
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Tajani, vicepremier: “I giudici hanno costretto Toti a dimettersi per riavere la libertà”. Salvini, altro vicepremier: “Sovvertono il voto popolare usando inchieste e arresti”. FdI: “Democrazia ferita”. Crosetto: “Giustizia sconfitta e debolezza rattristante della politica”. Calenda: “Toti è stato ricattato con misure cautelai a pioggia (sic, ndr): se non ti dimetti non esci. Indegno di uno Stato […]
Tana liberi Toti
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Tajani, vicepremier: “I giudici hanno costretto Toti a dimettersi per riavere la libertà”. Salvini, altro vicepremier: “Sovvertono il voto popolare usando inchieste e arresti”. FdI: “Democrazia ferita”. Crosetto: “Giustizia sconfitta e debolezza rattristante della politica”. Calenda: “Toti è stato ricattato con misure cautelai a pioggia (sic, ndr): se non ti dimetti non esci. Indegno di uno Stato di diritto”. Iv: “Toti sarà rimesso in libertà solo dopo averne determinato, coercitivamente, le dimissioni. Si è dimesso perché i pm non permettono che si dica innocente”. Radicali: “Pagina nerissima per la democrazia, indegna di un paese civile”. Giornale: “Toti, vincono i ricattatori. Le toghe sovvertono il voto”. Unità: “Piemmerato: alle procure il potere di sciogliere i consigli regionali. Caporetto della politica”. Foglio: “Arresto di scambio”, “vergogna, ricatto”. Riformista: “Politica l’è morta. Un golpe giudiziario che seppellisce il garantismo. Non vinci alle urne? Ci pensano le toghe”, “Toti come Moro (sic, ndr): una lettera contro la classe dirigente e politica”.
Quattro passi nel delirio della presunta politica e della cosiddetta informazione per dire l’ignoranza sesquipedale di chi parla di giustizia senza sapere ciò che dice (o sapendolo benissimo, che è pure peggio). Si parte da un presupposto falso: che i politici, in quanto eletti, siano più uguali degli altri in base a un fantomatico “primato della politica” (che non esiste in nessuno Stato di diritto: l’unico primato è quello della legge). Quindi i loro reati sarebbero meno reati e a loro si applicherebbero un Codice penale e uno procedurale diversi. Siccome però questi codici speciali non esistono, e per giunta nei tribunali c’è scritto “La legge è uguale per tutti”, pm e giudici applicano i Codici esistenti. E valutano le esigenze cautelari per i politici come per i cittadini comuni: il rischio di reiterazione di reati della stessa specie dipende dalla possibilità concreta che l’indagato, lasciato in libertà, continui a delinquere. Se, come Toti, è accusato di farsi corrompere e finanziare illegalmente (reati che può commettere solo un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio), è ovvio che quel pericolo scompaia solo se smette di ricoprire cariche pubbliche; o, in alternativa, se denuncia tutti quelli che l’hanno corrotto o finanziato illegalmente, rompendo il vincolo di omertà e rendendosi inaffidabile nell’ambiente criminale. Lo spiegava già Borrelli per Mani Pulite: “Non li arrestiamo per farli parlare, li scarceriamo dopo che hanno parlato”. Toti, legittimamente, si proclama innocente, dunque non denuncia nessuno. Poteva benissimo continuare a governare dai domiciliari (in Italia s’è visto persino di peggio).
Ma, finché restava presidente della Liguria, poteva reiterare i reati. Anche perché – come ha notato il Tribunale del Riesame – non ha ancora capito, o finge di non capire, che chiedere e incassare soldi (registrati o meno) da imprenditori che ricevono concessioni, licenze, autorizzazioni, varianti urbanistiche, appalti (dovuti o meno) dalla propria giunta è un reato. Infatti, nella sua letterina in stampatello da scuola elementare, Toti invoca “regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica”. Come se non fossero già chiarissime. Come se la giustizia dovesse convivere con la politica, anziché scoprirne e sanzionarne i reati.
