
(di Michele Serra – repubblica.it) – Ma come è possibile che il colloquio di un carcerato con i genitori, privo di qualunque rilevanza giudiziaria, finisca sui giornali? Sono io che non capisco più come funziona il mondo dei media (ipotesi da non escludere) o è il mondo dei media ad avere perduto ogni scrupolo, e un clic in più vale qualunque intrusione?
Filippo Turetta ha commesso un delitto atroce del quale si conosce ogni dettaglio, ogni risvolto psicologico, ogni colpo inferto a Giulia Cecchettin. Se ne è parlato per mesi, e soprattutto grazie alla sorella e al padre della vittima se ne è parlato con limpidezza e lucidità: come di un delitto a suo modo “politico”, non un fattaccio da sbattere in prima pagina per pura morbosità. Ne è seguita una grande e speriamo utile ricaduta nel dibattito intorno ai generi, i maschi fragili e violenti, le femmine stanche di pagarne il prezzo.
Non esiste ulteriore necessità di prova, non esiste dubbio, tutto è tragicamente chiaro, il movente, l’esecuzione, il furibondo accanimento. Perché rendere pubblico, mesi dopo il delitto, quello che dicono all’assassino il padre e la madre visitandolo in carcere, una prevedibile, pietosa, ordinaria, inevitabilmente ipocrita forma di soccorso che i genitori cercano di offrire al figlio assassino?
Non ho idea di cosa direi a un figlio in galera, probabilmente le solite strazianti balle che gli servirebbero a conservare un lumicino di fiducia nel futuro; certo considererei una odiosa violenza che qualcuno (esclusi gli inquirenti) leggesse nero su bianco le mie parole.
C’è ancora qualcosa che, per rispetto umano, può rimanere privata, o siamo destinati a vivere come i concorrenti di un gigantesco reality al quale non ci siamo mai iscritti?
proprio per diritto di cronaca. se si sa tutto, tanto vale anche i particolari personali
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Come tutto questo sia stato dato in pasto ai mastini dei media me lo chiedo anch’io.
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Oggi apprendo che oltre al (pessimo) padre di Filippo Turretta (chi mi dice che le sue discutibili parole non esprimano anche il suo reale sentimento, piuttosto che una “bugia” per evitare gesti estremi del figlio? E in tal caso avrebbero rilevanza giudiziaria), anche il Sig. Michele Serra non è in grado si svolgere il difficile ruolo di padre: il dovere di un genitore oltre a contribuire all’educazione di un figlio dalla nascita alla morte, è anche quello di criticare e (financo) “punire” il comportamento eticamente e moralmente inaccettabile.di un figlio, non quello di esprimere “… le solite strazianti balle che gli servirebbero a conservare un lumicino di fiducia nel futuro…” come sostiene che avrebbe fatto Serra se fosse stato nel medesimo contesto.
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Ma “gesti estremi” de che?
Quello è il genere che ammazza, non si ammazza.
Povera Giulia, che ha commesso proprio l’errore di crederci.
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Che Serra si stupisca del ciarpame che esce dalle procure, lui che è organico alla parte politica che da sempre sfrutta questo ciarpame senza alcun ritegno, è quanto meno singolare.
Dopodiché occorrerebbe chiedersi che razza di persone sono quei direttori di giornale che autorizzano pubblicazioni così e, invece, non le rimandano ai velinisti di professione, interni alle procure, con su scritto: mi fai schifo.
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Doveva farlo in Ungheria, ora sarebbe in Parlamento Europeo
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Doveva chiamarsi Chico Forte… e allora sarebbe in un Hotel a 5 stelle, mangiando caviale, champagne, astice, aragoste etc…
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… Chico Forti…
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In quanto a miseria umana di questa società, non c’è poi d’andare così lontano: basta leggersi qualche commento qua sotto.
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Per il prossimo colloquio con il figlio si farà scrivere il testo di quello che deve dirgli da Chat gpt, tante belle frasi giuste e politicamente corrette, giuridicamente ineccepibili, così nessuno di tutti questi miserabili guardoni dall’indignazione facile avrà niente da rimproverargli.
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Povere queste due “vittime” della nostra indognazione facile… cioè l’assassino di una innocente ragazza e il suo caro genitore, ovvero colui che ha la responsabilità di averlo generato, (mal)educato ed ora giustificato. E sono privi di pietà tutti/e coloro che, come lei, coppvolgobo i ruoli delle vittime e dei carnefici.
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… capovolgono…
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Ma in quanti siete lì al Comitato per mettere insieme tutte le sciocchezze che scrivete ?
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