
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Non vorremmo disturbare i festeggiamenti per la nuova “Rivoluzione francese” dell’astuto Macron che, almeno secondo Repubblica, avrebbe salvato la Francia e l’Europa e decapitato la Le Pen. Ma a noi pare che i pericoli siano ancora tutti incombenti; che la Le Pen mantenga la testa al solito posto, cioè sul collo; che Macron si confermi […]
Non vorremmo disturbare i festeggiamenti per la nuova “Rivoluzione francese” dell’astuto Macron che, almeno secondo Repubblica, avrebbe salvato la Francia e l’Europa e decapitato la Le Pen. Ma a noi pare che i pericoli siano ancora tutti incombenti; che la Le Pen mantenga la testa al solito posto, cioè sul collo; che Macron si confermi il politico più stupido del bigoncio, riuscendo a dimezzare i suoi seggi e a issare i due peggiori nemici – Mélenchon e Le Pen – a vette mai viste; e che per trovare qualcuno più ridicolo di lui occorra venire in Italia, l’unico Paese in cui passa ancora per un genio e la sinistra che perde sempre si consola con le vittorie altrui e s’illude di importarle ignorando le differenze. La prima è che qui, a parità di legge elettorale, nessun candidato si ritirerebbe in nome di un principio: lo “spirito repubblicano” o il “senso dello Stato” (ignoto almeno quanto lo Stato). La seconda è che qui la pregiudiziale antifascista non funziona, altrimenti B. non avrebbe vinto nel ’94 coi missini di Fini (che peraltro si rivelò molto meno autoritario di lui). E con Meloni, La Russa&C. il centrosinistra fece bicamerali, riforme bipartisan e il governo Monti. Nel 2022, quando Letta lanciò l’allarme fascismo contro la Meloni, si scordò di opporgli un Cln con l’odiato Conte e rifiutò persino di far votare M5S in una ventina di collegi in bilico al Sud (sennò ora la Meloni non avrebbe la maggioranza al Senato).
Ma, se importare la Francia in Italia è impossibile, qualcuno vorrebbe importare l’Italia in Francia. Fini pensatori macroniani ci invidiano i governi tecnici di Monti e Draghi. Tant’è che, per uscire dallo stallo, Macron medita di rifilare ai francesi un’ammucchiata all’italiana che ribalti le elezioni tenendo fuori i vincitori e dentro gli sconfitti: si emargina Mélenchon, si staccano dal Fronte i socialisti, li si accrocca coi macronisti e i gollisti superstiti e si spera che passi ’a nuttata, cioè che gli elettori si rassegnino a un governo senza il popolo, anzi contro il popolo. Tanto, ricorda Houellebecq, i ceti popolari anti-élite sono solo “sdentati” (lo disse Hollande) e “miserabili” (Hillary Clinton). Lo diceva anche Napolitano: se il popolo vota “male”, è colpa del suffragio universale. Infatti, quando cadde B. nel 2011, non ci mandò alle urne, sennò il popolo bue avrebbe votato 5Stelle: allestì il governissimo Monti. Purtroppo nel 2013 il M5S vinse lo stesso. Allora si fece rieleggere per lasciare al potere quelli che avevano perso: Pd, Centro e FI (governo Letta). Restarono fuori 5Stelle, Lega e i neonati Fratelli d’Italia: i partiti che poi stravinsero le Politiche del 2018, le Europee del ’19 e le Politiche del ’22. Pensavamo che, morto lui, gli apprendisti stregoni fossero finiti. Non avevamo calcolato Macron.
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Geniale citazione del principe De Curtis da parte di Travaglio. Sussiste nell’elenco dei “pericoli (…) ancora tutti incombenti” dopo l’esito dei ballottaggi in Francia. Tipo che “(…) la Le Pen ‘mantenga la testa al solito posto, cioè sul collo'” è uno dei passaggi della famosa lettera dettata da Totó a Peppino da consegnare poi a “la malafemmina” per indurla a lasciare il loro nipote Gianni, a cui quell’auspicio è rivolto dovendo, il giovanotto, studiare per prendersi una “laura”. Ed il richiamo di Travaglio risulta dunque quanto mai appropriato essendoci di mezzo una “malafemmina” francese…
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Marisa era italianissima!
