
(Giuseppe Di Maio) – L’ho già detto, ma è il caso di ripeterlo: progressismo è un termine tanto vago, e tanto pieno di definizioni, che sarebbe meglio cancellarlo dal vocabolario delle stelle. Certo, è una parola che, senza invadere il campo altrui, il campo di chi si è accaparrato da decenni un’ala del Parlamento e del pensiero politico, permette di stare in un’alleanza di partiti che combattono questo governo reazionario. Lo stesso dicasi per le parole “cambiamento” e “rivoluzione”: esse non indicano una meta, un modello di società, e possono essere usate da chiunque per carpire la fiducia degli animi radicali. Ecco perché un M5S semplicemente progressista si presta a confondere l’ansia di chi attende risolutive trasformazioni sociali, di chi ha a cuore il destino dell’ambiente, di chi venera il razionalismo nelle applicazioni della tecnica e nei rapporti umani.
Ma è venuto il tempo di indicare con precisione gli obiettivi della nostra politica, è venuto il tempo di precisare in dettaglio il tipo di società in cui ci va di vivere: mostrando la quantità di spazio da assegnare alla dimensione pubblica, a quella privata, e infine a quella personale. Di questo parleremo più diffusamente un’altra volta, ma per ora dobbiamo decidere se il Movimento deve affidarsi alla democrazia e ai suoi processi, oppure alla fiducia cieca, come stanno facendo più o meno consapevolmente le fazioni che si affrontano confidando di più nel Garante o nel Presidente. Per conto mio suggerisco di confidare nel processo decisionale democratico, senza scappatoie, deroghe, o contingenze. Suggerisco di andare dritti al cuore del problema, cioè: chi vuole riformare il partito deve parlare di democrazia non delle rotonde sotto casa. E mi domando come mai, pur essendo a tutti chiaro che le sfortune elettorali del Movimento dipendono dalla cattiva informazione (dallo stuolo di samurai padronali che dopo qualunque esito elettorale giubilano all’insuccesso pentastellato), nessun contributo alla Costituente ha parlato di fondare un canale televisivo. A nessuno è venuto in mente che l’unico modo di temperare il potere mediatico è edificare un contropotere in cui i cittadini si possano riconoscere e fidelizzare. Sì, ci vogliono i soldi, i compromessi, il tempo, eppure ai tempi del blog di Grillo erano in molti quelli che volevano trasformare la “Cosa” in tv.
Cosa accadrà da qui a poco, se la Costituente non raggiungerà il quorum nonostante la scrematura degli inattivi? Cosa sarà del Movimento se sui territori riceverà a stento l’1/2% dei consensi? Io vi punzecchio, o ultimi tifosi di un’avventura, il vostro M5S cadrà sotto il peso delle sue innumerevoli contraddizioni, sarà emarginato da un corpo elettorale che gli aveva affidato poteri taumaturgici, si disperderà tra le polemiche dei due o più mandati, dilaniato da padroni e creatori che hanno suscitato negli italiani un’aspettativa così grande che non hanno saputo assorbire.
Chiamiamolo così il Movimento :
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La domanda è un’altra: ma in una società così mediatizzata e spettacolarizzata , iperconnessa eppure isolata , e sola, chiusa nel singolo immobilismo, qualsiasi contenitore di cambiamento radicale, collettivo, può avere la speranza di emergere e durare il tempo necessario per passare da raccolta di protesta a costruzione reale di progetto, mantenendo inalterato il contesto di cui sopra? Veramente ci illudiamo che senza una modifica profonda, culturale e mentale, degli individui che formano una società, possa essere il prodotto politico a determinare un cambiamento? Perché avviene esattamente il contrario…..le grandi trasformazioni sono partite dal basso, da un’ esigenza generale di discontinuità per condizioni sociali, economiche, relazionali e quotidianamente reali di non ulteriore sopportazione, raccolte da un attore politico che si trovava nel posto giusto al momento giusto!
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Ambiente, lotta alla corruzione, ridistribuzione sono da sempre ed ancora oggi elementi fondanti e scritti nel programma del M5S; ripeterlo all’infinito però rischia di svuotare il tutto di significato.
