penale Internazionale, come detto, ha incriminato Netanyahu e Gallant, sia pure per il minor reato di Crimini di guerra. Al momento.

Nelle udienze davanti la Corte Internazionale di Giustizia, sono state avanzate tesi volti ad accogliere la richiesta, contro Israele, di crimini di persecuzione, cioè, crimini che hanno come presupposto l’etnia del popolo danneggiato. Un passo breve per considerare quello più grave, ed odioso, di Genocidio.

Infine, se il professore avesse il buon senso di andarsi a leggere le norme, sia del diritto internazionale, sia quelle nazionali, sul Genocidio, magari capirebbe meglio senza sparare sciocchezze a caso.

Difatti, scrive: “La conclusione sembra dunque una sola: con le sue prescrizioni il diritto internazionale umanitario non sanziona i crimini di guerra. Di fatto esso rende la guerra moderna, la guerra in quanto tale, un crimine di guerra”.

Il diritto internazionale si muove al passo con i governi e la politica, quindi, i passi sono lenti ma inesorabili.

Troppo facile, Prof. Galli della Loggia, limitarsi ai crimini commessi in guerra, guardi bene cosa hanno fatto gli israeliani a Gaza: hanno risollevato le zolle come i Romani fecero a Cartagine. Non rimangono nemmeno le ombre dei villaggi.

Milioni di palestinesi costretti a migrare senza speranza di farvi ritorno.

Scuole, ospedali, centri sociali distrutti perché non deve rinascere più un popolo palestinese. Il ministro israeliano, Israel Katz, aveva esposto un progetto di spostare i palestinesi (quelli che sopravviveranno) su di un’isola artificiale. Questo per dare la misura delle intenzioni.

Ernesto Galli della Loggia sembra un bambino che, per gioco, da’ fuoco alla cucina ma si dispiace per il soldatino distrutto nell’incendio e non vede il resto dei danni.