
(di Antonio Pitoni – lanotiziagiornale.it) – C’avevano raccontato che contro l’Occidente unito Mosca non avrebbe avuto scampo. Che l’obiettivo della vittoria militare si sarebbe accompagnato persino al default della Russia per effetto di sanzioni senza precedenti che alla fine si sono rivelate un clamoroso autogol.
Quando poi il conflitto ha iniziato a prendere una brutta piega, ci hanno spiegato che bisognava continuare ad armare l’Ucraina per permetterle di negoziare la pace in una posizione di forza. Ma adesso che, dopo oltre mille giorni e più di 500mila morti, la guerra a Putin è ormai persa, è lo stesso Zelensky ad invocare una pace che costerà al suo Paese, nella migliore delle ipotesi, l’annessione del Donbass alla Russia. E neppure il via libera dell’uscente Biden all’impiego sul territorio russo di armi fornite dagli Stati Uniti a Kiev riuscirà ad invertire l’esito di un conflitto che sembra ormai segnato.
Una débâcle che si sarebbe potuta evitare se, dopo aver creato i presupposti di questo folle conflitto, gli Stati Uniti – spalleggiati dalla Gran Bretagna dell’allora premier Boris Johnson – non avessero sabotato, facendola saltare, l’intesa che avrebbe potuto evitare all’Ucraina questo pesantissimo tributo di vite e di territori. Il tutto mentre l’Unione europea dava prova della sua inconsistenza politica rinunciando ad ogni iniziativa diplomatica per scongiurare la guerra nel proprio giardino di casa infilandosi l’elmetto al seguito e agli ordini degli Usa. Intanto apprendiamo dal recente incontro tra il neoeletto presidente Usa Trump e il segretario generale della Nato Rutte, che gli Stati Uniti vogliono scaricare sull’Ue la gestione e i costi della fase post bellica (compresi quelli della ricostruzione?).
Eppure la corsa al riarmo non si ferma. Mentre i francesi, con i soliti inglesi, ipotizzano perfino l’invio di truppe in Ucraina, per la prima volta nella storia la spesa militare italiana supererà il prossimo anno i 30 miliardi di euro (Osservatorio Milex) con l’obiettivo di arrivare a circa 40 (il famigerato 2% del Pil) nel 2028. Resta solo da capire chi pagherà il conto. Anche se una mezza idea ce l’abbiamo già.
Certo non questa pescivendola, guardatela in tante foto come in questa che faccia soddisfatta e tronfia che c’ha.
Una volta li chiamavano ‘pidocchi ‘arfatti’ e avevano ragione.
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Il vero problema e ‘ che dopo la pace-resa , chi si fara’ garante del fatto che Putin non ci riprovi ? Diciamo che per l’Ucraina non e’ una questione da poco. Oppure si puo’ sempre voler credere alle sue solenni promesse…
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… potresti fare tu da garante!
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Se vogliamo applicare la logica (idiota) degli atlantisti guerrafondai scemi (idioti) di guerra, che hanno ripetuto per due anni che i “pacifinti” pseudo-filoputiniani avrebbero dovuto andarsene in Russia, bene allora il conto dovrebbero pagarselo loro, che la guerra ad oltranza, i morti, le (auto)sanzioni hanno voluto fortemente e pervicacemente, incapaci di accendere il cervello anche solo per un momento per lasciare spazio ad un minimo dubbio.
D’altronde, la loro preoccupazione maggiore è ancora chi sarà il prossimo (hint: probabilmente il Portogallo), quasi a voler dimostrare a tutti di non averci ancora capito un caxxo di niente; quindi che aprano il portafoglio e paghino in prima persona per la loro paranoia fottuta.
PS: Se Putin e Netanyahu sono criminali di guerra, Boris Johnson cos’è?
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Facile: se Nazinyahu e Puzzin sono criminali ‘di guerra’, Johnson “di guerra” è solo e nient’altro che il classico ‘scemo’… Dispiace solo che fin’ora non abbia pagato nulla, né c’è da aspettarsi che pagherà mai nulla. Con espresso riferimento al titolo dell’articolo. 😔
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Che poi accusare Putin di avere sottratto i bambini nel Donbass per proteggerli dai bombardamenti ucronazi che anche ieri hanno ucciso gente civile nei territori ‘annessi’ dai russi, mentre di migliaia di bambini e donne spariti nella prostituzione e nella pedofilia non si sa più nulla ma alla corte non risulta che Zelensky sia colpevole di nulla.
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Johnson è come Churchill e non è un complimento ma il riconoscimento di un cliché di inglese imperialista guerrafondaio cinico e alla fine pure dannoso per la sua patria.
Churchill è stato nella prima guerra mondiale il responsabile della fallimentare spedizione di Gallipoli nei Dardanelli contro l’impero turco (torna l’ossessione per il mar Nero) e nella seconda ha combattuto a morte la Germania, di cui peraltro condivideva l’ideologia fascista, solo per il primato in Europa, risultando alla fine “sconfitto” dall’ alleato usuraio americano, con cui indebitò la Gran Bretagna.
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