(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Digitando «Dio» su Google, ieri la prima cosa che usciva era la faccia di Donald Trump. Il candidato repubblicano lo aveva tirato in ballo nel suo comizio, rievocando gli attimi immediatamente successivi allo scampato pericolo. «Mi sentivo al sicuro perché Dio era con me». 

Un tragediografo greco avrebbe parlato di Fato. Il mio nonno romagnolo di «bus de cul». Trump ha chiamato in causa nientemeno che l’Altissimo. 

Non è certo la prima volta che il nome di Dio viene brandito come una spada, o un piffero, per soggiogare le folle, facendo loro credere che certi uomini godano di un trattamento speciale da parte dell’Onnipotente. Ma se fosse stato davvero Lui a far girare la testa a Trump un attimo prima che venisse trafitta da una pallottola, sarebbe legittimo chiedersi per quale motivo non abbia impedito a un’altra pallottola, vagante pochi metri più in là, di colpire a morte l’ex pompiere Corey Comperatore, sacrificatosi per proteggere la sua famiglia. Se è Dio ad avere salvato Trump, come mai si è dimenticato di salvare anche Comperatore? Forse Dio coltiva grandi disegni su Trump, mentre ne aveva talmente pochi su Comperatore da non provare il minimo scrupolo nel lasciare orfani i suoi due figli?

Non pare il caso di usare Trump per inoltrarsi in una disputa teologica sulla Grazia, ma questa idea di un Dio che interviene nelle cose del mondo come un supereroe con lo spirito fazioso di un ultrà suona blasfema persino a chi non crede.