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@paolapci
Sei ironica? Certo che Marisa Florian era italianissima, ma nel parallelo alludo alla sua versione transalpina (Marine Le Pen).
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Certo è che una reazione così come in Francia, in Italia sarebbe impossibile.
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Peccato per i lepennisti per un giorno, che avevano scambiato la destra estrema per la colomba della pace. Vabbé, è andata così. Spiaze.
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ma levati dal caxxo, scemo di guerra.
eravamo ridotti a sperare nella Le Pen per evitare il disatro guerresco, poichè i sinistrati si sono dimostrati i più grandi servi degli ammazza popoli degli IUESEI, mentre la fascio-coatta si è fatta pisciar3 in testa.
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Perché, se non mi “levo dal caxxo” che mi fai, fenomeno?
Mi fai a fette con la tua arguzia? O magari mi mandi i compari della tua ex-neo-amichetta?
In ogni caso, vivissimi complimenti per l’espressione particolarmente azzeccata: eravate “ridotti”, e a quanto pare lo siete ancora.
L’insulto gratuito è sempre l’ultimo rifugio dei vigliacchi.
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no cr3tino! a volte è liberatorio con i tipi come te,
come per la corazzata Potemkin
tu sei una boiata pazzesca! per non dire di peggio
lascivo manipolatore.
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Adriano58: il buco con l’insulto intorno.
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Chi di speranza vive disperato muore.
Vatti a guardare il grafico, secondo te in Francia chi comanda? I francesi ( le Pen, Macron o chi per essi) o gli iue6 come li chiami tu?
E altrove?
Structure of general government gross debt – end 2022
“Lasciate ogni speranza o voi che guardate.”
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Come diceva Mark Twain ‘se votare servisse a qualcosa, non ce lo farebbero fare’.
Sbaglio o adesso la Franza è messa persino peggio di prima?
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Mark Twain non ha mai sostenuto una simile boiata, come credono i gonzi laureati alla feissbuc iuniversity.
Il Centro per gli Studi su Mark Twain, fondato dalla famiglia, conferma che la citazione resa famosa dai meme è completamente apocrifa, ed afferma che lo scrittore americano non era cinico nei confronti delle elezioni perché credeva che non potessero fare la differenza, ma perché credeva che i suoi connazionali non riuscissero ad apprezzare la differenza che potrebbero fare, un concetto ben diverso (e come dargli torto?).
https://marktwainstudies.com/the-apocryphal-twain-if-voting-made-any-difference-they-wouldnt-let-us-do-it/
E’ perfettamente normale che un bevitore di balle professionista ci sia cascato.
Ancora una cosa: non “ci lasciano” votare per gentile concessione di qualche misteriosa entità superiore, ma perché è un diritto che ci siamo conquistati pagandolo a caro prezzo, anche se molti sembrano essersene dimenticati.
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I vertici dell’anima,
Da una notte senza luna.
Stanotte nel cielo, si riunirà una costellazione , le cui stelle, vertici fra flussi magnetici, si parleranno da punti di una parte di infinito.
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-di uno spazio di infinito e di una spazio tra infiniti altri spazi .
Spazi per spaziare, spazi per sognare.
Spazi dove gli uomini sono anche pazzi,
Pazzi don d’amore ma di altro che scalda e non scalda il cuore.
Vienimi a prendere , mio bel cavaliere ! Sul tuo destriero azzurro, vieni con un arcobaleno che possa cangiar colore ad ogni mio desiderio.
Ti aspetto cavaliere fra raduni di costellazioni,! oggi non sono giorni di settimana ma piccole stanze di tante prigioni.
Sprigiona la mente e il cuore dalla soffitta, verso lo spazio profondo dove raccogliere un fiore.
Ti aspetto cavaliere, con penna e calamaio, ballando e narrando sparisti in un istante al suoni di un comando!
Vieni con noi bellissimo cavaliere su l’indomito destriero,
Non ti fermare in lande peregrine con fiere nascoste e Api regine!
Le api regine ti aspettano al nettare per portarti con loro ,da calici fioriti a uova partorite.
