
(Tommaso Merlo) – Quel poco che questo governo sovranista combina, va al macero prima ancora di andare in vigore. Dopo la figuraccia albanese, arriva quella sull’autonomia differenziata. Davvero una compagine governativa deludente che fa poco e dice ancora meno. Silenzio ed assenza anche di contenuti sono la peculiarità di questa fase politica nostrana. Eppure si tratta del governo più di destra dei tempi della buonanima, quello dei fantomatici sovranisti. Si sono fatti largo strillando ed oggi non aprono bocca. Negli ultimi due anni di governo si ricordano giusto scandali di cui alcuni davvero deprimenti, strappi e polemiche fine a stesse, ma vi è una sostanziale continuità coi governi precedenti e nella vita reale dei cittadini non è cambiato nulla. Ed è molto importante capire il perché. Certo, contano classi dirigenti già scarse in partenza che dopo decenni di carriera hanno perso mordente e slancio ideale. Conta il fatto che per molti politicanti è la poltrona il vero obiettivo e quindi una volta nei palazzi tirano i remi in barca. E conta che cambiare in democrazia è molto difficile, servono idee valide e poi un sacco di fatica per realizzarle nonostante la resistenza della burocrazia e delle opposizioni. Ma il problema appare più profondo e l’era dei sovranisti ci aiuta ad identificarlo con chiarezza. La vera sovranità oggi è migrata altrove. Prima di tutto è migrata verso l’economia, siamo pieni di debiti e con giusto una manciata di briciole da spartirci. Se osassimo discostarci dal pensiero unico neoliberista, qualche sciacallo a Wall Street comincerebbe a scommettere sul nostro fallimento e ripartirebbe l’ossessione dello spread. Un problema di fondo gravissimo che però la politica non affronta ad esempio riducendo il debito pubblico. E non lo fa perché richiederebbe sacrifici soprattutto ai ricchi e tempi che i politicanti non hanno. E così comandano indirettamente i mercati finanziari e le agenzie di rating e comandano direttamente le lobby che ormai entrano nei palazzi della politica dal portone principale. Perché oggi il benessere di un popolo si misura ancora in Pil a prescindere dalle tasche in cui finisce e quindi il profitto e quindi la crescita, sono tutto. E tra esigenze dei cittadini e quelle delle lobby, la politica non ha dubbi su quali servire per prime. La vera sovranità è poi migrata verso i consessi internazionali, è lì che si decino ad esempio le guerre. Consessi in cui imperversa il pensiero unico neoliberista e quindi il conformismo. Per discostarsene servirebbe un coraggio, una spinta e dei mezzi che le classi dirigenti nostrane non hanno. Certo, dai sovranisti era lecito aspettarsi qualcosina in più dopo anni di propaganda nazionalista, ed invece niente. Paraocchi atlantisti e sudditanza europea come da tradizione della casa. Come se dietro alla caciara partitocratica, vi fossero dei poteri superiori che si occupano delle cose serie ed insindacabili. Già, la vera sovranità è migrata altrove peccato che fino a prova contraria in democrazia la sovranità appartiene al popolo. Non siamo difronte ad un problema politico ma democratico. Tu voti dei partiti, ma poi a decidere davvero sono altri. Cambiano giusto le facce dei reggenti ed è anche per questo che molti non seguono e non votano più. La domanda è come uscirne. I sovranisti nostrani proponevano di tornare indietro alle nazioni, di liberarci dai lacci internazionali e tornare padroni a casa nostra. Ma non lo stanno facendo e questo perché in realtà è rischiosissimo se non impossibile in un mondo sempre più globale e interconnesso. Isolarsi sarebbe un suicidio, vorrebbe dire perdere ancora più sovranità a favore di altri poteri col rischio di venire presi di mira in una giungla economica sempre più competitiva. Un suicidio soprattutto per paesi fragili come il nostro. L’altra via è quella di andare avanti invece che indietro. È quella di prendere atto del nuovo contesto e giocarsela. Prima di tutto rinforzandosi in modo da acquisire agilità di manovra e sbarazzarsi della cattiva reputazione. E poi ammettere la fine storica delle repubbliche nazionali e accettare la sfida di una repubblica federale europea. Unendoci agli altri popoli continentali invece che isolandoci, e costruire insieme a loro una nuova democrazia continentale che abbia la forza sufficiente per contenere l’invadenza dell’economia e in cui la sovranità torni ad appartenere ad un popolo anche se molto più vasto. Una via che appare sempre più obbligata ed esattamente il contrario di quello che proponevano i sovranisti nostrani. Ed è forse dovuto a questo il loro silenzio assordante.
Questo governo è talmente “sovranista” che è piegato a 90 davanti a USA e UE come e più dei precedenti, mentre gli sbarchi sono molti di più rispetto a 5 anni fa, per esempio.
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