Agli obiettivi occorre sempre affiancare il che fare, qui ed ora. Inutile lo sforzo di creare ideologie nuove, tutto si è già visto della natura umana; si dovrà sempre scegliere tra diritti dei popoli o privilegio dei pochi, fra giustizia e disuguaglianza, fra sociale ed individuale: Si possono inventare nomi nuovi per vecchie dinamiche che non muteranno mai, solo per darli in pasto ad elettori poco attenti.
La strada del Mov. si è interrotta, l’acqua è stata avvelenata, da fuori ma soprattutto da dentro, ad opera del costruttore del pozzo; chissà se riusciremo un giorno a capire davvero il perché.
Il M5S è caduto, un esperimento finito male per forze e debolezze umane ma ha avuto il merito, impensabile fino ad allora, di aprire una breccia; prima o poi il cammino per penetrare il muro riprenderà, con altri e con altri nomi, ma riprenderà.
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http://youtube.com/post/UgkxHy63I9fq59VR6FTryyfGC9uJ84FBRTAp?si=rsCSDJaW_AxcKFW3
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“Progressismo è un termine tanto vago, e tanto pieno di definizioni, che sarebbe meglio cancellarlo dal vocabolario”. Non è il termine, bensì l’uso continuo – 99,99% delle volte a sproposito – che si fa della parola. Significato testuale sarebbe: “filosofia politica che sostiene il mutamento della società attraverso l’attuazione di politiche riformiste e innovatrici, perseguendo il progresso in campo sociale, politico ed economico. È una filosofia tipica delle politiche di sinistra“. In soldoni, una politica che, anziché guardarsi nel proprio buco del mulo, proteggendo i capitali a discapito della gente, facesse l’esatto opposto o, almeno, provasse a farlo. No alla guerra (senza “se” e senza “ma”), no all’arricchimento sfruttando il cubo degli altri, no ai tanti privilegi che si autoassegnano da sempre, no ai paradisi fiscali, alle ingiustizie sociali, sì alla preservazione di quel poco di natura rimasta, sì alla conservazione più che alla costruzione, sì a risorse per mettere in sicurezza il Paese da continui e ripetuti “disastri naturali”. NO a infrastrutture faraoniche (ponte sullo stretto?) inutili, costose, vere “cattedrali nel deserto”, propedeutiche agli interessi di pochi. Sì ad una sanità che funzioni, investire sulla cultura, scuola e sociale. Questo per me è progressismo, andare avanti, migliorare sto 🌵di (im)mondo. Poi, però, quando leggo “è una filosofia tipica delle politiche di sinistra” mi cadono le 🥎🥎 e le vedo rimbalzare all’infinito nel razzo che gliene frega alla sinistra delle politiche a lei attribuite. Preghiamo 🛐 per una ridefinizione, che non sia ossimoro, del termine, anche su Wikipedia.
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Esiste il progressismo deviato, quello che rappresenta il PD in Italia, riassumibile in globalizzazione, automatizzazione, digitalizzazione, green, niente confini, credito sociale, Agenda 2030, auto elettriche super costose, ecc. che ha arricchito una ristretta élite impoverendo centinaia di milioni di persone che già non se la passavano benissimo.
Il progressismo che hai in mente tu, a grandi linee, è cosa buona giusta, ma perché non chiamarlo in altro modo? Ormai questo vocabolo, come “sinistra”, “democratico” o “riformista” sono ampiamente sputtanati.
Non a caso ad esempio Conte evita come la peste di autodefinirsi di sinistra. Dovrebbe fare lo stesso con la parola progressista. Esistono i sinonimi tipo “innovatore”, “rivoluzionario”, ecc.
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Scusa, non avevo letto il tuo post, quindi ho risposto all’utente pableronew. Sostanzialmente ripeterei stessi concetti, e tu stesso, per definire le politiche del Pd, usi il termine “progressismo deviato”. Appunto… 😉 Il problema è che le “deviazioni” portano sempre nelle ville dei loro amici imprenditori, dove, per arrivarci, i ponti non crollano. Il loro progressismo, ad esempio, è quello di non aver fatto nulla per impedire che un contratto tra Stato (quindi noi) e privati fosse tutto sbilanciato a favore di questi ultimi. Salvo scoprire che, per pura combinazione, la famiglia venta ha, in pratica, sempre sponsorizzato tutti. Ma, ripeto, trattasi di semplici combinazioni, perché la vita è una cassapanca piena di sorprese, 💸💸💸🤑 nessuna esclusa. Buona serata.