Vieni, bellissimo cavaliere vieni, segui il canto stregato, che sale dalle onde e si approfonda nel blu immenso.
La vedi, lontano , la costellazione?
È l’ora, è il tempo, di adagiare sul mare, pure il firmamento.
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Stupenda, entra nel profondo e aggroviglia il cuore. Grazie Fra!
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Ti odio.
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In matematica non sono mai stato un asso ma la calcolatrice la so usare. 577 (i seggi dell’assemblea nazionale) diviso 2 fa 288,5; cioè per la maggioranza di governo servono 289 voti. Se ho visto bene il Masaniello francese sta oltre cento voti sotto eppure lui esulta e chiede il governo… c’è qualquadra che non cosa.
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Melanchol, o meglio il Nuovo Fronte Popolare, avendo la maggioranza relativa in Assemblea ha il diritto di chiedere il mandato di Governo. Chi d’altronde potrebbe fare una richiesta più calzante coi risultati? Il problema è che non esiste una potenziale maggioranza. L’obiettivo di Macron sarà “spaccare” il Fronte Popolare e favorire un accordo con Ensemble e forse con gli ex gollisti. Difficile che Melanchol spacchi i macroniani.
Cosa accadrà non lo so. Ma c’è il rischio di fare un’ammucchiata inconcludente che aprirà la strada alle presidenziali del 2027 alla Le Pen. Hanno voluto la bicicletta per far fuori il RN? Pedalino.
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bisognerebbe domandarsi come mai un popolo di lunga cultura come quello italiano sia sceso a questi livelli. della crancia ne ne frego, popolo piú presuntuoso che intelligente. il problema italiano è che co sono troppi obnubili J D, capaci di dare risposte a ca..o senza leggere e/o capire le domande. se ci fossero meno obnubili Giddini, non avremmo rappresentanti politici della risma di salvini, meloni, vannacci,.. la lista è infinita.
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Tra l’altro le elezioni francesi dimostrano uno dei punti di criticità del sistema elettorale maggioritario (ne parlavamo in un’altra discussione sulle elezioni in UK) cioè con questo sistema può succedere (anche se accade di rado) che può primeggiare per seggi anche chi prende meno voti. In UK è accaduto una sola volta: nel 1951 i conservatori presero circa 250mila voti in meno dei laburisti eppure presero più seggi. In Francia la Le Pen ha preso se non vado errato più di due milioni di voti in più del Fronte Popolare eppure ha preso meno seggi
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Per Travaglio Macron è il “più stupido del bigoncio”. È un giudizio chiaramente di parte. Macron era dato, un editoriale si e un altro pure, per morto e sepolto. Bene, Ensemble è il secondo partito francese, e probabilmente il Front Populaire sarà costretto a governarci insieme (primo e secondo partito. Ricorda qualcosa?). “Il più stupido del bigoncio” poi ha fatto una cosa che in Italia nessuno ha mai avuto le palle di fare. Ossia sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni dopo i risultati delle elezioni europee. Solo solo per questo, visto a cosa siamo abituati noi, sarebbe da applaudire fino a spellarsi le mani.
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Va dato atto a Macron di aver rischiato e vinto la scommessa, gli poteva andare peggio….effettivamente ha fatto ciò che in Italia viene normalmente risolto con transumanza, salto della quaglia , nascita di partiti non passati da elezioni, formazione di gruppi parlamentari alla bisogna….insomma si fa passa’ a nuttata all’ italiana! Se per Macron l’ obiettivo era quello di rimanere in carica fino alle prossime presidenziali lo ha certamente centrato, ma la palla ora passa completamente al parlamento con la formazione di una maggioranza a sostegno del nuovo premier, dove il Front Populaire dipende da Ensamble , esattamente come Ensamble dipende dal Front Populaire……e sarà un bel casino visto che la Francia è divisa elettoralmente in tre parti e conseguentemente anche il parlamento! Si dovrà vedere cosa il parlamento sarà in grado di decidere, quanto potrà rimanere in carica il nuovo governo, con quale programma……mentre Macron può mettersi comodo, Melenchon rischia di entrare in un governo dove potrebbero essergli addossati tutti i mali possibili, ed uscirne male…….come mi ricorda qualcuno! Fossi in lui darei un’ occhiata agli avvenimenti italiani…..e prenderei appunti!