Perciò Toti si è dimesso da presidente della Regione: per non essere più un pubblico ufficiale e annullare, o almeno attenuare, il pericolo di reiterazione dei reati e sperare nella revoca degli arresti domiciliari. Che però è tutt’altro che automatica. Se un politico conosce il mondo delle mazzette e lo copre, si garantisce armi di ricatto verso tutti gli altri che il suo silenzio ha salvato dai guai, o da guai peggiori. Anche se si dimette: il suo potere ricattatorio prescinde dalle cariche formali. Dipende da ciò che sa, non da ciò che fa. Quanti politici dimissionari per indagini, arresti e condanne, sono diventati mediatori d’affari e malaffari, costruendosi una seconda vita proprio su ciò che sanno e non rivelano? E poi, alla base delle misure cautelari, non c’è solo il rischio di reiterazione dei reati: a parte quello di fuga (improbabile nel caso di Toti), c’è pure quello di inquinamento delle prove, cioè di subornazione dei testimoni e dei correi, che cresce con l’avvicinarsi del processo, dove l’imputato può comprarsi il silenzio dei complici in cambio del proprio: una mano (sporca) lava l’altra. Perciò non solo in Italia, ma in tutto il mondo, esiste la custodia cautelare: per arrivare al processo senza che spariscano le prove, o i testimoni, o gli imputati. E non ha nulla di ricattatorio. Il prete arrestato per molestie gay in seminario, se vuole attenuare le esigenze cautelari, si spreta o si barrica in un eremo o passa a un oratorio femminile. Il maestro catturato per pedofilia abbandona l’insegnamento e vi torna solo dopo la sentenza definitiva (se è di assoluzione). Il chirurgo beccato a scannare o sfigurare i pazienti si depenna dall’Ordine dei medici per non poter più esercitare la professione. Il giudice in cella per sentenze vendute lascia la toga. E l’avvocato in galera per sentenze comprate si dimette dall’Albo forense. Dove sarebbe il ricatto o lo scandalo se un pubblico amministratore arrestato per reati contro la PA abbandona la PA per non rischiare di ripetere reati contro la PA? Parafrasando Borrelli: non lo arrestano per farlo dimettere, lo scarcerano (forse) dopo che si è dimesso.
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“Io se fossi Dio”, di Giorgio Gaber
E se al mio Dio che ancora si accalora gli fa rabbia chi spara, gli fa anche rabbia che un politicante qualunque, se gli ha sparato un brigatista, diventa l’unico statista.
Ora basta sostituire brigatista con giustizia e il gioco è fatto.
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Tutto esatto in punta di diritto. Niente da dire, ma, domanda: e se Toti viene assolto perché il fatto non sussiste? Cioè se viene assolto perché erano tutte balle? A quel punto anche la misura cautelare era inutile ab origine e quindi le dimissioni non dovute.
Il cortocircuito giudiziario è questo e lo sostengo da anni e per tutti, non solo per alcuni.
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Ma se lo ha ammesso lui stesso che ha preso denari, adducendo il particolare che era stato tutto dichiarato in chiaro in bilancio (peccato di arroganza?). Solo che i sedicenti benefattori ricevevano, come tornaconto, licenze, convenienze e utilità varie dall’amministrazione regionale.
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Se è colpevole o no lo deciderà il processo. Lascia perdere il caso particolare, la mia è una discussione generale, perché Toti è solo uno dei tanti. Sai quanti piccoli imprenditori ho conosciuto che hanno avuto le vite devastate da accuse poi rivelatesi farlocche? Conti bloccati, azienda fallita e alla fine tanti saluti. Toti è famoso, ha conoscenze e non avrà difficoltà a rifarsi una vita, ma uno normale fatto fallire quando si rialza? Mai!
Negare che questo sia un cortocircuito giudiziario vuol dire davvero essere in malafede. Mi rendo benissimo conto che la soluzione non è facile da trovare e quindi c’è da diffidare di chi la promette. L’unica cosa che mi viene in mente è sveltire i tempi perché se Toti (o chiunque altro) viene assolto tra sei mesi può ancora avere una carriera, ma visto che forse per il primo grado se ne parla tra sei anni… campa cavallo.
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Se Toti verrà assolto perché il fatto non sussiste, e’ un rischio che ogni amministratore da carica elettiva deve mettere in conto il giorno che decide di candidarsi. Eventualmente, si ripresenterà oppure tornerà a fare il giornalista. D’altronde, su venti regioni, solo un presidente di Regione risulta indagato, mi sembra una media molto bassa.
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il punto di diritto pare essere una sua fossa e fissa , ha qualche problema personale per questa sua idiosincrasia per la giustizia?
