Noi europei occidentali vi assistiamo, forti di crederci al riparo delle catastrofi globali

(Massimo Cacciari – lastampa.it) – Ciò che più stupisce – o forse dovremmo dire atterrisce – nel modo in cui da ogni parte politica o quasi vengono seguite e commentate le tragedie di questo decisivo momento della nostra storia, quelle medio-orientali in particolare, è l’assoluta dimenticanza in cui sono precipitati principi, idee, simboli che, fino a un non remoto passato, avevano cercato di mantenere viva la speranza di poter giungere a un accordo, se non a una pace, nonostante la violenza del conflitto. Vi erano voci, sia israeliane che islamiche che europee, le quali facevano memoria della triplice preghiera di Abramo, per gli incirconcisi, per Isacco e per Ismaele, voci che non si arrendevano allo “scontro di civiltà” e ricordavano gli innumeri episodi che testimoniano come non solo la contrapposizione, ma anche la complementarietà abbiano caratterizzato nei secoli i loro rapporti. Non è un destino ineluttabile che il bellum civile tra i popoli che incarnano i grandi monoteismi abramitici debbano assumere l’aspetto della guerra assoluta, della guerra che non può finire se non con l’annullamento del nemico.
Non è un destino, ma l’espressione della volontà perversa di élite culturali e politiche che hanno dimenticato i propri valori, il proprio Dio, o ne hanno interpretato la parola, bestemmiandola, come identità esclusiva, comando, imposizione, feroce intolleranza. È una gara a chi meglio dimentica la virtù senza la quale mai potrebbe darsi una pace in terra. Il torto chiama vendetta e basta, e se smisurato il torto, smisuratissima sia la vendetta. Il perdono non è possibilità prevista. Neppure un fantasma ormai, un puro nulla. Credete si tratti solo di virtù teologica? Poveri incantati realisti! Col vostro realismo si sono prodotti i trattati di “pace” seguenti la prima Grande Guerra; coi vostri disincanti si sono generati gli Hitler. La disponibilità al perdono è virtù quintessenzialmente politica. Dove sono passati fiumi di sangue, nessun cammino di pace è concepibile se essa non solo manca, ma viene assolutamente negata anche come pura, remota possibilità. Attenzione però, il Male assoluto non è perdonabile. E oggi il nemico è tale, così viene sempre rappresentato. Guerra infinita perciò sia.
E noi europei occidentali? Vi assistiamo forti di crederci al riparo delle catastrofi globali che per due volte in mezzo secolo dal nostro cuore di tenebra si sono scatenate. Non abbiamo prevenuto il bellum civile balcanico, tantomeno quello ucraino-russo. Pensiamo di porre fine a quest’ultimo come si è fatto col primo, bombardando Belgrado? Nessun piano europeo di compromesso, neppure di armistizio, nessuna iniziativa autonoma. La discussione verte sul modello di missili di cui fornire l’Ucraina. Alta diplomazia invero, grande politica. Tanto, si pensa, l’ “affare” si risolverà attraverso distruzioni e massacri che riguardano “loro”. Le atomiche le hanno russi e americani e vedrete che non le useranno. Infatti, le grandi potenze imperiali progettano da tempo altre forme di guerra, per le quali investono trilioni di dollari. Troppo “sporca” l’atomica, e come è arcaica la sua stessa immagine, in fondo una bomba moltiplicata per miliardi di volte.
Cerchiamo mezzi nuovi, armi batteriologiche, virus mirati a colpire a morte etnie specifiche, o magari per fasce di età. Progettiamo attacchi ai sistemi di comunicazione e informazione, capaci di distruggere l’ “intelligenza” del nemico. La fantasia creatrice non si industria a esplorare la via del compromesso politico, ma a scoprire come farsi male in forme innovative, degne di bravi progressisti.
Ci stiamo arrendendo all’idea dell’inevitabilità della guerra. È incredibile il salto mortale compiuto da tanti opinionisti e “scienziati” del Politico: dalla idea della pace universale garantita dalle “leggi” del libero scambio e del mercato, e dal crollo del Dittatore nemico, che a esse pretendeva di sottrarsi, al “realismo” che considera la guerra lo stato normale dei rapporti tra potenze e interbellum la pace. È un passo avanti, certo, rispetto alla strampalata fantasia di un Governo planetario retto da una presunta universale razionalità tecnico-economica. Peccato non si riesca a essere altrettanto razionali nell’indicare e praticare, in tutte le sedi, vie che possano condurre, sulla base del riconoscimento degli interessi vitali in gioco, a possibili punti di mediazione. Più facile calcolare quanti dollari ci vogliono per rinnovare i propri armamenti.
