
(Andrea Biondi e Carmine Fotina – Il Sole 24 Ore) – Il Piano Italia a 1 Giga, che fa leva su fondi del Pnrr, si avvia a “perdere” 155mila civici. Che complessivamente dovrebbero così uscire dai piani di investimento di Open Fiber e Fibercop. Con due risultati immediati e uno in arrivo come conseguenza diretta.
Nell’immediato la misura dovrebbe favorire una spinta al completamento nei tempi previsti (giugno 2026) della cablatura delle aree grigie (semiconcorrenziali) assegnate a Open Fiber (8 lotti) e Fibercop (7 lotti) e risparmi per milioni di euro per le due società wholesale.
L’ipotesi in campo potrebbe poi comportare, come corollario, il coinvolgimento degli operatori che forniscono connettività internet via satellite, come Starlink di Elon Musk, che nel frattempo sta organizzando d’intesa con il Governo italiano una sperimentazione tecnica in alcune regioni per misurare le prestazioni e quindi valutare l’efficacia del servizio.
Potrebbe essere un emendamento al disegno di legge di bilancio a innescare una soluzione studiata in questi mesi da Palazzo Chigi e dai ministeri competenti, che non dissimulano la preoccupazione per il ritardo del Piano Italia a 1 Giga: un pilastro del Pnrr con quasi 3,5 miliardi appostati.
Secondo i dati aggiornati a metà ottobre, Open Fiber e Fibercop dovevano ancora coprire il 70% dei numeri civici. Più indietro la prima società, con un parziale del 23,7% (si veda Il Sole 24 Ore del 20 ottobre). Di qui un’ampia rosa di soluzioni fra cui sembrerebbe aver preso quota il taglio di 155mila numeri civici.
Allo stralcio farebbe seguito una consultazione pubblica per verificare se non siano già coperti dai piani di operatori privati. I civici che resteranno del tutto scoperti dovrebbero poi finire in un nuovo piano pubblico, fuori a quel punto dai binari del Pnrr e da coprire semmai con risorse nazionali.
Si procederebbe con un avviso o una vera e propria gara che, sulla base del principio della neutralità tecnologica, potrebbe includere i collegamenti via satellite e quindi anche Starlink. Sempre che la Commissione Ue non fissi vincoli tecnologici eccessivamente alti, che cioè limitino il raggio d’azione alla fibra ottica, che a oggi continua a garantire prestazioni più avanzate rispetto al satellite.
Quanto ai numeri civici, i 155mila non sono altro che la differenza tra i 3,55 milioni inseriti da Infratel nelle convenzioni con gli aggiudicatari e i 3,4 milioni fissati come target Ue da raggiungere a metà 2026. Un “cuscinetto” di sicurezza previsto a suo tempo per prudenza. Infratel potrebbe ora eliderlo senza dover andare a rinegoziare il piano con la Ue […].
Con un orizzonte più lungo le due società guardano con attenzione anche a una possibilità sulla quale si è al lavoro sull’asse Roma-Bruxelles. L’obiettivo sarebbe quello di ottenere un ulteriore stralcio dal Piano Italia a 1 Giga di 450mila numeri civici situati in aree remote del Paese (le cosiddette “case sparse” secondo la classificazione Istat). Il tema è molto più complesso e la Ue al momento non sembra propensa ad aperture, ma lo scenario potrebbe cambiare se in primavera prenderà corpo una revisione complessiva del Pnrr.
Solo oggi si saprà se il correttivo è tra quelli segnalati come prioritari da FdI: se dovesse arrivare al traguardo finale rappresenterebbe un boost non da poco per Open Fiber, nata proprio con l’idea di portare la fibra Ftth nel Paese e ora alle prese con il rifinanziamento del suo project financing. Su quest’ultimo punto l’attesa è per la conclusione della trattativa con le banche entro l’inizio del prossimo mese anche grazie all’apporto che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, in caso di necessità dovrebbe arrivare – nell’ordine di 100 milioni di euro – da parte di Cassa Depositi e Presiti.
Dall’altra parte riguardo alla misura che, se approvata in legge di bilancio, dovrebbe favorire la migrazione dal rame alla fibra, un beneficio Open Fiber lo avrebbe anche nell’ottica di una futura eventuale fusione con Fibercop, con un intervento che finirebbe per valorizzare la società che fa capo a Cdp e Macquarie permettendo al tandem Mef (che ha già investito in Fibercop)-Cdp di ottenere una quota di maggioranza relativa nella fusione di Of con la società che fa capo al consorzio guidato da Kkr.
Sì, Elon, ti prego… PORTACELAAAAAAA!!!
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Articolo degno di un quotidiano di regime,
Innanzi tutto lo sviluppo della fibra ottica è in capo al ministero delle infrastrutture e dei trasporti; ministero guidato da uno che non ha mai fatto un solo giorno, che sia uno, di lavoro in vita sua; ovviamente il sole 24 ore non ne fa menzione.
Il secondo motivo che mi spinge a pensare che si tratti di un quotidiano di regime è dovuto al fatto che è intervenuta anche la corte dei conti sul tema.
La corte ha rilevato che mancano i controlli ministeriali sull’attuazione del piano di sviluppo della rete e che le penali cui sono soggette Fibercop e Open Fiber, in caso di ritardo, sono esigue.
Ovviamente il noto quotidiano non ne fa menzione.
Poi ci sono anche le ragioni tecniche sopravvenute; le società hanno infatti sviluppato l’infrastruttura FTTH ( fiber to the home) e nel frattempo la tecnologia si è evoluta segnatamente nella FWA (fixed wireless access)
Le società coinvolte hanno apportato i cambiamenti, ma, tanto per cambiare, hanno lasciato indietro il settore della PA ed il sud in generale, accentuando in tal modo il divario tecnologico tra nord e sud.
C’è poco da fare, stiamo perdendo il treno; anzi, alcuni vagoni sono rimasti fermi nel deposito.
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