Voce alla piattaforma – Migliaia di messaggi in vista della Costituente: le regole, innanzitutto. Però ormai è anche derby sui due leader

(Di Ilaria Proietti – ilfattoquotidiano.it) – Riportare la sanità in un ambito esclusivamente pubblico. Fare una legge sul conflitto di interessi. Dare priorità all’ambiente e all’energia pulita anche se c’è pure chi si dice favorevole al nucleare ma si becca un bel vaffa. A quasi dieci giorni dalla consultazione pubblica avviata sulla piattaforma del M5S piovono contributi in vista dell’Assemblea costituente del Movimento. Il primo step, quello per individuare bisogni e obiettivi strategici da trasformare in proposte operative da mettere ai voti, già racconta tanto. Moltissimo sulla pancia della comunità pentastellata che chiede ai vertici del Movimento di darsi da fare su pensioni, ambiente, lotta all’evasione fiscale ma anche abbassamento delle tasse. L’onestà resta la precondizione, almeno per l’anonimo che taglia corto: “Chi non la pensa così: fuori!”.
Ma la consultazione, un inedito nel suo genere nel panorama dei partiti italiani, più che altro è inevitabilmente anche il termometro per misurare il clima che si respira tra iscritti e simpatizzanti (c’è, inutile dirlo, pure qualche troll: a differenza di Rousseau, qui può scrivere chiunque). Dopo il botta e risposta tra il fondatore Beppe Grillo e il leader Giuseppe Conte sul vincolo del doppio mandato sì o no, il tifo per l’uno o per l’altro è quasi da derby Roma-Lazio. Restare fedeli al mantra delle origini come pretende il fondatore, o cambiare? Questo è il dilemma che un utente risolve così: “Siate egoisti”.
Che l’oscuro militante si riferisca al superamento del doppio mandato o alle restituzioni dei parlamentari 5Stelle che non hanno pagato abbastanza in termini elettorali, non è dato sapere. È certo che la seduta di autocoscienza collettiva è un fiume in piena. Dove ‘il che fare’ sulle regole di organizzazione interna travolge in termini numerici le proposte sulle battaglie su cui si dovrebbe investire per il futuro. “Il nostro punto di forza è soprattutto la regola dei due mandati, allontana dal Movimento i tanti Di Maio che affollano la politica. Mi rendo conto che può essere penalizzante, ma sono anche sicuro che alla lunga sarà la carta vincente che avvicinerà le tante persone oneste che non votano. Cerchiamo il modo di valorizzare l’esperienza di chi è stato nella vasca degli squali per preparare e far crescere i nuovi. Prima o poi siamo destinati a Vincere”, scrive uno, ma subito sotto altri due sostengono il contrario. “Bisogna eliminare i due mandati perché non è possibile mandare delle docili pecore in un branco di lupi. Il vincolo dei 2 mandati avrebbe senso solo se tutti i partiti fossero obbligati a seguire la regola. Altrimenti è da Tafazzi. Ti allei con partiti che non hanno vincoli e sei obbligato a mettere in naftalina persone che hanno esperienza e dimostrato serietà: 1 non vale sempre 1, bisogna premiare il merito”.
