Ingorgo Pnrr in Ue: all’Italia manca il 62%. Corte dei conti europea – Roma ha concentrato troppe scadenze nel 2026. Molti i Paesi in ritardo

(Di Marco Franchi – ilfattoquotidiano.it) – L’allarme arriva a pochi giorni dalla designazione ufficiale di Raffaele Fitto – il ministro del Pnrr – come commissario italiano della nuova Commissione Von der Leyen. La Corte dei Conti Ue avvisa che sui Piani nazionali di ripresa e resilienza molti Paesi sono in ritardo e quindi molti degli obiettivi si sono concentrati sul 2026, l’anno di scadenza dei piani, con il rischio di un ingorgo di fondi e scadenze. E l’Italia è tra questi, visto che negli otto mesi che vanno da gennaio all’agosto di quell’anno ha concentrato “il 62% dei suoi investimenti”.
In generale, i controllori europei avvisano che le richieste di pagamento presentate sono “notevolmente inferiori” a quanto previsto negli accordi. “A metà del percorso gli Stati membri hanno attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti e sono avanzati per meno del 30% verso i 6 mila traguardi e obiettivi prefissati”, ha spiegato la responsabile del rapporto, Ivana Maletic. L’Italia non è messa male nelle richieste di pagamento, finora ha presentato tutte quelle previste dagli accordi e nei tempi prefissati (siamo alla quinta rata versata, per la sesta è stata già avanzata la richiesta). Il problema, oltre alla spesa effettiva che va a rilento (ferma a poco più di 50 miliardi), sono gli obiettivi da raggiungere. Che, anche a seguito della revisione voluta da Fitto, sono cresciuti notevolmente nel 2026. Quell’anno, a livello europeo, andranno finalizzati il 39% degli investimenti e il 14% delle riforme. Per l’Italia, come detto, ben il 62% degli investimenti, un dato che si confronta con quote che vanno dal 30% della Spagna al 70% della Polonia (che però ha avuto uno scontro con la Commissione europea sullo “Stato di diritto” che si è risolto con lo sblocco dei fondi solo a febbraio scorso). Nello stesso periodo, l’Italia dovrà realizzare il 28% degli obiettivi per ricevere il 19% dei fondi rimanenti. Dal ministero di Fitto fanno filtrare che quel 62% non si riferisce alla spesa ma alla quota di misure Pnrr a cui sono legati gli obiettivi da raggiungere e che l’Italia è tra i Paesi in regola nelle richieste di pagamento. I controllori Ue, però, parlano di “investimenti”.
Il rischio, spiega la Corte dei Conti Ue, è che molte misure non vengano completate: concentrare gli investimenti verso la fine del periodo utile può aggravare ulteriormente i ritardi e l’assorbimento delle risorse. Anche perché, si nota nel rapporto, gli esborsi non riflettono sempre la quantità e l’importanza dei traguardi e degli obiettivi. Tradotto: possono essere state versate ingenti somme senza che le misure corrispondenti siano poi davvero portate a termine. La normativa europea, peraltro, non prevede il recupero dei fondi nel caso in cui traguardi e gli obiettivi venissero raggiunti ma le misure non completate. Un quadro da cui si intuisce che una proroga è sempre più necessaria. La Corte, ha spiegato Maletic, non si opporrebbe. Fitto finora l’ha esclusa. A Bruxelles, però, sarà lui a negoziarla per conto dell’Italia.
Se gli han dato la poltrona come voleva “Giorgia”, allora vuol dire che si son messi d’accordo per inscenare una finta “opposizione” come per Draghi.
“Pronto Ursula? Senti… non hai più bisogno dei miei voti quindiii…. mi chiedevooo… non sarebbe meglio se i miei non ti votassero così posso continuare a far credere ai fess… agli italiani che sono la ribelle che combatte la cattiva UE? Tipo poliziotto cattivo e poliziotto buono, uguale come ho fatto con Mario, che stimo tantissimo, quasi quanto te… quindiii… se non hai niente in contrariooo… AH ok grazie, sei veramente un’amica!”.
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