(Dott. Paolo Caruso) – La partita tra Israele e Iran anche se dura è appena cominciata e il mondo, come tifoseria in uno stadio, si trova in difficoltà da quale parte schierarsi. Teheran o Tel-Aviv? La voglia di capirci qualcosa al netto del nostro pensiero politico ci induce ad essere spettatori neutrali e a tentare una fuga irrazionale dai fatti della Storia contemporanea senza varchi di pacificazione, neppure con l’ONU. Israele esige nuovi spazi e vuole un’area sempre più ampia per sopravvivere, ma altrettanto vitale è il bisogno dei Palestinesi dal 1948, quando a tavolino Inghilterra e Francia segnarono i confini del nuovo Israele. Oggi mentre il paese di Abramo ostenta bulimia nel credere nella sua missione egemone nel mondo e in tutta la regione, incoraggiato dall’alleato a Stelle e Strisce e dall’ ignavia dei Paesi della UE, i Palestinesi, i più deboli della partita, privati di parte del loro territorio e relegati in una gabbia geografica ben distinta, traditi nelle loro istanze dallo stesso mondo arabo, hanno coltivato il sogno di riscatto affidandosi alle forze più sbagliate e guerrafondaie: Hamas e Hezbollah “il partito di Dio”, che Teheran, in missione di espansionismo sciita, sente propria “longa manus”. Stanotte inizia il capodanno ebraico. Festivo, ma i giochi d’artificio assicurati furono veri e densi di paura, con centinaia di missili e droni, che hanno illuminato la notte scorsa i cieli di Israele, mirati solo a distruggere uomini e cose. Le Cancellerie del mondo politico, in apprensione perché impotenti come l’ONU, si sono allarmate, e in Italia è stata convocata “l’unità di crisi”, in permanenza. Cosa aspettarsi? Si balla, mentre il Titanic affonda? Apocalisse dalle imprevedibili conseguenze. “Tanto tuonò che piovve” esclamò Socrate, quando la moglie Santippe, gli rovesciò un secchio d’acqua sulla testa, dopo averlo inseguito gridando. Ma quella volta la gettata fu solo d’acqua mentre ora…