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in ogni caso visto che innocente non è visto le sue stesse ammissioni. Lei che problema ha ? Se risultasse innocente lo manderanno a casa ben retribuito e lei dormirebbe finalmente sonni più tranquilli egli altri centinaia di innocenti che se ne faranno della loro innocenza ?tranquillo Toti ha già un bel futuro assicurato , pensi ai poveracci piuttosto!
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in un paese corrotto e criminale, come lo stivale, dove i potenti si scrivono le leggi “garantiste” per non finire in galera?
ma in quale altro paese democratico al mondo?
possibile che non pare strano che vogliono rubare alla luce del sole, i soldi pubblici e quelli privati, e pretendono pure che il popolo sovrano si pieghi a 90° per farli godere?
il tav torino lione passa da 8 a 11 mld con consegna ritardata!!!
ma un minimo di vergogna?
no ehh…!!!
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E quindi, che si fa? Aboliamo del tutto la custodia cautelare, dato che teoricamente qualunque imputato potrebbe venire assolto nel successivo processo?
Finché l’unico problema che può causare ai cittadini-elettori il “cortocircuito giudiziario” di cui parli sarà quello di costringerli a privarsi del fondamentale apporto istituzionale alla gestione della cosa pubblica di preclari figuri come il Toti (peraltro solo temporaneamente: stai pur sicuro che, anche se venisse messo alla porta, cosa di cui è lecito dubitare, rientrerebbe comunque dalla finestra), direi che ce ne possiamo benissimo fare una ragione.
Il problema della rappresentanza democratica invece non si pone proprio, perché: 1) il Toti poteva benissimo non dimettersi e continuare a governare dai domiciliari, come peraltro aveva fatto finora, e 2) in caso di sua indisponibilità esiste apposta il suo vice che può sostituirlo (o il primo dei non eletti, nel caso di un parlamentare).
Ricordo infine che chi rappresenta i cittadini e amministra la cosa pubblica non solo dovrebbe essere onesto, ma è tenuto anche a sembrarlo (quella cosa del rappresentare con disciplina ed onore, sono sicuro di averla letta da qualche parte).
A te sembra onesto uno che tratta gli affari della Regione su una barca privata facendo lasciare fuori i telefonini, come chi ha qualcosa da nascondere?
Se verrà accertato che sono stati commessi dei reati, allora si merita che la sua carriera politica ne risenta, ma se non ne fossero stati commessi allora vuol dire che è doppiamente stolto (chi e perché mai dovrebbe agire con modalità tanto losche, se deve fare qualcosa di perfettamente lecito?), dunque si merita ugualmente che la sua carriera politica ne risenta.
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Ma infatti la questione è complessa e di non facile soluzione. Travaglio ha ragione da un punto di vista giuridico, quello che ha detto non fa una piega. Ma secondo me c’è da tutelare anche la scelta fatta dai cittadini nelle urne, perché ora sicuramente vincerà lo schieramento avverso e in caso il processo smonti tutto il cambio di colore politico sarà imputabile ad una inchiesta finita nel nulla (ed è successo pure al contrario eh, non ne faccio una questione di colore politico).
Una possibilità sarebbe introdurre i fixed terms come li chiamano negli Stati Uniti, cioè non esistono le elezioni anticipate: se per qualunque ragione un eletto cade o dà le dimissioni subentra il vicepresidente/vicegovernatore in questo modo se un presidente di regione deve essere arrestato gli subentra il vice e la scelta originaria degli elettori viene salvaguardata e la giustizia non incontra ostacoli.
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@Domenico
“… se per qualunque ragione un eletto cade o dà le dimissioni subentra il vicepresidente…”
Capisco il tentativo di non limitarsi a inveire contro gli intrallazzatori ACCERTATI, però lascia perdere. Il peggio poi, per me, non è tanto il finanziamento dell’imprenditore (su questo Travaglio è inattaccabile) quanto l’humus culturale venuto fuori dalle intercettazioni, a base di linguaggio delle caverne, spa e mignott*. È la vera e unica eredità che ha lasciato il Silvio Berlusconi al nostro Paese.
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Il corto circuito di cui parli è inevitabile, tra l’altro questo termine l’hanno coniato i politici perché, come denuncia Travaglio, sembra che loro debbano essere al di sopra della legge, ridicolo!