Nessuno si illuda. Più si sviluppa questa mentalità di guerra, più essa influenzerà le nostre forme di vita, più difficile sarà difendere, non dico sviluppare, all’interno degli stessi Paesi occidentali i principi più autentici di uno Stato di diritto. Tutto si tiene. La tremenda guerra ai confini d’Europa, confini che appartengono all’Europa, determina fisiologicamente l’unilaterale rafforzamento degli Esecutivi, il silenzio dei Parlamenti, regimi dal carattere sempre più autoritario in nome della sicurezza nazionale. Determina esattamente ciò che si esprime nell’attuale iniziativa legislativa in materia di “ordine pubblico”: blocco stradale che diventa reato penale; proteste in carcere, proteste contro la “grandi opere”, propaganda in loro favore, che diventano punibili in quanto tali; carcere fino a 7 anni per chi occupa case sfitte; vietato l’acquisto della SIM per immigrati senza permesso (Trump applaude). Fare l’abitudine allo stato di guerra significa far l’abitudine a tutto ciò.
Ma anche, cerchino di ricordarselo i nostri democratici, rendere inevitabile il progressivo avanzamento delle destre, e pure di quelle estreme, nell’Occidente sia europeo che americano. È del tutto logico che uno stato di guerra favorisca quelle forze culturali e politiche che proprio sull’inimicizia, sull’inospitalità, su sovranismi gelosi hanno costruito le loro ideologie. Non stupiamoci allora se in Brandeburgo, che ha capitale Berlino, una delle città simbolo, con Gerusalemme, delle tragedie della nostra civiltà, l’AfD sfiora il 30% dei voti, ma arriva al 40% tra i giovani dai 20 ai 30 anni. Non ha sfondato però! dicono i nostri democratici. Non ha sfondato la Le Pen, e, per carità, la Meloni è tutt’altra pasta. E Orbán pure. Non sfondano. E noi consoliamoci sopravvivendo.
Però rende molti soldi ed assoggetta i popoli per i debiti!!
"Mi piace"Piace a 3 people
Cacciari lo seguo e lo comprendo ,ma fino a un certo punto. Quando alla fine della sua riflessione omette di riflettere su un fatto: le guerre, quella contro Belgrado, quelle in Asia mediorientale,quella contro Gheddafi , quella odierna in Ucraina, l’hanno voluta i pseudo progressisti democratici di casa nostra,non la destra becera fascista , ma i Clinton, gli Obama , i nostri compagnucoli D’Alema e Veltroni etc…etc…Per cui quello stato di diritto che io amo almeno quanto lei, è servito solo quando conveniva , per coprirsi di un manto di bontà fittizia e accusare quelli dell’ altro fronte di essere paesi canaglia. Ma che sono i veri falsi ipocriti e mentitori ? Cacciari c’è lo dica senza mezzi termini . Sono i suoi compagni .
"Mi piace"Piace a 3 people
Cacciari avrà usato 20.000 parole per dire una cosa che si poteva dire con pochissime parole: MICHELFoucault, criticando persino il suo precedentemente amato Marx, ebbe a dire la politica-potere non è una sovrastruttura è la vera struttura che domina tutto! Puoi fare pure la rivoluzione di ottobre ma poi non fai altro che sostituire un potere con un altro! I due massacri che stanno venendo ai confini dell’Europa e nel Medioriente li stanno favorendo i famosi democratici americani! Figuratevi quando andrà al potere il gruppo filo ebraico di Trump! Non è l’economia che genera il tipo di politica ma è il tipo di potere-politica che genera economia: e oggi è soldi soldi soldi! Non si fermano nemmeno di fronte a 20.000 bambini massacrati.
"Mi piace"Piace a 3 people
Il reato è sempre penale, non esistono reati non penali.
"Mi piace""Mi piace"
Tutto sommato :un buon discorso con appunto qualche omissione sulle responsabilità collettive .
"Mi piace"Piace a 1 persona