
(Nadia Urbinati – editorialedomani.it) – L’influencer è maestra di vita nell’èra dei social media. Ha il potere di indurre le abitudini di acquisto. Un potere che le deriva da una credibilità attestata dalla quantità di follower. L’influencer è un modello di comportamento: quel che fa e dice, come veste e come si atteggia, diventano modelli per il pubblico. Fa una pubblicità di testimonianza: la propria immagine è garanzia di validità del prodotto.
L’interazione diretta con il pubblico consente a chi guarda di stabilire un confronto tra sé e l’influencer, dal quale emergono sia le proprie imperfezioni che i modelli ideali a cui ispirarsi. L’influencer sfrutta l’insicurezza dei potenziali consumatori a proprio vantaggio – per questo può promuovere una pubblicità sbagliata, come abbiamo visto con Chiara Ferragni.
L’influencer è il modello di comunicazione di Giorgia Meloni, Ferragni della destra. Fa della sua immagine e delle sue parole su ogni questione, di costume o di politica, un testimonial per ottenere il gradimento del pubblico. Le ragioni del gradimento sono assolutamente indipendenti dalla politica del governo, le cui scelte pesano sul portafoglio degli italiani (ceto medio e lavoratori, i poveri sono ormai scomparsi dai radar) e tuttavia mantiene un alto gradimento. Un fatto degno dell’apprendista stregone.
Pubblicità sbagliata
In realtà è un caso esemplare di astuta pubblicità sbagliata. La tattica è semplice: intervenire su tutto, nell’attimo in cui le cose avvengono. Meloni dà il là: determina il modo di giudicare un evento, una persona, un fatto – le sue parole diventano la realtà. Testimone di verità è lei; quel che pertiene ai fatti, passati e presenti, è irrilevante. E modifica e cambia atteggiamento per l’occasione.
Primo esempio: porta con sé la figlia nel viaggio di stato in Cina. Aveva sempre intimato di non violare la sua privacy, e poi dà la figlia in pasto al mondo intero, per testimoniare la vita dura di una madre che lavora. Si tratta di una pubblicità sbagliata: una madre “normale” non può portare i figli in ufficio, in fabbrica, a raccogliere pomodori.
Quello meloniano è un modello di donna irreale. Ma serve alle donne in carne e ossa a comparare la loro condizione con la sua e a idealizzare un modello di vita. Che non lo si possa realizzare vale a fare di Meloni la testimonial di quel che sarebbe desiderabile. E così, dalla pubblicità sbagliata lei capitalizza consenso proprio dalle donne più distanti dalla sua condizione sociale privilegiata.
Bologna e le Olimpiadi
Secondo esempio: l’attacco al rappresentante dei familiari delle vittime della strage fascista di Bologna del 2 agosto; presentandosi, lei, vittima di un’offesa gravissima, quella di collegare il neofascismo stragista col neofascismo politico. E l’intero paese ha passato giorni, non a ricordare la strage e a parlare dei morti e dei sopravvissuti (ancora in attesa di un risarcimento) ma a fare un esercizio di revisione storica, per cui alla fine della fiera di storia non restava nulla. Restavano le opinioni della influencer e dei suoi megafoni di partito. La strage poteva essere persino stata pianificata dal Pci per le sue note relazioni con il terrorismo palestinese, ha vaticinato Federico Mollicone.
Terzo esempio: le Olimpiadi, dove si è toccato il fondo della miseria dell’influencer-ismo. La pugile italiana che si ritira dopo una manciata di secondi perché il pugno al naso ricevuto dall’algerina l’ha fatta soffrire, basta a far dire all’infuencer Meloni che le regole per l’ammissione ai Giochi sono sbagliate, che l’identità sessuale della pugile algerina non rientrava nella norma.
Da qui la canea di bullisti e razzisti che hanno fatto apparire la non democratica Algeria come un paese modello rispetto al nostro, che si pregia di essere popolato di persone con “tratti somatici” e sessuali definiti da madre natura, dunque giusti. La pugile italiana una vittima delle cattive regole. Regole che, si sa, sono buone e valide solo se si vince.