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Dominique Strauss Kahn il 14 maggio 2011 venne arrestato a New York con l’accusa di avere violentato una cameriera
Quattro giorni dopo l’arresto rassegno’ le dimissioni da direttore del FMI. Il 23 agosto 2011 la procura archivio’ definitivamente le accuse nei suoi confronti. Nessuna lamentela nessuna accusa di giustizia a orologeria nessun epiteto all’indirizzo delle toghe rosse.
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Anche perché governare la cosa pubblica (e farlo onestamente) dovrebbe essere una funzione, non un diritto.
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Prevedo. Totip tra qualche anno ( forse prima, chissà) sarà scagionato, assolto, dai reati attribuiti. Perché “il fatto non sussiste”, “per insufficienza di prove”, per qualche motivo insomma. E i trombettieri del “garantismo peloso” si scateneranno. Chi ridarà al buon Bubu ( Toti) gli anni perduti e la dignità del politico? A parte che Toti gli “anni perduti” li trascorrerà alla grande, per il suo conto in Banca, di quale dignità politica parliamo? Indipendentemente dalle condanne, che arrivano raramente per politici o “colletti bianchi” ( sarà perché hanno tanti soldi per pagare avvocati e media e favorire le condizioni di assoluzione? cosa che a un “poveraccio” non accadrà mai?), è dignitoso fare ciò che faceva Toti? Relazionarsi a imprenditori, regolarmente fruitori di appalti, vantaggi, assegnazioni, su tutto ciò che il Potere politico distribuisce, assicurandosi che costoro paghino la sua forza politica, lui o le strutture a quel partito collegate, è o non è indecente o indecoroso? E parlo di “relazionarsi” in quel modo. Perché è normale che un politico abbia rapporti col mondo imprenditoriale. Non è normale che vai in vacanza insieme, che ricevi regali costosi, che sei insomma “pappa e ciccia”. E lo dico senza alludere al Toti di turno. Perché di questi comportamenti ne abbiamo visti tanti. E non necessariamente hanno prodotto condanne giudiziarie. Ma per le persone perbene ( sono poche, lo so) hanno prodotto sdegno, riprovazione e la condanna più logica: non sei degno di rappresentare la comunità, né quindi di amministrarla. Ecco perché è giusto che Toti si dimetta. Ciò che è già emerso basta a trarre questa ultima conclusione.
Ma ammetto che “in questo mondo di ladri” evoluto dalla memoria vendittiana alla realtà del “mondo di delinquenti impuniti sponsorizzati dai garantisti pelosi” il mio ragionamento non torna. E non lascerà traccia. Se non per pochi intimi…
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Senza vergogna-Viviana Vivarelli
Siamo un paese senza vergogna, dove gli uomini non arrossiscono più del male che fanno ma lo esibiscono e impongono come un trofeo, mentre noi ci vergogniamo per loro e vorremmo, noi onesti, nasconderci.
Siamo un paese dove le ragazzine la danno nei gabinetti per un iphone, e i senatori si fanno comprare insieme ai ministri di Giustizia, e dove si passa dall’estrema sx all’estrema dx come si attraversasse la strada. Un paese dove si è messo un giudice in Cassazione per assolvere mafiosi assassini e dove si candidano pregiudicati o persone sospette per gravi atti di corruzione, o si vota qualunque decreto legge, per quanto infame, solo per mantenere un posto al sole. Un paese dove un leader non si è vergognato a dire che rubava perché lo facevano tutti, e il successivo ha detto che un mafioso pluriassassino e narcotrafficante era suo amico e ha inneggiato all’evasione fiscale, mentre un suo collega, pur giurando fedeltà alla repubblica, ha messo il tricolore al cesso e ha infilato il figlio svogliato in due cariche ben retribuite; un paese dove non si ha vergogna di portare al governo le proprie pu11anelle o di premiarle con candidature pubbliche; dove gli elettori non si sono vergognati di dare 55.000 preferenze a una di queste; dove c’è chi non ha avuto tema di fare il tifo contro la propria squadra; dove un docente ha imbastito il diritto perfetto e poi è tornato a insegnare a scuola come se niente fosse; dove un governatore scoperto in mutande davanti a un trans e con la coca sul tavolo, chiede di tornare in RAI come il giorno prima; dove chi ha assassinato i propri genitori gode dei beni ereditati; e i giudici mandano ai domiciliari un padre violentatore dei suoi bambini; un paese dove si assolvono o si premiano poliziotti torturatori o assassini; dove si difende un vecchio licenzioso e golpista che ha rubato miliardi, ha fatto carriera con la mafia, ha truffato e corrotto, forse partecipato anche a stragi di stato, e, senza vergogna alcuna intende continuare a fare i propri reati senza pena o danno e cortigiani si divincolano per coprirlo e portare nel baratro questo paese. Siamo una nazione in cui è stata presentata una manovra fiscale infame da gente che prima ha rubato e corrotto, e ora pretende di gettare tutto lo scotto su chi non ha rubato né corrotto e ancora dice, senza pudore che non metterà le mani nelle tasche degli italiani e che sono i cittadini ad aver vissuto sopra le loro possibilità.