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La situazione è un po’ più complessa, Twain o non Twain (di passata: il monito sul voto non è suo? Notiziona! Ahahah: l’unica frase che avrebbe fatto bene ad accreditarsi, la famiglia protesta… ahah):
La resurrezione di Macron
Date: 8 Luglio 2024Author: ilsimplicissimus 12 Comments
È stato sconfitto prima dalla destra e poi dalla sinistra, ma alla fine Macron e il suo sistema di relazioni hanno vinto. L’erratica politica francese dimostra ancora una volta che il discorso pubblico nei Paesi europei è completamente eterodiretto da poteri che prima creano un mostro ovvero un’immaginaria estrema destra rivestendo di tatuaggi inquietanti forze banalmente conservatrici ( al pari di ciò che accade in Germania con l’Afd) e poi lo compensano con un’altrettanto immaginaria, anzi ancora più immaginaria, estrema sinistra, così che dal caos continui a governare di fatto il potere finanziario nord atlantico.
Che sarebbe andata a finire così, con una resurrezione di Macron, lo si è capito quando all’indomani del primo turno e dell’allarme Le Pen si è creata una coalizione tra socialisti, partito completamente di sistema e la France Insoumise di Melenchon che il giorno prima si odiavano. Non si poteva prevedere che questo “Nuovo fronte popolare” avrebbe avuto tanto successo, ma in ogni caso era chiarissimo che l’operazione aveva lo scopo di creare le condizioni per la sopravvivenza politica di Macron. Anzi a voler essere un po’ scettici si potrebbe supporre, visti i tempi strettissimi tra il drammatico scioglimento del Parlamento annunciato dall’Eliseo e la nascita di un cartello quanto mai eterogeneo della sinistra nominale, che tutto sia stato in qualche modo coordinato. In ogni caso il presidente Rothschild non solo ha vinto, ma paradossalmente è più forte di prima perché l’Ensemble macroniano non è crollato ed è l’ago della bilancia per qualsiasi possibile alleanza di governo. Per di più l’assenza di una chiara maggioranza parlamentare getta la Francia nell’incertezza: un’ assemblea legislativa debole in un contesto qual è quello della costituzione gollista mette al centro della politica il presidente e contribuisce a collocare la Francia direttamente nelle fauci dei poteri reali, della finanza, della Nato e di quel pilota automatico di cui parlava Draghi per l’Italia. Infatti già si sente aria di governo tecnico e lo stesso Jacques Attali che era stato il testimonial se non addirittura il promotore occulto di questo rassemblement contro il “fascismo” oggi dice che Melenchon “è matto” se pensa di diventare primo ministro.
I timori per la tenuta del sistema suscitati dalle elezioni europee sono ormai sedati e i francesi che non volevano più Macron hanno fatto il salto della quaglia pur di tenerselo. Qualunque primo ministro dovrà fare i conti con l’Eliseo e contrattare ogni proposta con il partito del presidente oltre che con i poteri reali che egli rappresenta al massimo grado e quindi dal punto di vista concreto cambia pochissimo rispetto al passato. Questo però finirà per logorare proprio le forze che oggi sembrano vittoriose. Ancora una settimana fa si poteva pensare che questo destino sarebbe toccato ai lepenisti uccidendo ogni speranza per le presidenziali del 2027 e invece toccherà alle forze della sinistra tradizionale subire l’usura politica delle aspettative non realizzate e delle delusioni.
Per paradossale che possa essere proprio quelli che erano disgustati dall’arroganza con cui l’Eliseo aveva imposto la riforma delle pensioni e si preparava a distruggere i sussidi di disoccupazione, (provvedimento bloccato temporaneamente dopo il primo turno elettorale), proprio quelli che non sopportavano la tracotanza del tono elitario inaugurato dalla presidenza e infine coloro che non volevano ulteriori coinvolgimenti della Francia in Ucraina o deprecavano il tono belligerante di Macron, sono riusciti nel miracolo di resuscitare un cadavere politico. Queste però sono le contraddizioni delle mezze democrazie in cui ormai viviamo dove non è possibile fare scelte che intacchino il sistema e dove l’opinione pubblica è telecomandata dall’informazione.
