(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Questa immagine non è un fotomontaggio. Mostra un rider in carne e ossa (e umidità) percorrere le strade deserte e acquitrinose di una città alluvionata. Sabato scorso, nonostante il sindaco avesse esortato i bolognesi a non uscire di casa, molti fattorini hanno continuato a effettuare consegne a domicilio.

Rider nel fango a Bologna

Ci sarà certamente chi loderà l’intraprendenza dei lavoratori, per lo più giovani (ma non si era detto che i giovani non avevano voglia di lavorare?), capaci di garantire un servizio alla clientela asserragliata tra le mura domestiche, come già accadde durante la pandemia. Qualcun altro, indossando la maschera da duro che ultimamente funziona tantissimo, dirà che la vita non è fatta per le mammolette e se la prenderà con quei sindacati che hanno osato denunciare le aziende di delivery per aver messo a repentaglio l’incolumità dei loro fattorini.

Esisterà poi una esigua minoranza di disadattati che, come il sottoscritto, sarà rimasta colpita dal comportamento dei clienti. Quelli che sabato scorso, nonostante vedessero il diluvio fuori dalle loro finestre, hanno ordinato la pizza, e mi raccomando che arrivi ben calda, perché se la devo ripassare nel microonde non è la stessa cosa. Forse immaginavano che a portargliela sarebbe stato un drone. O forse non immaginavano niente. Ma chi la sa lunga — o almeno crede di saperla — metterà fine al dibattito sentenziando che anche la pizza portata a casa da un povero cristo sotto la tormenta contribuisce alla crescita del Pil.