
(Michele Serra – Repubblica.it) – Il 46 per cento dei votanti in Emilia-Romagna è la fine di un mondo: il mondo, sostanzialmente novecentesco, nel quale stare in società non era un dovere, era proprio un bisogno. Il bisogno di esserci, di contare e di contarsi. E la politica era la maniera fondamentale per farlo. Era un gesto politico anche l’astensione: le poche frange di renitenti non andavano alle urne o perché anarchici o perché attivamente eccentrici, gente che amava distinguersi dai pecoroni (come me) che andavano in massa a votare.
Sicuramente esiste ancora un’astensione di tipo politico. Ma una quantità così enorme di astenuti (più della metà degli aventi diritto) non si spiega se non per disinteresse, inerzia o distrazione. Hanno altro da fare, qualcuno, se non lo scopre casualmente su TikTok, nemmeno sa che si vota. I telegiornali, i talkshow e in misura decrescente i giornali arrivano a una fetta cospicua di persone, comunque una minoranza: probabilmente il pubblico che segue i media tradizionali è abbastanza coincidente con quelli che vanno ancora a votare. Gli altri sono come dispersi, si sono fatti un mondo loro che non è più il nostro (e il nostro, di contro, non è più il loro), vivono, lavorano, hanno i loro problemi, i loro progetti, le loro delusioni, ma questo pacchetto di vittorie e di sconfitte, che si chiama vita, hanno deciso di tenerselo per loro, di non spenderlo in politica. Forse lo hanno nascosto sotto il materasso.
È un’Italia parallela, misteriosa e silente, e se pure, con qualche fatica, la rispetto, devo dire che mi sto abbastanza stufando, ogni volta che vado a votare, di decidere anche per loro. È un peso che non porto volentieri. Un conto è portare a casa la spesa a uno che non ce la fa a uscire perché è anziano o impedito, altro conto è scegliere governi al posto di gente che sta benissimo, ma ha solo deciso che quella fatica deve farla qualcun altro.
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E se fosse solo finita la rassegnazione del “menopeggismo” ? I voti bisogna guadagnarseli, non basta la posizione di rendita di chi , senza alcuno sforzo, si accontenta di essere solo un filino meno peggio degli “altri”.
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Lei ha diritto alle sue idee, ma scegliendo di non astenersi lei ha deciso automaticamente di votare il peggio, perché può stare sicuro che corrotti, collusi, venduti e simili NON si astengono mai – perché loro sanno perfettamente che non sono tutti uguali.
Lei è il sogno proibito di ogni oligarca, dittatore o mafioso: il tizio silenzioso che non parla e non agisce.
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Il sogno proibito delle tre categorie suindicate in realta’ e’ la finta opposizione, quelli che come nel wrestling fanno la faccia feroce e poi sottobanco trattano e si accordano su tutto, attenti a non darsi fastidio a vicenda. Quelli sono la vera assicurazione sulla vita, che vincano loro o gli altri e’ lo stesso, l’intesa si trova sempre.
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Bisogna fare molta attenzione ed evitare di cadere nella retorica del “meno peggio”, è la situazione peggiore e più pericolosa per una democrazia.
Io preferisco pensare che c’è il meglio come alternativa al peggio. Bisogna guardare la visione generale anzichè le promesse di chi si va a votare e smetterla di dire che è “meno peggio”.
Certamente c’è una visione migliore di quella attuale e che garantisce rispetto della Costituzione e della democrazia, anzichè minarla come si rischia che accada fregandosene.
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Servirebbe la precettazione.
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Ma anche no!
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Servirebbe escludere dalla cittadinanza i cittadini che non vanno a votare per 3 volte a fila senza giustificazioni mediche o di altro tipo.
Quando vedi tutti ‘sti scagnozzi giovinastri o presunti tali arrivati a 40-50 anni che vanno abballare ai rave party o in discoteca e si pavoneggiano con l’ultimo tatuaggetto, che vi aspettate che abbiano in testa?
Vuoti come lattine ed idee.
Serra qui ha pienamente ragione, duole dirlo, chiaramente.
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