Sempre di più appare chiaro che occorre uno choc esterno per spezzare l’incantesimo e che solo la nascente multipolarità potrà rimettere in gioco l’ideazione e l’azione politica liberando le forze che ora sono tenute nella gabbia delle illusioni e delle illusorie alternative.
PS: fai un contrattino a Capece Minutolo, Trav, e caccia un po’ di pennivendoli, a partire dai vertici.
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La situazione è un po’ più complessa, Twain o non Twain (di passata: il monito sul voto non è suo? Notiziona! Ahahah: l’unica frase che avrebbe fatto bene ad accreditarsi, la famiglia protesta… ahah):
La resurrezione di Macron
Date: 8 Luglio 2024Author: ilsimplicissimus 12 Comments
È stato sconfitto prima dalla destra e poi dalla sinistra, ma alla fine Macron e il suo sistema di relazioni hanno vinto. L’erratica politica francese dimostra ancora una volta che il discorso pubblico nei Paesi europei è completamente eterodiretto da poteri che prima creano un mostro ovvero un’immaginaria estrema destra rivestendo di tatuaggi inquietanti forze banalmente conservatrici ( al pari di ciò che accade in Germania con l’Afd) e poi lo compensano con un’altrettanto immaginaria, anzi ancora più immaginaria, estrema sinistra, così che dal caos continui a governare di fatto il potere finanziario nord atlantico.
Che sarebbe andata a finire così, con una resurrezione di Macron, lo si è capito quando all’indomani del primo turno e dell’allarme Le Pen si è creata una coalizione tra socialisti, partito completamente di sistema e la France Insoumise di Melenchon che il giorno prima si odiavano. Non si poteva prevedere che questo “Nuovo fronte popolare” avrebbe avuto tanto succ3sso, ma in ogni caso era chiarissimo che l’operazione aveva lo scopo di creare le condizioni per la sopravvivenza politica di Macron. Anzi a voler essere un po’ scettici si potrebbe supporre, visti i tempi strettissimi tra il drammatico scioglimento del Parlamento annunciato dall’Eliseo e la nascita di un cartello quanto mai eterogeneo della sinistra nominale, che tutto sia stato in qualche modo coordinato. In ogni caso il presidente Rothschild non solo ha vinto, ma paradossalmente è più forte di prima perché l’Ensemble macroniano non è crollato ed è l’ago della bilancia per qualsiasi possibile alleanza di governo. Per di più l’assenza di una chiara maggioranza parlamentare getta la Francia nell’incertezza: un’ assemblea legislativa debole in un contesto qual è quello della costituzione gollista mette al centro della politica il presidente e contribuisce a collocare la Francia direttamente nelle fauci dei poteri reali, della finanza, della Nato e di quel pilota automatico di cui parlava Draghi per l’Italia. Infatti già si sente aria di governo tecnico e lo stesso Jacques Attali che era stato il testimonial se non addirittura il promotore occulto di questo rassemblement contro il “fascismo” oggi dice che Melenchon “è matto” se pensa di diventare primo ministro.
I timori per la tenuta del sistema suscitati dalle elezioni europee sono ormai sedati e i francesi che non volevano più Macron hanno fatto il salto della quaglia pur di tenerselo. Qualunque primo ministro dovrà fare i conti con l’Eliseo e contrattare ogni proposta con il partito del presidente oltre che con i poteri reali che egli rappresenta al massimo grado e quindi dal punto di vista concreto cambia pochissimo rispetto al passato. Questo però finirà per logorare proprio le forze che oggi sembrano vittoriose. Ancora una settimana fa si poteva pensare che questo destino sarebbe toccato ai lepenisti uccidendo ogni speranza per le presidenziali del 2027 e invece toccherà alle forze della sinistra tradizionale subire l’usura politica delle aspettative non realizzate e delle delusioni.
