(Giuseppe Di Maio) – Ed è questa la disgrazia della politica italiana, molto di più degli altri paesi dell’Ocse: una sinistra inesistente. Siamo passati dal più grande partito comunista d’Occidente, che era stato all’opposizione per 40 anni, a questa cosa affamata di potere che non darebbe speranze di cambiamento manco se avesse il 51%. Il male è rappresentato dalle facce buone e simpatiche, come quella di Bersani, uno a cui 6 anni fa ebbi l’avventura di dire in faccia che la sua preoccupazione non era Renzi, ma di trovare un partito che lo candidasse. Mi fermarono. Un’assemblea di ottusi sinistrorsi che non tolleravano la verità, e meno che mai da un pentastellato. Allora l’accusai di preferire la ditta al potere del popolo, mentre per noi del Movimento era esattamente il contrario. Ma lui è abituato a scivolare sugli argomenti, non a rispondere veramente.

Ieri sera Travaglio è stato chiaro: il PD è un partito d’establishment, un partito che vota nei momenti cruciali con la destra e col suo leader, la destra che dice di combattere. Un mugugno, quello di Pier Luigi. Non risponde alle obiezioni, non spiega perché il suo PD ha votato per questa Commissione EU, perché è per la guerra, e non dice perché non votò il rdc, perché non varò il salario minimo, perché votò la riforma Cartabia. Sono questi i punti di snodo della politica, quelli che fanno di un partito conservatore un abusivo dell’area sinistra, e che pretende anche di essere antemuro a questo governo. Bersani dice che le alleanze si fanno sull’obiettivo di battere le destre. Ma chi se ne frega di batterle, noi abbiamo bisogno di fare un’altra politica, abbiamo bisogno di riempire un manifesto veramente di sinistra.

Invece ci perdiamo attorno alle definizioni, ai falsi programmi. Eleggiamo una che è il simbolo dei diritti civili, ma non di quelli sociali, una che dice di stravolgere il suo partito, di ripulirlo da capo a fondo, e invece fa peggio dei suoi predecessori. Una a cui interessa inghiottire i cespugli che le fanno da corona per avere più seggi in parlamento, come è stato dai tempi di RC, della Sinistra l’Arcobaleno, di Leu, e sarà del M5S se ci si allea. A noi interessa scrivere il progetto che cambia la vita delle persone, non mandare a casa la Meloni, che per conto nostro può restare anche per altri 50 anni, fino a che la gente non capisce. Perché non frega niente né delle somme né del totale, ma della coscienza degli italiani.