(Giuseppe Di Maio) – Questa non l’ha scritta un comico, ma fa ridere di più. Dopo la relazione sulla situazione dello Stato di diritto nell’Unione Europea, Giorgia Meloni non ce l’ha fatta più e ha risposto alla Presidente della Commissione. Cara Ursula, dice, io non mi faccio bastonare senza fiatare, ma rispondo per le rime. E le rime, tra tutte le canzoni che le ha cantato la Commissione, si riducono a tre punti sulla libertà d’informazione che hanno stravolto il preciso vaglio di Bruxelles a inesatta delazione di una parte politica menzognera. Insomma, ha negato. Ha detto che in Italia si gode della massima libertà, e se qualcosa non va è colpa di chi c’era prima, e delle regole che ha ereditato dai partiti ora delatori. Non sono io, signora maestra, sono quegli altri. Come se un capo di governo non avesse tutti gli strumenti per cambiare in meglio uno stato di cose ricevuto.

Ma non voglio attardarmi sullo scritto, rimando alla lettura del documento che potrete gustare con calma. Piuttosto anticipo qui lo scricchiolio, il graffio sugli specchi delle spiegazioni meloniane, che cominciano a mettere a nudo un re che viene ancora considerato dalla stampa una personcina “intelligente”. Ciò che sta accadendo è un fallimento annunciato, un timore che la piccola boccolosa ha sempre avuto, un pericolo che era in agguato. La strategia internazionale della premier sta vacillando, trema la compiacenza che ha voluto comprare a Bruxelles e a Washington, la neutralità di due poteri determinanti per l’Italia, in modo che potesse fare indisturbata il comodo suo in patria. E come ha reagito? Come se stesse parlando con i politici nostrani, con giornalisti al servizio della parte avversa.

Negare e mentire, dunque, ecco la sua strategia. Negare senza pudore e mentire platealmente, come quando ha accusato quegli altri (Conte) di aver firmato il MES col favore delle tenebre. Mentire al popolo italiano e farsi proteggere da un tribunale politico più mendace di lei, governando con le  fake, coprendo la sua inadeguatezza culturale e politica con una stampa sottomessa. Una stampa che non parla del Patto di stabilità da lei sottoscritto e che ci toglie 13 mld l’anno, non parla degli extraprofitti delle banche e della mancata tassazione. Una stampa che non starnazza dopo che la premier ha bocciato la “via della seta” e dopo sette mesi è costretta a rientrarvi di fatto. Nega, mente, accusa, rinnega, ecco cos’è la biondina che la democrazia ci ha regalato, e che noi pagheremo. Pagheremo coloro che guadagneranno dalla riforma della giustizia, dai condoni, dalle tasse evase, dagli accessi negati, dalla salute collettiva malcurata, dalla cattiva informazione. Pagheremo, e purtroppo non capiremo.