Per paradossale che possa essere proprio quelli che erano disgustati dall’arroganza con cui l’Eliseo aveva imposto la riforma delle pensioni e si preparava a distruggere i sussidi di disoccupazione, (provvedimento bloccato temporaneamente dopo il primo turno elettorale), proprio quelli che non sopportavano la tracotanza del tono elitario inaugurato dalla presidenza e infine coloro che non volevano ulteriori coinvolgimenti della Francia in Ucraina o deprecavano il tono belligerante di Macron, sono riusciti nel miracolo di resuscitare un cadavere politico. Queste però sono le contraddizioni delle mezze democrazie in cui ormai viviamo dove non è possibile fare scelte che intacchino il sistema e dove l’opinione pubblica è telecomandata dall’informazione.
Sempre di più appare chiaro che occorre uno choc esterno per spezzare l’incantesimo e che solo la nascente multipolarità potrà rimettere in gioco l’ideazione e l’azione politica liberando le forze che ora sono tenute nella gabbia delle illusioni e delle illusorie alternative.
PS: fai un contrattino a Capece Minutolo, Trav, e caccia un po’ di pennivendoli, a partire dai vertici.
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ilbanalissimus legittimamente aspira allo “choc esterno” (tipo?) ma dimentica, essendo banalissimus, che in Francia è andato a votare il POPOLO FRANCESE, e pure in massa. Niente poteri forti e altre amenità simili. Quelli semmai dicono la loro in Italia con la profusione di governi tecnici che abbiamo visto negli anni. Governi mai esistiti in Francia. IL POPOLO. Almeno ilbanalissimus ammette che Macron è risorto, a differenza di Travaglio che si sente nostradamus e non accetta che la realtà vada in modo differente dalle sue previsioni, o meglio, dai suoi desideri.
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Un GRAZIE alla Redazione di Infosannio……
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“… e la sinistra che perde sempre si consola con le vittorie altrui e s’illude di importarle ignorando le differenze”.
La sinistra sarebbe il PD? Perché se è così, allora io sono santa Maria Goretti.
“La seconda è che qui la pregiudiziale antifascista non funziona, altrimenti B. non avrebbe vinto nel ’94 coi missini di Fini (che peraltro si rivelò molto meno autoritario di lui)”.
Vero, e aggiungo che durante la campagna elettorale per le Politiche del 2018 la finta sinistra agitò lo spauracchio dell’onda nera ottenendo poi risultati deludenti. Va detto però che B. vinse le elezioni anche grazie alle tv e ai giornali (anomalia tutta italiana).
“Nel 2022, quando Letta lanciò l’allarme fascismo contro la Meloni, si scordò di opporgli un Cln con l’odiato Conte e rifiutò persino di far votare M5S in una ventina di collegi in bilico al Sud (sennò ora la Meloni non avrebbe la maggioranza al Senato)”.
Io non sono così sicuro che un’alleanza larga avrebbe battuto il centrodestra. Correndo insieme PD e M5S avrebbero perso voti (soprattutto il M5S) e il centrodestra avrebbe vinto ugualmente. Alleanza che comunque sarebbe stata impossibile, viste le divergenze su temi essenziali che c’erano allora e che permangono tuttora tra PD e M5S.
“… quando cadde B. nel 2011, non ci mandò alle urne, sennò il popolo bue avrebbe votato 5Stelle: allestì il governissimo Monti”.
No, avrebbe vinto il centrosinistra. E siccome poi avrebbe dovuto fare scelte impopolari, allora Bersani decise di appoggiare Monti insieme a Berlusconi. Lasciarono la patata bollente nelle mani del tecnocrate mandato dall’Europa e dalle banche. Ma la cosa non funzionò molto, visto che alle elezioni successive entrambi persero milioni di voti.
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Anch’io credo che un fronte unico PD-M5S avrebbe avuto come risultato una perdita di consensi al movimento e comunque la vittoria della Meloni, ma la vergogna di Letta sta nel non aver fatto votare M5S nei 20 collegi in bilico al sud, cioè adottare il meccanismo della desistenza….questo rende perfettamente l’ idea che per il PD il vero avversario non è stato ne’ Berlusconi ne’ la Meloni, ma il M5S, altrimenti su quei collegi avrebbe fatto come in Francia, invece pur di non far votare 5 stelle, ha regalato alla Meloni la maggioranza al senato! Sarà che il democristiano Letta è stato richiamato a fare il segretario appositamente per questo? E che la patriota gaudente di bacetti dal rincoglionito era esattamente il risultato auspicato?