Infine: l’intervista al settimanale Chi, dove Meloni ha dato di sé l’immagine di una vittima dei cattivi (l’apposizione, che accidenti esiste ancora!), lei che tanto lavora, sacrificando affetti domestici per il bene della nazione. L’influencer ha archiviato i temi della politica e i metodi di informazione. Le conferenze stampa sono un ricordo del passato, i giornalisti che incalzano sono un’immagine sbiadita, la ricerca di fatti un disturbo da evitare. L’influencer è testimone del vero. La sua immagine, le sue parole, il suo giudizio su tutto quel che accade, politico e non, valgono come fatti. E dicono che tutto va bene, che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Il messaggio pubblicitario è chiaro: scegliete l’Italia della destra.
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la situazione è grave , ma il paziente è per il momento ancora vivo .
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un influencer di masseria…
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La signora Urbinati appartiene alla fascia di intellettuali schierati a priori, che perdono credibilità criticando a senso unico comportamenti effettivamente deprecabili, ma purtroppo comuni pressoché a tutti i politici dell’era della disintermediazione.
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Esiste anche un pesante concorso di colpa. “Vulgus vult decipi, ergo decipiatur” ( il
popolo vuole essere ingannato, quindi lo sia ). Per fare le truffe bisogna sempre essere in due: i furbi e i boccaloni.
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Iil desiderio infantile del deus ex machina che tutto risolve senza dover prendere su di se’ la fatica del farlo , e’ irresistibile. Si chiami Silvio, Matteo, Giuseppi , Draghi o Giorgia , non cambia.
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influenzer
intanto dovete scrivere che l’influencer i fans li paga,se vuoi tanti follower basta che paghi e ne hai quanti ne vuoi e se non paghi oggi sui social manco ti fanno vedere chi sei e che fai, oggi internet è così, offrono anche lavori dove tu sei pagata per vedere video ecc, dunque la melona è tutta falsa e pure sull’altezza mente, basta vedere le foto dove sta con Ursula von der Leyen che pare da ragazza fosse 1,61,ma poi cresci di età e ti accorci di altezza e dunque oggi non è più 1,63 la meloni in varie foto fatte la vedi che è più bassa di 10 centimetri e dunque mente su tutto , io mai mentito sulla mia altezza, perchè dovei?
https://www.rainews.it/maratona/2023/01/incontro-tra-meloni-e-von-der-leyen-il-confronto-su-emergenza-migranti-e-pnrr-180c0ca7-2935-4fa9-ad73-1d532f61e257.html
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Gramsci in carcere dedicò studi approfonditi per rispondere a quest’unica domanda: com’è stato possibile che il fascismo abbia ottenuto, nel corso degli anni, così tanto consenso popolare??
Si rispose con il concetto di egemonia culturale cioè con la colonizzazione dell’immaginario collettivo da parte di Mussolini & soci. Indagò con migliaia di pagine scritte sulle origini delle condizioni culturali degli italiani dell’epoca, campo piuttosto fertile perché attecchisse l’ideologia fascista. Quegli studi sono ancora validi per capire anche l’attualità. Gli ex comunisti sono stati invece i primi ad abbandonare il tema. Uno fra tutti, Veltroni, ebbe a dire: “Siamo oltre a Gramsci”, dimostrando scarsità d’intelletto. Paradossalmente si trovano ancora a destra molti ammiratori dello studioso sardo. Il motivo è semplice: sono i più interessati non solo a come si raggiunge il potere ma soprattutto a come si mantiene. Donna Giorgia, per una serie di circostanze politiche unite ad una efficace campagna di marketing, si è trovata ad essere la più votata. Ma è con gli strumenti mediatici che cerca di mantenere alto il consenso. In pratica diventando la Chiara Ferragni della politica. Una volta ottenuto il voto della gente, poco importa se istruita o no (la scolarizzazione non vuol dire automaticamente spirito critico), sta cercando con un certo successo di mantenerne vive le suggestioni all’origine del legame popolare. Nulla a che vedere con i risultati (in verità scarsi) dell’azione di governo, piuttosto preferisce dedicarsi agli aspetti empatici extra politici. E’ una donna, è piccola, di viso gradevole, tenera mamma di una bimba, furiosa con l’ex compagno meschino e messo alla porta, e infine presunta vittima degli strali delle opposizioni. Tutte caratteristiche che ritiene la proteggano da cali di consenso.
Si spera di non ritrovarcela in tv a cucinare una allegra spaghettata all’amatriciana per il suo staff.
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è in atto una sorta di spersonalizzazione, dove l’essere non ha alcun valore. si nasconde la propria inesistenza dietro modelli imposti da un fattore superiore, che decide quali siano i valori. la razza umana ha perso ogni riferimento al rapporto con la vita teale.
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