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Hanno messo in moderazione il commento, spero lo pubblichino, comunque per “famiglia venta”, intendo famiglia veneta, anzi, venetton
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Il significato testuale, che riporti, del termine “progressismo” si presta ad interpretazioni equivoche e diverse in funzione della fase storica di una Società. Quello che fai conseguire “in soldoni” è una tua legittima interpretazione, ma solo quella. Politiche “riformiste e innovatrici”? Sai bene, anche solo in Italia chi si vantava di politiche riformiste, pure innovatrici. D’altronde “riformare” non è sinonimo di “migliorare”. E comunque “migliorare” per chi? Il “progresso in campo sociale, politico ed economico” è un’evoluzione rispetto a chi? A cosa? C’è un “progresso” tecnologico che sta virulentando la natura umana. Non solo, ma anche. È l’obiettivo “progressista”? Il “progresso” sociale ed economico cosa è? Su quali parametri lo valuti? Ad es. Il ponte sullo Stretto è progresso? La Tav è idea progressista? Pagamenti solo digitali è progressismo di sinistra?
Su quello politico, poi…meglio tacere.
Insomma è più logico, fotografando la realtà politica odierna in Occidente, immaginare come “progressisti” coloro che “a sinistra” hanno fede nei cambiamenti che scienza, tecnica abbinate allo sviluppo economico ( che si parametra su indicatori che non individuano le singole entità ma il complessivo) possono offrire. Ma è una visione parzialissima di un progetto politico. Che s’invera solo su temi specifici di chiara fattibilità.
Sono più d’accordo con Lupo Russo. Sulla necessità di contaminare idee su basi trasversali. Conservare, progredire, razionalizzare. Tante idee “buone”. Che non hanno più i connotati del secolo scorso.
Destra e Sinistra veramente non dicono più nulla. Se non per i “fortini” che presidiano.
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Il termine progressismo, da wiki ma anche altre fonti sono in linea, è l’estensione della parola “progresso” sulla quale potremmo discutere (per te il progresso potrebbe essere… una centrale nucleare, per il sottoscritto altro), però la definizione “perseguendo il progresso in campo sociale, politico ed economico“, a mio modo d’intendere taglia la testa al toro. SOCIALE di chi? Poche persone? Ah, “sociale” nel senso di “socio”, per cui la casta… Cioè vogliamo definire “progressiste” politiche che affamano la stragrande maggioranza dei cittadini a discapito di pochi “soci”? Quella che definisci “legittima interpretazione” – che in quanto tale potrebbe avere limiti diciamo ideologici – diventa, secondo me, abbastanza chiara. E lo sarebbe ancor più se la sinistra, anziché esprimere l’altra accezione del termine “sinistro” (cupo, lugubre, terrificante) praticasse politiche per la quale dovrebbe esser nata, ovvero “progressiste”. Se poi per politiche progressiste vogliamo intendere… costruire un’inutile ponte, opera ciclopica che andrebbe a collegare le due regioni più arretrate* di una nazione che, oggi come oggi, avrebbe mille complessità BEN più importanti e urgenti da risolvere, allora progressisti sono tutti gl’imprenditori, dal miliardo in su però. Insomma, in tal caso, il termine “progressista” calzerebbe a pennello al partito della Schlein. Saluti.
* fonti diverse mettono sempre Calabria e Sicilia tra le prime 3/4 regioni più “problematiche” del ns. Paese.
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Progressismo e conservatorismo sono essenziali.
Idealmente il conservatorismo serve per preservare tutto quello che funziona, che amiamo e ci fa stare bene, mentre il progressismo serve per cambiare tutto quello che non funziona e ci fa stare male.
Il problema è che il progressismo(PD e alleati) e il conservatorismo(Fdi e alleati) italiano sono distruttivi, neoliberisti, impoveriscono le classi povere e arricchiscono ancora di più i ricchi.
In Italia, chi sostiene o si allea con queste due ideologie, rischia di rimanere scottato.