“Anche io sarei d’accordo all’abolizione dei due mandati. Questa regola se non è applicata da tutti i partiti finisce per distruggere il movimento. Trovare il modo di tenersi le persone meritevoli. Capisco tutte le conseguenze ma bisogna scegliere tra la vita e la morte”. Tra Tafazzi e utopie, è una pioggia di commenti: prevalgono, o almeno così pare a tentare di contarli, quelli di chi è convinto che metter mano al totem equivale a seppellire definitivamente il Movimento. “Cancellare la regola dei due mandati giova al popolo o ai parlamentari e a Conte? Se Patuanelli o la Maiorino possono candidarsi 3-4 volte e restare in Parlamento per 20 anni, la vita degli italiani migliorerà? Non credo. Non è la regola dei due mandati a penalizzare il partito, ma il fatto che si sia omologato e vada a braccetto col Pd”. Molti altri, a dire il vero, propongono mediazioni per rendere la regola meno rigida, ma salvando il principio e la faccia. “Due mandati in Parlamento e poi la possibilità di candidarsi in Europa o come sindaco nella città dove si è residenti o si è nati. In ogni caso sarebbe essenziale, tra la seconda candidatura e la successiva, un periodo di sospensione dalle cariche elettive di 5 o 10 anni che permetterebbe agli eletti di rientrare nella realtà lavorativa del nostro paese senza divenire un politico di professione. L’interruzione farebbe pulizia anche delle persone meno motivate, che probabilmente non rientreranno o transiteranno in altri partiti per non subire l’interruzione”. Un altro propone il fifty-fifty: “Si potrebbe anche considerare l’idea di mettere una sorta di quota in modo che la metà sia sempre fatta da facce nuove e una metà fatta da gente anche con più di due mandati. Nuovo e vecchio, giovani e meno giovani. Valorizzare e unire”. Col cappio! Replica un altro gridando al privilegio per il salvacondotto solo per alcuni.
Ma poi si va alla ciccia, alla questione Beppe vs Giuseppe. “Grillo ha fatto il suo tempo. Nota polemica: per lui non è prevista la scadenza dei due mandati”. E ancora, a proposito delle prerogative ancora in capo al fondatore. “Propongo una piccola modifica dello Statuto. All’articolo 12 dove si parla del Garante, alla lettera a) eliminerei le parole “non sindacabile”; sempre all’art 12, alla c propongo di eliminare le parole “a tempo indeterminato” e di sostituirle con le parole “per tre anni”. Così, perché il Garante – di cui ho grande rispetto – non sembri un papa che risponde solo a Dio onnipotente”. Ma l’altra fazione ne ha invece per Giuseppe Conte: “Si è capito dall’inizio quale fosse il suo intento. La notorietà piace. Solo che lui la deve a Grillo senza il quale sarebbe un perfetto sconosciuto. Siamo diventati come gli altri: Ei fummo. Viva il Movimento delle origini, viva Beppe Grillo”. E ancora. “Conte deve fare un passo indietro ha fallito: perdere 8 milioni di voti deve dirci o dirgli qualcosa, deve farci suonare un campanello, non può essere sempre colpa degli altri”. Un altro allarga il ragionamento: “Si punta l’indice contro Di Maio ma sono quasi tutti come lui. Abbiamo arricchito chi non aveva un lavoro e una volta in Parlamento si sono montati la testa e si atteggiano ad aristocratici: comprano macchine e case al mare, gioielli e vanno in vacanza in Costa Azzurra. Non è questo il M5S!”.
Il derby continua pure sul simbolo, ché qualcuno dice che è ora di cambiare ma tanti altri però danno un subitaneo altolà “Nel simbolo deve esserci ‘Conte Presidente’, il suo solo nome sondaggi alla mano, porta più voti di una candidatura di Schlein. Va ribadito che il M5s è la vera sinistra in Italia, non il PD”. Cosa cosa? “Il M5S di Grillo e Casaleggio non era né di destra né di sinistra! Se cambiamo il simbolo siamo finiti”. E un altro “Niente personalizzazioni. E comunque il problema è ben altro”. Quale? Anche qui ognuno ha la sua ricetta. “Bisogna dotarsi di una Tv o di una radio in modo da poter arginare tutte le notizie false che mettono in onda gli altri canali”. Per un altro c’è bisogno “di aprire le sedi sul territorio, perché basta con la democrazia dei clic”. Un altro ancora propone di “prendere l’abitudine a fare i congressi veri” e “a tornare in piazza, ma senza vaffa”. Secondo l’altra parrocchia, quella 4.0, è vecchiume: semmai i clic online vanno moltiplicati per scegliere candidati, responsabili territoriali e non solo: “Il voto dalla base dev’essere utilizzato per le scelte politiche da fare, non solo per le votazioni interne. Altrimenti che democrazia diretta è?”.
eeee…avanti un altro!
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