La società greca, rispondeva a due principi: la vergogna e la colpa.
La vergogna porta a aderire spontaneamente a modelli positivi di comportamento, perché non farlo produrrebbe perdita di autostima. Nell’Atene di Pericle le leggi erano riconosciuto come promananti dai cittadini e non imposte con la forza dal dittatore di turno. Erano interiorizzate perché se ne riconosceva la sacralità. Vergogna era offendere la legge e attentare alla democrazia. Oggi il merito è traviare la legge e distruggere la democrazia. E partiti che non esitano a chiamarsi democratici fanno quello quell’altro.
Nel mondo giapponese la pulsione della vergogna era così forte che il potente che perdeva la faccia poteva solo uccidersi, non tollerando più la vista di sé stesso. In questa Italia il reo si presenta in tv come un divo che si pone a modello negativo per tutti. Nel mondo anglosassone il politico sospetto va a immediate dimissioni, nemmeno aspetta di essere licenziato. In questa Italia il senza-vergogna cambia le leggi per continuare a delinquere in pace ed è lui che licenzia i censori.
La perdita di vergogna è anche perdita di giustizia. Giustizia e vergogna procedono insieme. Ma con gli esempi spregevoli eclatanti, abbiamo perso il senso della vergogna e della giustizia e ogni peggio sembra possibile e diventa, pertanto, possibile. Abbiamo perso il senso della misura. Dov’è qui ormai la misura dello Stato?
Hanno erotizzato le merci e hanno mercificato l’eros, per un senso smisurato del potere e della prevaricazione, per un dismisura del proprio ego. E questo ego senza misura e senza vergogna può fare dunque solo il peggio del peggio, senza limite, fino all’annientamento finale.
Questo governo, questi politici, questi partiti, queste istituzioni non hanno più senso del loro compito e ruolo, in una progressiva dismisura. Ma senza misura, senza giustizia e senza vergogna qualunque società civile non può che decadere.
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Brava Vivarella, però non ti schifi a diventare come loro e ad utilizzare il tuo scettro da scimmiona per uccidere lavorativamente chi non te munge!
I tuoi amici , dalle ballerine ai calzolai associati stanne facendo strame del territorio.
Con i fondi neri del Sisde sai che cosa non hanno combinato i cialtroni mafiosi corrotti con lauree false ma impostati a baroni, come te.
Insomma sempre viva Conte! Vero? Quand’è finalmente sarete sotto la soglia per accedere ad almeno un seggio, forse ritroverò lavoro.
Visto che cicciaia non paga l’acqua che ruba alla scuola.
Ingrassa, certo, anche un bicchiere d’acqua fa ingrassare figuriamoci i fondi neri metafisici dei tuoi amiconi!
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Scusa, il tuo scritto è combattivo e segnala in modo pugnace il limite fra un politico naturale che si accontenta di ben amministrare e sta dentro al suo ruolo e un ego straripante che deborda in modo naturale.
La psicologia , se non vado errando, è la scienza che studia la psiche, molti intersegmenti sono stati tolti per impedire una visione olistica delle questioni, olistico, nel senso della visione d’insieme non alternativa ad una visione altamente settaria ma ad essa completare, mente, funzione , ambiente , la nostra psiche è dentro la nostra storia, le nostre reti antiche risalgono al medioevo e forse ancora prima.
Ma ciò che regna fra i moderni non è ancora compiuto , nonostante i moniti del gatto, il tempo si compie quando il frutto è maturo.
Nella guerra dove ciò che è bene combatte con ciò che è male , male contro bene, Caino contro Abele, non esistono intermediazioni che possano decretare la non uccisione del nemico, come nella guerra di Piero, .
L’intermediazione non può avere luogo se è la stessa che ha in parte generato il conflitto, non credi?
