
(di Michele Serra – repubblica.it) – Non capendo niente di finanza e di banche, ringrazio il Salvini per avere offerto, a noi inesperti, un criterio per orientarci nel caso Unicredit-Bpm. È un metodo semplice, buono anche per l’uomo della strada: bisogna fare il tifo per l’Italia, come quando giocano Sinner e Berrettini, e siccome Unicredit è «una banca straniera», non va bene che metta le grinfie su Popolare di Milano che, lo dice il nome stesso, è italiana, e dunque deve allearsi con Monte dei Paschi di Siena, che è un’altra squadra, pardon banca, tipicamente italiana.
Ci si sente sollevati. Si era capito che la finanza, le banche, l’economia, erano campi globalizzati, nei quali distinguere gli interessi nazionali è un poco come voler separare gli ingredienti del minestrone quando ormai è già nella zuppiera.
A maggior ragione si pensava, sempre noi inesperti, che tra banche europee potesse esserci una specie di promiscuità naturale, alla luce del fatto che “europeo” non suona alle nostre orecchie come sinonimo di “straniero”. E Unicredit è per l’appunto una banca italiana che si è data, negli anni, una dimensione europea.
No, invece. Si tratta di stranieri che cercano di fregarci la nostra roba. E Bankitalia — si chiede il Salvini — che fa? Dorme? Se si chiama, appunto, Bankitalia, come mai non inalbera il tricolore, non indossa la maglia azzurra e cantando l’inno di Mameli, con una mano sul petto, non sbarra il passo allo straniero? Perché Panetta e Signorini, come Sinner e Berrettini, non sfidano in doppio il capitale straniero, ricacciandolo oltre frontiera?
Avendo affidato i miei pochi risparmi a un credito cooperativo emiliano, già diffido delle banche di altre regioni, figuratevi Unicredit, che ha perfino un boss che si chiama Orcel. Sarà mica un francese?
Articolo decisamente pessimo,
A parte sbertucciare Salvini, il che è come rubare le caramelle ai bambini, si trincera dietro una non conoscenza dell’argomento che lo ha spinto a scrivere l’articolo e poi prosegue.
A casa mia uno che parla senza sapere le cose si chiama cretino.
Denigrare il comportamento di Salvini in merito alla vicenda non è sbagliato; solo che un minimo di spiegazione andrebbe data.
Facciamo un po’ di chiarezza.
Unicredit lancia un’offerta pubblica di scambio ( carta contro carta; per differenziarla dall’opa che è carta contro cash) a BPM senza informare il governo, a detta di Salvini
Quindi, nel gioco di ruolo, abbiamo il predatore Unicredit, la preda BPM, ed il fesso che oltre a non contare fuori casa, data la vicenda, sembra non contare neanche a casa propria; sempre a detta di Salvini che quindi deve scegliere se fare la figura del fesso o quella di Kazzaro.
La preda BPM detiene il 20% del fondo Anima Holding che è il principale operatore nazionale nel campo del risparmio gestito.
A sua volta Anima ha una Partecipazione in MPS ( non significativa, il 4%) e ha sempre con MPS un accordo per la gestione del risparmio.
Ora BPM, insieme al fondo Anima, a Caltagirone e Milleri (quindi Del Vecchio-Luxottica) hanno acquistato di recente una partecipazione rilevante di MPS, il 15% e l’acquisto lo hanno fatto dallo stato, la cui partecipazione in MPS si è ridotta.
L’introito del governo serve per rispettare gli impegni finanziari con Bruxelles.
BPM inoltre è una banca radicata in Lombardia e storicamente, sin dalla nascita della Lega, quando BPM (nata nel 2016 dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano) era una banca ad azionariato diffuso in quanto di tipo cooperativo, molti amministratori erano di area leghista.
La lega ha quindi avuto un peso tutt’altro che trascurabile nella vita della banca e, sebbene la governance di BPM si sia evoluta in quanto BPM è una S.p.A., la presenza leghista ancora si sente.
Oltretutto il presidente di MPS, Maione, è in quota Lega.
Il predatore, dopo aver rinunciato all’acquisizione di Kommerzbank per via della pesante situazione economica in Germania e per le imminenti elezioni politiche, ha dirottato la sua attenzione verso l’interno creando il vuoto attorno a Salvini.
Un conto è infatti avere a che fare con BPM dove c’è ancora un residuo di influenza; altro è avere a che fare con un colosso internazionale del settore bancario quale è Unicredit.
Aggiungo che se l’operazione non fosse stata portata avanti da Unicredit, pare fossero intenzionati a compiere l’operazione i francesi di Credit Agricole.
Li si che tutto il cucuzzaro sarebbe passato in mani straniere; non con Unicredit, che benché abbia dimensioni internazionali, rimane pur sempre un istituto di diritto italiano,
Conclusione: Salvini, il nulla col vuoto intorno
Hasta il Kazzaro
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