(Tommaso Merlo) – Da quel diavolo di Netanyahu c’è da aspettarsi di tutto. Potrebbe anche aver accettato la tregua in cambio di protezione per il mandato di arresto internazionale. Ma sta di fatto che i sionisti volevano aggiungere un tassello alla Grande Israele ed invece tornano con la coda tra le gambe mentre i libanesi sventolano sorridenti bandiere gialle. I sionisti volevano occupare il sud Libano e sradicare gli Hezbollah in modo da impedirgli di colpire la Galilea ed invece le bombe sono arrivate fino ad Haifa e Tel Aviv. Con gli israeliani che si consideravano inviolabili ed hanno invece passato mesi nei bunker o sdraiandosi per strada mentre il cielo tuonava e tutto attorno bruciava. Scene inedite. Hezbollah ha colpito basi militari, palazzi del potere, insediamenti e perfino la camera da letto di quel satanasso di Netanyahu. Gli israeliani speravano poi di dividere i libanesi ed invece dito medio anche su quello. Il Libano si è confermato il nemico più temibile per Israele e nonostante le gravi difficoltà, si è ancora una volta sacrificato. Non come Giordania ed Egitto, venduti per un pugno di dollari. Gli Hezbollah hanno perso Nasrallah e molti altri, ma dopo vent’anni a prepararsi portano a casa una vittoria più clamorosa del 2006. Israele e tutto l’Occidente li liquidano come terroristi, ma in realtà sono un partito politico radicato nella società libanese con esponenti eletti nelle istituzioni nazionali da anni. Se poi terroristi sono coloro che uccidono civili, non sono certo i peggiori da quelle parti. Gli israeliani hanno bombardo interi isolati e villaggi libanesi uccidendo migliaia di civili innocenti ed assassinando nemici politici. Come a Gaza e con lo stesso risultato fallimentare. Anche che Israele sia l’unica democrazia del Medioriente è l’ennesima panzana propagandistica, il Libano ha una costituzione francese e non pratica l’apartheid. Ma inutile farsi illusioni. Più che alla fine della guerra, siamo ad una pausa che giova ad entrambi. Può far freddino anche da quelle parti e con l’inverno arriva il pantano. Una tregua giova ad Hezbollah per leccarsi le ferite e per mantenere gli equilibri politici nazionali. Ma giova soprattutto ai sionisti in grave stallo militare. Da tempo filtravano voci di malumori e diserzioni mentre la lista dei caduti israeliani batteva ogni record. E sarebbe stato proprio l’esercito a convincere quel belzebù di Netanyahu a firmare per evitare la disfatta. Oltre a rimanere senza morale e strategia, a furia di vili stragi dal cielo pare siamo rimasti pure a corto di bombe. Lo ha detto lo stesso Netanyahu nel suo discorso per coprire la sconfitta ed è anche per questo che i suoi fanatici complici di governo non sono andati oltre a qualche languorino. Quanto alla tregua, prevede sostanzialmente le stesse ricette fallimentari del 2006 e lascia mani libere a tutti. Il conflitto può riprendere in qualunque momento anche se va comunque registrata una clamorosa sconfitta che i sionisti faticano a digerire mentre Hezbollah rinforza la sua fama in tutto il mondo arabo e mentre a Gaza si sopravvive tra fango e fame. Ed è questo l’interrogativo. Hezbollah aveva promesso di fermarsi solo col cessate il fuoco a Gaza che invece ancora non è arrivato. Mentre nel suo discorso per coprire la sconfitta, Netanyahu ha affermato di voler concentrarsi sulla Striscia e sulla minaccia iraniana. Equilibri fragilissimi quindi. Più che la fine della guerra, la fine di una battaglia lunga un anno in cui crolla ulteriormente il mito della superiorità militare israeliana ed i deliri religiosi sulla Grande Israele cozzano contro la cruda realtà terrena. Anche il prossimo cambio di inquilino alla Casa Bianca potrebbe aver favorito la tregua, una pausa utile a vedere se a Washington al di là della rissa elettorale arriva qualcuno con un minimo di sale in zucca o perlomeno con una zucca. Netanyahu ed i suoi complici stanno trascinando Israele verso un baratro autodistruttivo sempre più drammatico e gli alleati occidentali invece di aiutarli a capirlo li spingono verso il burrone. Non esiste e mai esisterà soluzione militare alla piaga israelo-palestinese, serve la politica, serve un dialogo alla pari che i sionisti rifiutano da sempre. Ed è per questo che da decenni si passa da una guerra inutile all’altra con l’unica novità dell’ennesima sconfitta israeliana.