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“Letta è stato richiamato a fare il segretario appositamente per questo? E che la patriota gaudente di bacetti dal rincoglionito era esattamente il risultato auspicato?”
Quello che ho subito pensato anch’io…
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Leggi elettorali costruite per difendere i loro privilegi.
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GRAZIE SDENTATI! (Hollande con le lacrime agli occhi ringrazia gli elettori).
E comunque ormai le uniche elezioni dove succede qualcosa sono quelle iraniane.
Per dire come siamo messi nelle democrazie reali (come le chiamava Pannella in uno degli ultimi lampi di lucidità del partito radicale, prima di diventare la brodaglia attuale).
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in Francia, in Francia c’è un solo partito, quello dei Rothschild, micron non è nient’altro che il burattino, pertanto meglio l’ accozzaglia di sinistra in disaccordo su tutto meno che sulla guerra alla Russia,
tutto cambia perché niente cambi,
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Dati alla mano risulta sfuggente questa “massiccia partecipazione dei francesi”, letta in diversi commenti e articoli “infosanniti”. Mi sembra che i dati definitivi parlino del 66,7% degli aventi diritto: partecipazione massiccia? Alle ultime politiche in Italia votò il il 63,9, dunque discrepanza irrisoria. La differenza è che prima i francesi disertavano le urne e nessuno ululava (ad esempio, nel 2012 primo turno votarono il 57% al secondo il 55, in Italia un anno dopo votò il 75,2%), da noi sembra una tragedia. In Francia nessuno ha mai dato colpe agli astenuti, qui il circo mediatico è #hastatoilpopulista. Che poi, quando alle urne si recava oltre l’80% e buona parte di elettori votavano il caro estintoRE o suoi amici… beh, andava bene, giusto? 🤔 Era meglio votare l’ex datore di lavoro di un mafioso che restare a casa e oggi è meglio votare chi con lui governò, anziché astenersi in quanto sfiduciati non dalla politica ma… dal ponte Morandi, dagli esodati, dall’invio armi in Ucraina, dalle posizioni ambigue che tutti tengono rispetto un valore fondamentale come dovrebbe essere la pace, dal caro prezzi, dagli stipendi (unico caso in Europa) che non aumentano, etc. Cambierà mai? Può darsi, ma così fosse, non credo proprio che potrà avvenire attraverso un “processo democratico”. Staremo a vedere.
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Andrea Zhok.
Dando un’occhiata comparativa ai risultati elettorali del Regno Unito e della Francia un dato salta agli occhi, ovvero la macroscopica differenza tra l’espressione della volontà popolare in termini di voti percentuali e la distribuzione di seggi (cioè di potere) nei rispettivi parlamenti.
Se guardiamo al Regno Unito (dove vige un sistema maggioritario uninominale) vediamo come il Labour Party, chiaro vincitore, sia stato votato da poco più di un terzo dei votanti (e, se proprio volessimo sottilizzare, visto che sono andati a votare il 60% degli aventi diritto, da un quinto dell’elettorato.) Con questa percentuale il Labour ottiene 407 seggi, cioè quasi i 2/3 dei posti in Parlamento.
Mettiamo in fila i risultati in UK:
Labour Party 34,2% dei voti –> 407 seggi
Tories 23,6% dei voti –> 115 seggi
Reform UK (Farage) 14,3% dei voti –> 4 seggi (cioè con 1/7 dei votanti ottiene 1/150 dei seggi).
Scottish National Party 2,4% –> 8 seggi
LibDem 12% –> 68 seggi
Verdi 6,8% –> 4 seggi
Gettiamo ora uno sguardo comparativo ai risultati in Francia, dove vige un sistema maggioritario uninominale a doppio turno. Qui la forza largamente più votata è stato il Rassemblement National di Marie Le Pen con il 37.05% , seguito dal Nouveau Front Populaire con il 25.95% e al terzo posto dal partito del presidente Macron, Ensemble con il 24.54%.