Il M5S era l’alternativa a entrambe, estrapolava il meglio dal conservatorismo e dal progressismo e scartava il peggio, gli effetti collaterali.
Dovrebbe ritornare a farlo.
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Sante parole! Se si vuole invertire la china, bisogna smarcarsi dal PD e tornare alle origini, lo capiscono anche i sassi oramai.
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Occhio a dire “tornare alle origini” perché i repubblichini di Conte ti rispondono subito che vuoi tornare al “vaffa”, eccetera eccetera. Elimina la parola “origini”.
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ma quale stanchezza…
si tratta di tradimento degli onesti che pagano le tasse fino all’ultimo cent.
si tratta di tradimento di chi al mattino va a lavorare (se ha un lavoro) per tentare di riuscire a sfamare i figli.
si tratta di tradimento. null’altro.
in non votanti, ad ogni tornata elettorale continuano ad amentare…
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Costituente ha parlato di fondare un canale televisivo. A nessuno è venuto in mente che l’unico modo di temperare il potere mediatico è edificare un contropotere in cui i cittadini si possano riconoscere e fidelizzare. Sì, ci vogliono i soldi, i compromessi, il tempo, eppure ai tempi del blog di Grillo erano in molti quelli che volevano trasformare la “Cosa” in tv.
Ed era esattamente quel che voleva fare Giulietto Chiesa, quando lo suggeriva ai 5S 10 anni fa a Roma, ottobre 2014. A fianco c’era Massimo Mazzucco.
Dare i soldi dei rimborsi per fondare una TV in stile Byoblu magari con Messora come direttore.
Ma niente! Si preferì combattere con i post sul blog di Grillo e Casaleggio contro il TG-1/2-3-4-5-6-7.
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Video eccellente. Me l’ero perso. Peccato non aver dato seguito a ciò che diceva Giulietto Chiesa.
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ciò che il m5s di governo aveva fatto era perseguire un riequlibrio delle opportunità sociali e civili per i cittadini, partendo dagli ultimi. La politica progressista è tutta qua.
difficile che la dx, pur parlando tutti i giorni dell attenzione al popolo, promulghi norme che vadano davvero in direzione del miglioramento della condizione cdi vita della maggioranza dei cittadini.
Peggio se a farlo è la pseudo sx liberalriformista. Il.liberismo è l.ossimoro della libertà. Ed è l avversario politico, comunque si declini.
Ciò che ho visto fare dai governi Conte era la speranza delusa del giovane berlingueriano rimasto tale. Serve un contratto von gli alleati? Si fa un contratto.
Sono stati gli altri a fare di tutto per chiudere l esperienza di governo di Conte. Le idee e la persona. Un incubo per il mainstram. Usando il fondatore del m5s per distruggerlo, con Conte dentro.
il m5s va spinto a tornare al governo, a governare. Sono gli stessi, fuori e dentro il movimento, che fanno di tutto per impedirlo.
potete insultare tutti, mandare affa tutti, lamentarvi di tutto, essere fi dx o di sx o fi centro come vi aggrada. Ma al bar, sui social. Fuori da giunte, parlamenti, assemblee, dove devono stare solo loro, gli eletti della moralità senza ombre, e gli eletti dal popolo, una minoranza, che è l auspicio dei renziani presenti in ogni corpo politico.
ne di dx ne di sx non significa nulla. Le idee buone sono buone, le cattive cattive. Per chi? Per le oersone contano le buone leggi, più che le idee che esprimono.
Lo decide chi fa le leggi, contentissimo di farsi mandare affa da chi, non votando, non gli dà elettoralmente nessun fastidio. Anzi, un bell aiuto
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Lo dovevate trattare con onestà intellettuale voi giornalisti il movimento invece di attaccarlo tutti insieme con riviste giornali e trasmissioni tv per affossarlo dai primi passi in parlamento.La colpa e solo vostra anche della nascita di questo governo che reprime giorno dopo giorno diritti e speranze della povera gente.Fatevi un esame di coscienza se l’ avete e non frignate se oggi si reprime il diritto di cronaca perché voi con questa libertà non sapete che farci appecoronati come siete alla linea che vi detta l’ editore di turno.
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Conte forever
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