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Complementare .
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio…..!!!
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Se non fosse anticostituzionale , avrebbero già fatta una legge che mettesse gli amministratori politici d’ogni risma su un livello diverso rispetto a tutti gli altri cittadini ( e poi questi criticano Orban). Non lo hanno fatto ma potrebbero farlo. Basterebbe avere la maggioranza di due terzi alle camere e modificare la costituzione, in modo da non essere sottoposti a giudizio referendario. Non vi riusciranno prima o poi ? In molti, renziani e calendiani nel PD (sono moltissimi) ci stanno pensando da tempo.
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Ma guardate che io sono perfettamente d’accordo con i vostri interventi e anche con quello che ha detto Travaglio che, ripeto, da un punto di vista giuridico ha perfettamente ragione: la legge quella è e la custodia cautelare esiste ovunque (applicata in modo diverso, ma c’è, magari in alcuni ordinamenti hanno la cauzione in altri no, ma comunque esiste).
Io sto cercando di fare un discorso più ampio: come coniugare le esigenze della giustizia e quelle della rappresentanza politica.
Per me è inaccettabile in uno stato civile che chiunque (non solo Toti) abbia la carriera e la vita rovinata da inchieste che poi magari finiscono nel nulla. Io ho conosciuto molti piccoli imprenditori che si sono ritrovati a fare anni di processi per qualche numero sbagliato messo sulle fatture e alla fine sono stati assolti ma rovinati lo stesso. A questo punto come si può risolvere la questione? Non lo so, ma qualche idea ce l’ho e mi rendo conto che si tratta di un problema complesso.
Per me le strade da seguire sono due: velocizzare i tempi dei processi e introdurre i fixed terms come negli Stati Uniti, in questo modo se anche un presidente di regione viene arrestato viene garantita la scelta politica fatta dagli elettori perchè subentra il vice e non si va ad elezioni anticipate che sicuramente porteranno a vincere gli avversari. Questo tutelerebbe anche l’immagine dei magistrati che non potrebbero essere accusati di “sovvertire il voto” perchè la continuità politica verrebbe garantita.
Ripeto, è solo un’idea, magari altri ne hanno altre.
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Per cui lei nel caso di Toti come intenderebbe conciliare le esigenze della giustizia con quelle della rappresentanza politica. Toti doveva dimettersi o no? I giudici hanno fatto bene a revocare gli arresti domiciliari dopo che si è dimesso? C’erano fondati motivi per credere che avrebbe potuto reiterare comportamenti criminogeni? Io credo che la questione si giochi su questi aspetti.
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Domenico, errare umanum est, punto. Se sbaglia lo Stato, eventualmente (visto che chiamiamo in causa la giustizia statunitense come esempio, dove però è tutto assai diverso che da noi) lo Stato risarcirà. Lo so, vien da ridere, ma chiunque può sbagliare. Se un giudice sbaglia significa che lo Stato tirerà fuori i soldi. Essendo in Italia la cosa fa ridere già di per sé, ma alla fine non intravedo altra soluzione. E lo dico pensando alla signora americana Sandra Hemme che è stata liberata qualche giorno fa, e che dopo 43 anni di galera (QUARANTATRÉ ANNI!) hanno scoperto essere innocente come lei sempre si era dichiarata… Anche lì, il procuratore si è inca§§ato ma… pace, non c’è soluzione (vedi Fatto Quotidiano del 21 luglio 2024). Nessuna cifra al mondo potrà mai ripagare la signora Hemme incarcerata da ragazzina e liberata oggi a 64 anni, per tutto quel tempo (si sta parlando di 43 anni, ci rendiamo conto!? È una VITA INTERA!) perduto, peraltro in un sistema carcerario come quello statunitense dove la vita è davvero infame, ma questo è successo e meglio di così non si può fare, punto. Ricordiamoci anche, poi, che solo in Italia il ricorso può darti risultati migliori sistematicamente sempre (mentre dovrebbe metterti in condizione di “rischiare”: troppo comodo ricorrere in appello sapendo che matematicamente le cose non potranno che migliorare. Mi pare si chiami “reformatio in peius” – fonte WikiPedia – ma non ne so nulla se non per sentito dire). Dunque capisco il tuo punto di vista, ma visto che in Italia la politica è marcia da sempre, e il sistema è “traballante” (proprio perché la politica ci vuole infilar le mani e cambiarlo a proprio vantaggio come meglio crede, ma vabbè), sarebbe semplicemente molto più igienico che l’imprenditoria non avesse nulla a che fare con la politica, punto. Sarebbe bene mettersi in testa che tale condotta sia sempre “rischiosa”, dato che la politica in Italia delinque per definizione! Ecco il discrimine! Dunque… sei imprenditore? Allora per la “tua salute”, dalla politica gira al largo e finita lì: le cose saranno migliori e più sicure sia per te imprenditore, sia per il politico di turno che, eventualmente, si ritroverà sempre più solo, anziché circondato da cortigiani leccasputo che non vedono l’ora che caschi qualche miserabile briciola dal tavolo anche per loro, alla faccia di tutti gli altri (che da quel tavolo se ne stanno lontani).