Tuttavia, pur avendo staccato gli altri due partiti di circa il 12%, il RN ottiene solo 143 seggi, 39 seggi meno del secondo arrivato e 25 seggi meno del terzo.
In sostanza, questo è l’esito elettorale in termini di distribuzione del potere:
Nouveau Front Populaire 25.95% –> 182 seggi
Ensemble (Macron) 24.54% —> 168 seggi
Rassemblement National 37.05% –> 143 seggi
Ora, io vedo oggi molta comprensibile soddisfazione a “sinistra” per questi esiti elettorali.
E personalmente, pur non ritenendomi da tempo un elettore “di sinistra”, apprezzo anch’io quantomeno il buon risultato di France Insoumise (Mélenchon) all’interno della coalizione di sinistra, partito che ha finora portato avanti un’agenda sociale all’interno ed un’agenda equilibrata sul piano della politica estera (cosa che non si può dire affatto per il laburista Keit Starmer).
Ma se solleviamo per un momento il naso dalle nostre inclinazioni, tifoserie e soddisfazioni personali, il dato principale manifestato da queste elezioni (accanto ad altre in Europa) è l’oramai strutturale divergenza tra espressione del voto popolare e distribuzione del potere.
Nel caso dei sistemi elettorali, che ci sono stati venduti in tutta Europa nel nome della “governabilità”, vediamo in modo macroscopico una immediata disconnessione tra l’espressione numerica dell’opinione pubblica e la rappresentanza parlamentare.
Ciò può avvenire a causa delle tecnicalità dei sistemi maggioritari e a causa di elevate soglie di sbarramento nei sistemi proporzionali (5% dei voti validi in Germania).
Ma può avvenire anche attraverso l’onerosità delle raccolte firme per accedere alla possibilità di essere votati.
Può avvenire per lo spostamento del finanziamento della politica dal finanziamento pubblico a quello privato, come avvenuto ovunque in Europa in questi anni (negli USA è sempre stato affare privato).
Può avvenire per i differenziali di rappresentanza politica nell’apparato mediatico.
Può avvenire per la delega dei poteri dei parlamenti nazionali ad entità sovranazionali che NON sono espressione del voto popolare (così la Commissione Europea; della Nato non parliamo neppure). Ecco, questo discorso mi richiama alla mente le parole del papa l’altro giorno a Trieste.
Il papa ha parlato a lungo della crisi
Di fatto è da mezzo secolo che oligarchie transanzionali, accomunate principalmente da un legame diretto con il potere finanziario, lavorano per la demolizione della rappresentanza democratica, demolizione arrivata oramai a livelli terminali. (…) E la battaglia è stata condotta innanzitutto sul piano culturale, spiegando passo passo, centimetro per centimetro, come tutto ciò che odorava anche lontanamente di democrazia reale andava espunto.
Sempre con una buona ragione, con un’ottimissima insuperabile ragione pompata obbedientemente dai giornali:
il sistema proporzionale è ingovernabilità;
il finanziamento pubblico alla politica è privilegio della casta;
l’attenzione ai bisogni popolari è populismo;
le preferenze elettorali sono corruzione;
il governo dei tecnici è l’espressione autentica del Paese, a prescindere dalle pinzillacchere del voto;
e lo vuole l’Europa;
e lo vuole la Nato;
e lo vogliono i mercati.
Pian pianino sono riusciti a convincere tutti che oligarchie finanziarie opache e imperscrutabili sono l’unica democrazia autentica.
Voglio perciò concludere, a titolo di memento, con una citazione dall’articolo sul Fascismo redatto da Gentile e Mussolini per l’Enciclopedia Italiana nel 1932:
“Il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più; ma è LA FORMA PIÙ SCHIETTA DI DEMOCRAZIA se il popolo è concepito, come dev’essere, qualitativamente e non quantitativamente, come l’idea più potente perché più morale, più coerente, più vera, che nel popolo SI ATTUA QUALE COSCIENZA E VOLONTÀ DI POCHI, ANZI DI UNO, e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti.”
Ecco, almeno i fascisti veri lo dicevano con stile.
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