(Tommaso Merlo) – Netanyahu è rinchiuso in un bunker di cemento armato e di deliri sionisti. È da mesi ormai che fa di tutto per provocare una guerra regionale ma dall’Iran e dal Libano ancora niente. Guerra psicologica, mossa per dare tempo ai negoziatori in extremis e anche per dimostrare al mondo chi sia davvero l’assetato di sangue in Medio Oriente. All’aria aperta intanto il ministro israeliano Ben Gvir si è fatto un altro giretto alla Spianata delle Moschee con tanto di pisciatina per delimitare il territorio e ribadire la sensibilità anche culturale che lo anima. Anche il suo collega ministro Smotrich si è recentemente messo in luce sostenendo che sarebbe giustificato affamare due milioni di palestinesi a Gaza. Davvero dei ministri degni del loro premier e che hanno il pregio storico di far capire al mondo cosa sia davvero il sionismo. Nella democrazia modello israeliana intanto si dibatte sullo stupro di gruppo a danno degli ostaggi palestinesi e in molti ritengono che per deterrente hanno il diritto fare quello che gli aggrada e comunque guai a chi osa infangare l’esercito più morale del mondo. Nel frattempo si scopre che gli ostaggi palestinesi vengono usati anche come scudi umani nei cunicoli di Gaza e come sminatori viventi mandati all’avanscoperta al guinzaglio. Davvero non male per una democrazia a livello occidentale che sta combattendo una guerra di civiltà per tutti noi. Da ridere per non piangere ed hanno pure il coraggio di citare la Bibbia. Gli azzeccagarbugli delle corti dell’ONU hanno talmente tante prove dei loro crimini di guerra che si stanno ingolfando, non resta di vedere se l’Occidente riuscirà ad insabbiare tutto. Quella di Israele e dei suoi complici occidentali è da sempre una guerra anche contro la verità. Se il progetto coloniale sionista fosse pulito e legittimo e non avesse commesso crimini e violenze, non ci sarebbe nessun bisogno di corrompere stampa e politica di mezzo mondo per imporre la loro versione della storia. Accetterebbero la verità e l’opinione altrui. Ed invece siamo al punto che politicanti e giornalisti di peso non possono nemmeno criticare i deliri sionisti israeliani. Come se Israele ci avesse perfino privato della libertà democratica di dissentire e discutere. Roba che verrà studiata sui banchi di scuola. Le diplomazie nel frattempo sono al lavoro per un tentativo in extremis. Iran e Libano vogliono la fine del genocidio a Gaza ma Netanyahu ambisce alla vittoria totale oltre che a mano libera per completare l’annessione palestinese e questo anche a costo dell’escalation. A rendere lo scenario incerto è che Israele sta implodendo socialmente ed economicamente, mentre i suoi nemici non hanno fretta e bisognerà vedere se lasceranno impunite le provocazioni degli ultimi mesi. La palla è nel bunker di Netanyahu e dei suoi illuminati ministri. Nel frattempo gli americani e i loro barboncini si sono già schierati nel Mediterraneo ed attendono ordini. Anche per loro la guerra alla verità è cruciale. Si spacciano come paladini dei diritti umani e dopo decenni di guerre travestite da missioni di pace sono finiti perfino complici di un genocidio e questo a causa delle loro democrazie trasformate in suk lobbistici. Davvero un brutto pantano e ne sa qualcosa Kamala Harris. Molti americani non hanno nessuna intenzione di sporcarsi le mani di sangue, il presidente più sionista di sempre sarà anche del tutto rincoglionito ma è ancora in carica e la sua vice Harris non può fare la finta tonta. Se Netanyahu è un criminale di guerra, coloro che lo hanno armato e finanziato a genocidio in corso sono suoi complici. Quanto a Kamala, è dura spacciarsi come novità e paladina del cambiamento quando difronte ad una delle pagine più orrende della storia recente continui a ripetere le frasi fatte gradite alla lobby pro Israele. Per la poltrona gli farebbe comodo un cessate il fuoco e per questo sta spingendo, non certo per i bambini di Gaza. A Washington intanto la lobby pro Israele sta lavorando sodo dietro le quinte ed è già riuscita a far perdere un paio di primarie a candidati democratici non graditi, se poi la Harris arrancasse passeranno al carro repubblicano. Niente di più facile col vecchio Trump, basta sventolargli qualche biglietto verde sotto al naso e si fa pure rabbino. Una guerra alla verità davvero estenuante, combattuta nei palazzi del potere e nelle redazioni giornalistiche occidentali come tra le colline palestinesi. Dolore, distruzione e dilagante ipocrisia. Tanti scenari possibili e una sola certezza. Prima o poi la verità trova sempre un modo per riemergere. Sempre.