Visto che siamo a parlare di “riforme” e “miglioramenti” vari che hanno più a che fare con la fantasia che non con la realtà, beh, almeno facciamolo in grande stile, no? 🤷🏼♂️
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@ Domenico: intanto sarei molto cauto nell’affermare che le elezioni anticipate in Liguria porteranno “sicuramente” alla vittoria degli avversari, dato che chi vota a destra storicamente non sembra aver mai dato molto peso alla legalità, (anzi, da quelle parti l’illegalità sembra fare curriculum).
In ogni caso un’elezione è da sempre la massima espressione di democrazia, a prescindere dal fatto se sia o meno anticipata, pertanto il problema della rappresentanza politica non si pone proprio.
Cose come i fixed terms e la velocizzazione della giustizia invece sono molto belle sulla carta, ma fintantoché lasceremo chi delinque libero di legiferare, sarà molto difficile che il funzionamento della giustizia possa migliorare, a tutti i livelli.
Infine, i poveri piccoli imprenditori, che hanno “solamente” messo un numero sbagliato su una fattura. Intanto è molto difficile che una fattura sia sbagliata, dato che a controllarla c’è sia chi la emette che chi la riceve, in ogni caso se si sbagliano si possono correggere. Certo che se uno le sbaglia sempre a proprio favore e non le corregge mai, e chi le riceve non se ne accorge mai, è normale che intervengano fisco e magistratura.
Il fatto che il processo non si concluda con una condanna non implica affatto che l’imprenditore avesse fatto tutto secondo le regole: magari si è salvato per qualche cavillo, o per decorrenza dei termini, o per uno dei mille modi (fuori portata per i poveracci) in cui i colletti bianchi evitano le condanne.
Io invece ho esperienza diretta di piccoli imprenditori realmente onesti (ne esistono ancora) che hanno avuto a che fare con accertamenti di varia natura, ma essendo appunto onesti ne sono sempre usciti puliti.
Infine, personalmente me ne strafrego del garantismo, specie di quello peloso all’italiana (che in pratica è solo una forma di impunità), dato che, a mio modesto avviso, il principale problema della giustizia in Italia non sono i pochi innocenti in galera, ammesso che esistano, ma i moltissimi delinquenti a piede libero.
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La logica mi dice, per quel che vale, che il problema, alla radice, è culturale. Si vorrebbe sostenere che “mazzette dichiarate” son normali e regolari… tu per dare devi avere, l’importante è dichiarare e non celare. Io do una cosa a te e tu ne dai un’altra a me…è la base del bonbon politichese e il concetto ovunque vale, tutto il mondo è paese e pur tante son le spese…o s’ha da dar per niente in cambio e aĺle ortiche il libero scambio? Tutto vero, se non fosse, che l’appalto andrebbe dato a tutela d’interesse dello Stato e del Paese e non a quello del privato…ma purtroppo, a quanto pare, in finale, non è questa la morale e prevale il tornaconto personale.
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Questo è un altro discorso ancora: qual è la linea di demarcazione tra corruzione e lobbismo?
E’ una linea molto, molto sottile, negli Stati Uniti hanno regolamentato tutto nel minimo dettaglio, ma a ben leggere le norme a me è sempre sembrata una corruzione legalizzata più che altro. La RNA va dai senatori degli Stati più conservatori e paga milioni di dollari per le loro campagne, una volta eletti i suddetti senatori vanno in Senato e bloccano ogni tentativo di regolamentare le armi… L’hanno fatto per convinzione o perchè la campagna gliel’ha finanziata la RNA?
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Old but gold
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